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 2010  marzo 19 Venerdì calendario

SISTEMATA RCS, ORA IL RISCHIO SI SPOSTA A TRIESTE

Ieri si è decisa la partita Rcs. Si è conclusa sulla base di un accordo tra Giovanni Bazoli e Cesare Geronzi che accolgono le richieste di una serie di altri soci di accorciare il rapporto tra azionisti e società. Piergaetano Marchetti resta presidente e i soci seggono direttamente in consiglio di amministrazione della Quotidiani (vedi articolo in basso). Rcs suscita entusiasmi, aspettative e attenzioni. l’editoriale del Corriere della Sera, il più borghese dei giornali borghesi, che da sempre è oggetto contemporaneamente delle mire azionarie di chi aspira a partecipazioni di prestigio e interessi politici, capace di suscitare uguali diffidenze in Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, molto sensibile alle posizioni del quotidiano milanese. I soci entrati in cda della Quotidiani si vogliono assicurare più attenzione sui conti e anche uno sguardo sul Corriere in cui oggi convivono sensibilità diverse, da Claudio Magris a Ernesto Galli della Loggia e su cui insistono punti di vista differenti.
Secondo una schematizzazione mediatica si va da un orientamento bazolian-tremontiano a uno geronzian-lettiano fino al terzismo astensionista di Montezemolo, entrato in cda in rappresentanza della Fiat, secondo azionista sindacato del gruppo editoriale. Gli osservatori ritengono che sul breve questa stabilizzazione servirà, anche nella competizione con Repubblica che ha il vantaggio di avere un azionista unico. Sul medio termine invece bisognerà capire in che modo l’industria editoriale italiana uscirà dalla ristrutturazione che la crisi economica generale ha reso più stringente.
Oggi sarà una giornata importante per l’altro capitolo del risiko, Generali. In mattinata c’è comitato esecutivo di Mediobanca, primo azionista di Trieste. Ci sarà anche Vincent Bollorè, capo dei soci francesi, e potrebbe essere fissata la convocazione di un comitato nomine per la prossima settimana. Ma mentre si guarda all’orizzonte di Generali, all’ipotesi Geronzi alla presidenza del gruppo assicurativo e alle conseguenze immediate che avrebbe sulla banca d’affari milanese (la presidenza potrebbe toccare a Renato Pagliaro), di sicuro in questa settimana c’è stato il rafforzamento di due soggetti in ascesa, la fondazione Crt e il suo dominus Fabrizio Palenzona. La fondazione Crt, assieme a una holding nordestina, la Ferak, compra un pezzo della quota di Unicredit in Generali, raddoppiando la sua presenza nel grande gioco verso Trieste: con il 3,7 per cento circa è uno degli azionisti di peso di Unicredit (a sua volta azionista di riferimento di Mediobanca, a sua volta primo azionista di Generali), e adesso ha anche una quota 2,26 per cento di Generali in pancia a una società veicolo costituita insieme a un raggruppamento di imprenditori capeggiati dalla famiglia Amenduni. Palenzona è in buona sia con Mediobanca sia con l’area azionaria dei privati di cui Caltagirone è il più liquido. Ferak è in rapporti eccellenti con il managment di Trieste a partire da Giovanni Perissinotto. Il ruolo di Palenzona si farà sentire, nella partita Mediobanca-Generali su cui si esercitano le tensioni dei giocatori in campo e le attenzioni di analisti, investitori e osservatori finanziari anche internazionali: il numero in edicola oggi dell’Economist proprio sulle vicende dell’asse Milano-Trieste torna ad attaccare il sistema economico di relazioni che orienta l’andamento del risiko italiano.
Ma accanto al ruolo personale di Palenzona è interessante il ruolo della fondazione Crt, perché va valutato anche rispetto all’altra fondazione torinese, la Compagnia Sanpaolo, azionista di peso di Intesa Sanpaolo, in pieno attivismo da alcuni mesi. Vuole più spazio a Milano, rivendica più margini, più ruolo, più posizioni. Così il blitz di Crt su Unicredit, che ha avuto un silenzioso lavoro preparatorio di poco più di un mese, ha sorpreso molti, ma soprattutto un pezzo dei poteri torinesi, delusi per l’azione del capo della Compagnia Angelo Benessia. Benessia – uno dei soggetti più coinvolti dall’esito delle regionali per via del rafforzamento della Lega Nord nei pesi locali - ha avuto un momento di tensione con il sindaco Chiamparino, suo azionista, per come ha gestito negli ultimi mesi il rapporto con i vertici di Intesa Sanpaolo, ed è un po’ in frizione anche con la Exor della famiglia Agnelli, a causa della vicenda Fideuram, la società di gestione del risparmio che Exor avrebbe voluto comprare da Intesa. Tra l’altro proprio dal fronte Exor viene un’altra delle novità di questi giorni: con la decisione dei giudici torinesi di respingere il ricorso di Margherita Agnelli sull’eredità di suo padre, Exor si prepara più serenamente all’investor day del 21 di aprile, da cui dovrebbero arrivare grandi novità sul futuro industriale e societario di Fiat.
Le mosse della Compagnia Sanpaolo sono importanti perché avranno un peso nell’organigramma del futuro consiglio di gestione di Intesa, dove Benessia vorrebbe un altro presidente al posto di Enrico Salza. Uno dei possibili candidati è Domenico Siniscalco, che intanto stamane dovrebbe diventare il nuovo presidente di Assogestioni.