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 2010  marzo 19 Venerdì calendario

QUEL FOGLIO CENSORE


Della Porta Raffo sulla cancellazione nel dvd della sua rubrica

Ferrara? Usa metodi da comunista
Da un pignolo che si era inventato la rubrica Pignolerie, in effetti, non ci si poteva aspettare altro. Mauro della Porta Raffo (66 anni), fustigatore degli errori dei giornalisti, è arrabbiato con Giuliano Ferrara perché «nel dvd che raccoglie tutti gli articoli dei primi 14 anni del Foglio e che è attualmente in vendita in edicola, non compare mai il mio nome, né alcuno dei miei 700 articoli che ho prodotto per quel quotidiano dal 1996 all’agosto 2009».
Della Porta Raffo ha provveduto ad avvertire, via mail, sia Ferrara, sia Daniele Bellasio, ma, a tutto ieri, non ha ricevuto nessuna risposta: «D’altronde», dice della Porta Raffo, «Ferrara è un comunista. E il suo comportamento è tipico dell’Unione Sovietica, dove, quando uno cadeva in disgrazia, veniva dimenticato, spariva ogni ricordo, cancellando pure la sua faccia dalle foto».

Domanda. Ma cosa è successo con Ferrara? Avete litigato?

Risposta. No. Io ho collaborato al Foglio dal settembre del 1996. La scorsa estate, in agosto, mi sono reso conto che ormai le mie Pignolerie venivano pubblicate a fatica, sporadicamente. Mi sono stufato e ho scritto a Ferrara dicendo di lasciare stare, che ero stanco di fare il tappabuchi, e che non avrei più collaborato con lui. Da allora, non ho più sentito nessuno.

D. Il suo vero nome è Mauro Maria Romano della Porta Rodiani Carrara Raffo Di Casa Savelli. Una sequenza notevole che mi fa pensare che lei non abbia mai avuto bisogno di lavorare veramente...

R. Ho tutti i titoli nobiliari, è vero. Ma servirebbero solo con la monarchia. In realtà, ho fatto per lungo tempo il giocatore d’azzardo, in maniera professionale.

D. Beh, ma non lo chiamerà mica lavoro...

R. Invece mi consentiva di avere uno stipendio sicuro. L’importante è avere grande memoria e non giocare contro il banco. Devi giocare contro altri giocatori, e, alla lunga, la fortuna diventa meno importante e conta la capacità. Io giocavo spesso a pinella. Il poker, invece, non lo sopporto, non accetto l’idea del bluff. Ora ho venduto a una tv americana l’opzione per una serie di telefilm sul gioco d’azzardo degli anni 70. E sto scrivendo le storie.

D. Torniamo a Ferrara. Come giudica il suo comportamento?

R. Inqualificabile. Il Foglio è nato come operazione d’élite, snobistica. E le pignolerie andavano bene. Poi Ferrara ha avuto una svolta mistica, il flop della sua lista alle elezioni è stata una cosa terribile per lui.

D. Come ha iniziato al Foglio?

R. Ho sempre letto tanti giornali, constatando che, in genere, quelli che scrivono non sanno nulla di quello che scrivono.

D. Un mestiere difficile, quello del giornalista, che non può essere esperto di tutto...

R. E io scrivevo lettere ai giornali, correggendo gli errori. Ovviamente, non me le pubblicavano mai. All’epoca aprivano molti nuovi quotidiani, che poi chiudevano dopo pochi mesi. A inizio ’96 credevo che Il Foglio sarebbe stato uno di quelli, ho iniziato a comprarlo per fare la collezione completa, tanto avrebbe chiuso di lì a poco. E ho mandato a Ferrara, che non conoscevo, delle lettere per correggere le corrispondenze di Mauro Lucentini dagli Stati Uniti, che erano piene di errori.

D. E cosa accadde?

R. Lui me le pubblicò come articoli, non nella rubrica delle lettere. Poi, però, in estate, non pubblicò più nulla. Io mi arrabbiai e scrissi un lungo fax, che concludevo con queste parole: «Caro Ferrara, io ritengo che per lei vadano bene le parole di Oscar Wilde: i giornalisti, con la loro ignoranza, ci tengono in contatto con l’ignoranza della comunità». Lui pubblicò tutto sul Foglio, aggiungendo in fondo, di suo pugno: «Lei merita una rubrica. Ci sta?». Dal settembre 1996 sono iniziate le Pignolerie, la rubrica più importante, che ha dato lustro al Foglio, e che ora è cancellata sul dvd e su internet.

D. Qual è il giornale che fa più strafalcioni?

R. Io leggo sei-sette quotidiani al giorno. I migliori, qualitativamente, sono Il Corriere della Sera e La Stampa. Il Corriere è il più completo, il più ricco, quindi anche quello con più errori. Proprio per questo, ho aperto una sottoscrizione sul mio sito internet per fare una colletta, comprare il Corriere della Sera e chiuderlo. Lo farei per dare una lezione a tutti, chiuderne uno per educarne cento.

D. E i giornalisti che scrivono più castronerie?

R. Beh, morto Enzo Biagi, al primo posto metto Eugenio Scalfari, che non sa niente e pontifica su tutto. Poi Vittorio Zucconi e Paolo Valentino, che vivono inutilmente negli Stati Uniti da tanto tempo. Io sono il più grande americanista in Italia.

D. Lei nella vita si è dato un obiettivo poco modesto: sapere tutto. A che punto siamo?

R. Beh, di scienza non so quasi niente. Sono preparato in letteratura, storia, cinema, istituzioni. Ma ho fatto un calcolo: per sapere veramente tutto in questi settori dovrei vivere 450 anni. E non so se ce la faccio.