Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 20 Sabato calendario

SPUNTA UN NUOVO TESORO DI MOKBEL

De Chirico, Capogrossi, Tamburi, Schifano, Borghese, Palma, Clerici e Messina, sono solo alcuni degli autori dei dipinti, serigrafie, litografie e delle decine di sculture di importanti artisti contemporanei e moderni sequestrati ieri dai carabinieri del Ros in quattro gallerie, nel centro di Roma e nei quartieri Parioli e Fleming. Le opere d’arte sono la seconda e probabilmente non ultima parte del tesoro di Gennaro Mokbel, l’imprenditore romano ritenuto la figura chiave intorno a cui, secondo gli inquirenti, ruotava l’associazione per delinquere dedita alla frode e al riciclaggio che coinvolge anche gli ex manager di Fastweb edi Telecom Italia Sparkle . Una forma di investimento per fare rientrare in Italia gli ingenti proventi illeciti maturati. I beni sequestrati, su disposizione del procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, hanno un valore stimato in circa 30 milioni di euro e sono stati affidati per una perizia precisa agli esperti del Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri.
Sempre ieri, sono state rese note le motivazioni del rigetto, da parte del giudice per le indagini preliminari Aldo Morgigni, dell’istanza di scarcerazione presentata dai legali del fondatore di Fastweb, Silvio Scaglia. «Scaglia traeva diretto vantaggio dai proventi illeciti realizzati dalla società », questa sembra essere la convinzione alla base della decisione.
«Ha reso dichiarazioni mendaci limitandosi- in sostanza- ad affermare di avere solo un ruolo formale in Fastweb, in palese contrasto con la sua qualità di socio proprietario di ingenti percentuali di azioni ( fino al 30%) e di amministratore della società, con la conseguenza che le principali scelte- incluse quelle delittuose- erano a lui ascrivibili in fatto e diritto», scrive Morgigni citando la versione dei fatti data da Bruno Zito negli interrogatori, secondo cui Scaglia e gli amministratori della società di telecomunicazioni avevano un controllo diretto, effettivo e costante sulle operazioni di Fastweb, «al punto che i dirigenti erano sostanzialmente costretti a conseguire gli obiettivi commerciali artificiosamente creati con Focarelli (e con l’evidente consenso ed interesse economico diretto dello Scaglia)». I dirigenti della società che «avevano posto in essere le operazioni delittuose avevano incrementato la loro posizione », dopoche il fondatore aveva dismesso la sua partecipazione azionaria e restava comunque membro del Cda, «venendo sospesi solo dopo l’applicazione della misura cautelare ». Il gip fa poi notare alcune coincidenze sospette, quali l’avere Scaglia eletto come residenza Londra «dove avevano sede alcune delle società utilizzate per la triangolazione» della frode carosello, e dove vivevano «i soggetti di nazionalità britannica impiegati come prestanome » e il possedere un conto corrente a Hong Kong, luogo dove, secondo le ammissioni di Laurenti, sono transitati circa 40 milioni di euro, provento di operazioni di riciclaggio da parte di Zito, Crudele, Focarelli e Laurenti. Il gip afferma che i viaggi in Cina di Scaglia sono caratterizzati dalla brevità, un paio di giorni al massimo, e dalla totale assenza di attività commerciali compiute. Non sarebbero quindi, secondo Morgigni, collegabili all’attività di acquisto di diritti d’autore di opere musicali cinesi della Sms Finance, società lussemburghese di cui Scaglia è proprietario al 51%. Morgigni desume quindi che il fondatore di Fastweb «ricavava un primario, personale, elevatissimo e diretto interesse economico dalle false operazioni commerciali, attuate per sua evidente disposizione, residente nel luogo da cui partiva l’operazione (Londra),che disponeva di almeno un conto corrente in Hong Kong (dove terminava l’operazione di riciclaggio)». Altre incongruenze nelle dichiarazioni di Scaglia, puntualizzate nell’ordinanza, sono relative alla concessione del prestito da 100 milioni di euro da parte di UniCredit, «nonostante Fastweb fosse in perdita».Sostanzialmente,secondo il gip, «la liquidità ottenuta si fondava proprio sulle operazioni illecite che avevano generato fittizi crediti fiscali convertiti in finanziamenti concessi da UniCredit Factoring con un’operazione del tutto anomala e contraria a qualunque principio di corretta contabilità ».Ciò,secondo gli iquirenti, dimostrerebbe il «diretto provento economico ricavato» da Scaglia «dalle condotte delittuose dell’associazione per delinquere ». A proposito della vicenda UniCredit, Fastweb fa notare, che è in grado di dimostrare in sede giudiziale che i finanziamenti non sono stati ottenuti a fronte di falsi crediti Iva, mentre i difensori di Scaglia, Piermaria Corso e Antonio Fiorella, affermano che «si tratta di un credito personale e documentato, che non ha nulla a che vedere con i rapporti UnicreditFastweb». Per i legali, poi, il fatto che il loro assistito sia residente a Londra non ha nessun rilievo processuale.
L’udienza in cui si discuterà dell’eventuale commissariamento di Telecom Italia Sparkle e di Fastweb, si terrà il 7 aprile.