ELENA LISA, La Stampa 20/3/2010, pagina 19, 20 marzo 2010
L’ORRORE DELLE MAMMANE
Volantini come tanti, in un magazzino nel centro di Rovigo dove lavorano stranieri di origine cinese. Sui muri, fogli scritti con gli ideogrammi reclamizzano un centro estetico alla moda dove si colorano i capelli e si dipingono unghie. Mischiati a questi, altri stampati in cui si consiglia di rivolgersi al «dottor Hu», se non ci si sente troppo bene o si vuole abortire.
stato trovata così, durante un controllo della Polizia, la pista che ha portato alla scoperta dell’ennesimo centro clandestino per le interruzioni di gravidanza. Il mese scorso era toccato a Milano, dov’era stato smascherato un «ambulatorio itinerante». Per sfuggire ai controlli, cinque persone avevano trasferito una «clinica degli orrori» da via Paolo Sarpi, nel cuore di Chinatown, a Quarto Oggiaro, in periferia. Una stanza sporca e fatiscente, con i ferri per il raschiamento arrugginiti e disinfettati con il fuoco e le cannule incrostate per sciacquare l’utero.
Le clienti, donne al bivio costrette a una scelta dolorosa, sono una minima parte della cifra (approssimativa) che fotografa il fenomeno degli aborti clandestini in Italia: 20 mila ogni anno. Immigrate, regolari e irregolari, e italiane, maggiorenni e minorenni, si rivolgono a «mammane» o se la sbrigano da sole, nonostante la legge 194 non costringa più a interventi in cui non si tuteli la salute.
«Una legge fondamentale - dice Giorgio Vittori, presidente della Sigo, società italiana di ginecologia e ostetricia - che ha ridotto drasticamente le operazioni clandestine, ma dalla quale evidentemente non tutte le donne si sentono garantite. Negli ospedali e negli ambulatori servirebbero iniziative, ”percorsi rosa”, per informare chi si sente smarrita e cerca per questo soluzioni alternative alla 194». Come gli aborti in cliniche abusive o provocati dalla somministrazione massiccia di Cytotec, il farmaco antiulcera che crea forti contrazioni e produce emorragie devastanti. Oppure acquisti illegali della Ru486, la nuova pillola abortiva, già al centro di un fiorente mercato clandestino su internet. Oppure ancora aborti compiuti dopo viaggi all’estero, in Francia e in Svizzera, dove è possibile comprare la pillola senza contravvenire alla legge. Viaggio che tutto compreso costa circa 500 euro.
Donne confuse che non hanno via d’uscita. O non la vedono. E che certamente non scelgono la sanità nazionale. Come quelle che chiamano il centro «Vita di Donna», una onlus che aiuta chi è in difficoltà. Spiega Gabriella Pacini, ostetrica volontaria: «Sgomberiamo subito il campo da equivoci. Ci chiama chi ha un computer e conosce il nostro sito. Quindi parlo di italiane. Ci chiedono come sia possibile superare la legge e procedere con le interruzioni clandestine. Sono donne che hanno oltrepassato i tre mesi di gestazione, che si scontrano con liste troppo lunghe negli ospedali. Oppure minorenni che non vogliono dire nulla ai genitori e preferiscono scorciatoie. Informazioni che noi, ovviamente, non diamo».
E sono proprio le gravidanze tra giovani donne a costituire un problema di massima urgenza. In Italia il numero di parti non è diminuito: sono circa diecimila all’anno. Un dato in controtendenza se si pensa che, nel nostro Paese, le nascite si sono notevolmente ridotte e l’età delle mamme al primo figlio si è spostata molto più in là, attorno ai 35 anni. «Una questione grave - dice Giampiero Avruscio, direttore della struttura complessa Asl di Padova - che va affrontata con la stessa forza con cui si deve guardare ai medici anti-abortisti. In Italia sono il 72 per cento, e solo quattro ospedali su dieci riescono ad assicurare a ogni turno un équipe per le interruzioni di gravidanza. Nei periodi di ferie, siamo costretti a chiamare medici ”gettonisti” da altri ospedali del Veneto». E così le liste d’attesa si allungano ben oltre i sette giorni «meditativi» che, per legge, bisogna attendere prima di procedere con l’aborto.
«Una situazione assai critica per le straniere - dice Stefano della Valle, volontario al Naga, associazione che si occupa dei diritti degli immigrati - Anche se sono informate sulla 194, agli ospedali non si avvicinano per il terrore di essere denunciate. Hanno paura tutte, anche quelle regolari che non hanno niente da temere: in Italia, il clima è da caccia alle streghe».