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 2010  marzo 20 Sabato calendario

«IL MASSACRO DI SREBRENICA? C’ERANO TROPPI SOLDATI GAY»

Ci si può incaponire per ore nel tentativo di trovare una prova, anche solo un indizio che possa suffragare la tesi di Sheehan. Invano. Il nesso continua a sfuggire. Non per l’autore, John Sheehan, un ex comandante delle forze Nato, americano, in congedo dal 1996. Lui è sicuro del legame causa-effetto che portò alla strage di Srebrenica, quando, nel luglio 1995, le milizie serbo bosniache massacrarono 7.800 civili musulmani. Ecco la spiegazione: la strage avvenne per colpa anche dei soldati omosessuali; per la precisione dei gay e delle lesbiche presenti nelle file dei 600 caschi blu olandesi dispiegati a difesa della città bosniaca.
La bizzarra conclusione è stata rilasciata durante un’audizione del Senato Usa, impegnato in questi giorni a legiferare sulla possibilità dei soldati gay di dichiarare apertamente la propria omosessualità. Una proposta vista come fumo negli occhi da Sheehan. Il quale ricorre alla storia: «Il crollo dell’Urss ha spinto gli eserciti europei, incluso l’olandese, a credere che non ci fosse più bisogno di persone dalla forte capacità di combattimento.
Quindi hanno cominciato ad allargare le maglie del reclutamento, ammettendo anche i gay dichiarati». L’inedita tesi, basata sull’idea preconcetta secondo cui ai gay mancherebbe la «forte capacità di combattimento», non ha alcun supporto scientifico. Ma sembra che per Sheehan abbia il valore di un assioma. Da cui sgorga un audace sillogismo: i soldati gay non sono coraggiosi, a Srebrenica l’esercito olandese ne contava parecchi, quindi non era preparato per difenderla. «Il caso a cui mi riferisco - ha precisato Sheehan - è quando ai soldati olandesi fu chiesto di difendere Srebrenica dai serbi. Il battaglione era indebolito. I serbi hanno ammanettato i caschi blu, hanno cacciato i musulmani dalla città e li hanno giustiziati». «I leader olandesi le dissero che ciò avvenne perché vi erano soldati gay?», gli chiede Carl Levin, presidente della commissione del Senato per le forze armate: «Sì me lo dissero. Riconobbero che questo era una parte del problema », risponde Sheehan, precisando che fu l’allora capo di stato maggiore dell’esercito olandese, Henk van den Breemen, a confidarglielo. «Una grande sciocchezza », ha ribattuto Breemen.
Immediate le reazioni di condanna: «Vorrei ricordare con orgoglio- ha risposto l’ambasciatore olandese a Washington, Renee Jones Bos - il contributo che gay e lesbiche danno da decenni alle nostre forze armate distinguendosi in tanti teatri di guerra, e oggi in Afghanistan. La missione olandese a Srebrenica è stata studiata e valutata da molti rapporti a livello nazionale e internazionale. Non è mai stata individuata alcuna relazione tra la strage dei musulmani e la presenza di soldati gay». Più dura la replica del premier olandese, Jan Peter Balkenende: «Una dichiarazione scandalosa e oltraggiosa».