Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 25 Giovedì calendario

ATTENTI ALLA BALENA VERDE


Verdi e vincenti. Un po’ come la Dc per l’ampia trasversalità dei consensi, un po’ come il Pci per l’appassionata militanza. Ma a nessuno sarebbe mai venuto in mente di insediare a Botteghe Oscure o a piazza del Gesù un asilo nido per i figli dei dipendenti e degli abitanti della zona. L’asilo degli «orsetti padani» sta invece in via Bellerio a Milano, proprio nel quartier generale della Lega nord. una delle tante facce del Carroccio, la Balena verde della Seconda repubblica (parafrasando l’espressione coniata da Giampaolo Pansa, che chiamò Balena bianca la Dc). Il partito che mette in lista operai e imprenditori, che tessera commesse e ingegneri. Che fino a non molto tempo fa sbeffeggiava il tricolore e ora tesse le lodi del capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Il comunista elegante» lo ha elogiato il quotidiano La Padania. Forse il giornale più femminista d’Italia quanto a carriere interne: solo donne nell’ufficio centrale dei redattori capo. Sono Cristina Malaguti e Stefania Piazzo. Gli altri colleghi maschi hanno gradi più bassi. Tanto che Umberto Bossi ha il vezzo di scherzare così con il direttore responsabile Leonardo Boriani: «Che combini te e le tue ragazze?».

La Balena verde solca pacifica i mari agitati della politica italiana. «La Lega sa quando è il momento di urlare e quando è il momento di unire»: spiega così le metamorfosi del Carroccio Manuela Dal Lago, vicepresidente dei deputati. I sondaggi danno la Balena verde sempre più su e la presentano come la vera vincitrice delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Dalle quali dovrebbe uscire con in mano le chiavi del Nord, a cominciare dal Veneto dove il Pdl si sente già sorpassato. Difficile resistere a una potenza di fuoco che unisce pragmatico sindacalismo del territorio e passione della militanza.

Impiegato dell’ospedale di Monza, Gigi Aurelio è il prototipo del militante leghista. orgoglioso delle sue prodezze nei gazebo: «Con la faccia di tolla sono riuscito a farmi dare 10 euro solo per un adesivo! Ma ho piazzato anche accendini, penne, portachiavi, pochette con l’autografo di Bossi, bandane, braccialetti di plastica, che vanno alla grande tra i giovanissimi anche a 20-30 euro l’uno. Con questi soldi le nostre sezioni si autofinanziano».

Aurelio una volta, per correre a dare una mano al servizio d’ordine del gran capo, mollò di colpo la fidanzata. Lui lo spiegò così: «Ebbene sì, a una bella gnocca io preferisco sempre il capo». Bossi gli replicò: «Ti te se’matt» (sei matto). Aurelio è uno dei 3 mila attacchini della Lega. Dopo le 10 di sera si esce dalle sezioni e si va armati di secchio e colla ad affiggere manifesti. Tutti senza il volto del candidato consigliere regionale. C’è solo il nome. Ferrea regola bossiana.

Ad attacchinare però vanno tutti: militanti semplici ma anche sindaci. Come quello di Cassano Magnago (Varese), dove è nato il Senatùr, Aldo Morniroli. Che se ne vanta: «Gli altri partiti ormai appaltano a società esterne. Noi no, ci divertiamo di più e alla fine andiamo tutti a mangiare una pizza». E magari in pizzeria si fanno anche nuovi adepti. Ma entrare nella Lega non è facilissimo. Spiega Gianfranco Salmoiraghi, capo dell’organizzazione: «C’è un aumento esponenziale degli iscritti. Per questo ora anziché 6 mesi bisogna aspettare un anno per fare il salto dalla tessera di sostenitore a quella di militante».

Boom anche delle sedi. L’ultima è stata aperta il 13 marzo a Milano dal vicegovernatore in pectore della Lombardia, Andrea Gibelli, il primo leghista destinato ad affiancare al Pirellone Roberto Formigoni. E che secondo i disegni bossiani tra 5 anni potrebbe anzi sostituirlo. Gibelli ha issato la bandiera con il sole delle Alpi in via Padova, nella tana del lupo, teatro degli scontri violenti tra immigrati. Racconta: «In un’ora ho fatto 30 tesserati: uno ogni due minuti. Proletari e borghesi. Sono venuti anche dai quartieri ricchi a chiederci di fermare il degrado». Si chiama progetto Harlem la proposta che Gibelli lancerà da vicegovernatore: «Dobbiamo fare quello che gli americani hanno fatto per Harlem trasformandola da ghetto in una delle zone più cool di Manhattan».

Trasversalissime le liste del Carroccio in Veneto a sostegno del candidato governatore Luca Zaia. Il segretario veneziano del Carroccio Corrado Callegari ha messo uno accanto all’altro un operaio dell’Alcoa, un primario ospedaliero e un imprenditore gran patron delle regate a remi. I big del settore tessile del Nord-Est scrutano con grande curiosità la Balena verde. Uno di loro ha convocato in gran segreto il capogruppo leghista alla regione Roberto Ciambetti per capire dove i «barbari» vincenti vogliono arrivare. Nelle Marche, invece, Enrico Bracalente, fondatore del marchio calzaturiero Nero Giardini, strizza l’occhio alla Lega. A convincerlo, la legge a difesa del made in Italy tenacemente voluta dal vicepresidente dei deputati leghisti Marco Reguzzoni. Che si è alleato con il parlamentare del Pdl Santo Versace.

In Piemonte, intanto, il candidato governatore Roberto Cota, presidente dei deputati del Carroccio, dopo le tute blu (inaugurò la prima sezione leghista a Mirafiori) sta mietendo successi anche tra i camici bianchi. Ne ha fatti iscrivere tantissimi all’associazione medici padani. E anche il mondo dell’auto guarda a lui con interesse: big del settore come Giorgetto Giugiaro e Gianmario Rossignolo hanno accolto con piacere la proposta di far tornare a Torino il salone dell’automobile. L’imperativo categorico dato a Cota dal ministro della Semplificazione e coordinatore delle segreterie del Carroccio Roberto Calderoli è: «Va’ e distruggi la Bresso».

Calderoli a Panorama spiega le metamorfosi della Balena verde, parola che però a lui fa venire l’orticaria: «Preferisco parlare di quell’animale strano che è la Lega nord». Prosegue: «Stiamo salendo nei consensi anche tra la borghesia. Questo anno e mezzo di governo ci ha sdoganati in ambienti che ci guardavano con diffidenza. Ma è a sinistra, tra gli ex Pci, che prenderemo tantissimi voti». Calderoli fa un esempio: «Ad Acqui Terme mi ha avvicinato un’ex iscritta alla Cgil dicendomi: voto per voi perché siete l’unico partito che fa politica in mezzo alla gente. La Lega viene vista fuori dalle liti del Palazzo. Prima ci vedevano come un motivo di rottura, ora come un fattore di equilibrio».

La Lega è ormai addomesticata? «Tutt’altro. La gente premia la nostra coerenza, il fatto che riusciamo a ottenere risultati senza gridare come una volta. Abbiamo superato i recinti delle classi e degli schieramenti ideologici. Per questo guarda a noi con interesse anche chi è schifato dalla politica. Noi non ci siamo fatti conquistare dal Palazzo». Calderoli giura: «In 20 anni non sono mai andato a un cena romana. Certi inviti li ho sempre visti come le sirene di Ulisse: mi sono fatto legare all’albero della nave». Sintetizza: «Noi raccogliamo sul territorio le richieste che, filtrate anzitutto da Bossi, dal giorno dopo vengono messe in agenda».

Un complimento a sorpresa arriva alla Lega da Stefania Craxi, deputata del Pdl e sottosegretario agli Esteri: «La Lega è l’unico partito organizzato come quelli di una volta. presente sul territorio, ha capacità di selezione della classe dirigente, è un partito gerarchico come i partiti devono essere». Anche se, osserva, «non ha ancora una visione globale, è un partito divisivo. Ma credo che il Pdl abbia molto da imparare da chi è così capace di rappresentare interessi e passioni».

Suo padre Bettino fu l’unico che andò a sfidare la Lega sul sacro prato di Pontida. Chissà se già da allora immaginava che sarebbe diventata la Balena verde.