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 2010  marzo 19 Venerdì calendario

«ALLARME FONDATO, IL GOVERNO SAR PUNITO» INTERVISTA A LUCA RICOLFI



Allarme astensionismo a destra. Silvio Berlusconi non nasconde la preoccupazione e chiama alle armi i suoi per compattare l’elettorato. Ma l’appello al voto come «referendum su di lui» sembra destinato «a funzionare sempre meno», secondo Luca Ricolfi, sociologo, docente di Analisi dei dati presso l’Università di Torino, fondatore e direttore della rivista italiana di analisi elettorale Polena.
Allarme astensionismo a destra. Silvio Berlusconi non nasconde la preoccupazione e chiama alle armi i suoi per compattare l’elettorato. Ma l’appello al voto come «referendum su di lui» sembra destinato «a funzionare sempre meno», secondo Luca Ricolfi, sociologo, docente di Analisi dei dati presso l’Università di Torino, fondatore e direttore della rivista italiana di analisi elettorale Polena.

Professore, quanto è fondato l’allarme astensionismo che ha lanciato il premier?
Più che fondato, direi.

Quali le cause: il ”pasticcio” delle liste, le inchieste giudiziarie, uno scontento per l’attività di governo?
Tutti e tre i tipi di cause sono importanti, però ce n’è una quarta che, secondo me, le sovrasta tutte: le elezioni di second’ordine collocate a metà legislatura sono quasi sempre sfavorevoli ai governi. Se poi il governo in carica ci mette del suo infilando un errore dietro l’altro (le liste, ma anche la litigiosità interna) la situazione può diventare decisamente difficile.

Si può tracciare un identikit dell’elettore che si asterrà il 28 e 29 marzo? Si tratta dello zoccolo duro del berlusconismo o piuttosto dell’elettorato più marginale? L’astensione riguarderà più il centro o la destra?
Mi sembra più probabile che l’astensione tocchi elettori marginali, relativamente lontani dalla politica. Il clima di rissa mobilita gli ”zoccoli duri” dei due schieramenti e lascia attoniti i cittadini normali. Penso che una piccola minoranza degli attoniti si rifugerà nel voto all’Udc di Casini, ma molti di più preferiranno stare a casa o annullare la scheda.

Crede sia possibile per il premier recuperare negli ultimi 10 giorni di campagna elettorale? Ritiene che possa funzionare ancora una volta la chiamata al «referendum su di lui», come lo definiva ieri in un editoriale Vittorio Feltri?
Magari mi sbaglio, ma la mia impressione è che la chiamata al «referendum su Berlusconi» sia destinata a funzionare sempre di meno.

Come si è manifestato nei 15 anni della seconda Repubblica il fenomeno dell’astensionismo? Chi ha interessato? Ritiene che in questa occasione si presenti al centrodestra con intensità o caratteristiche inedite?
L’astensionismo classico coinvolgeva soprattutto gli elettori marginali, qualunquisti, poco interessati alla politica. Da un paio di decenni, tuttavia, accanto a questo astensionismo ”storico” si è andato formando e consolidando un tipo di astensionismo nuovo, di tipo politico, o di protesta. Persone che non andavano a votare non già perché lontane dalla politica ma, semmai, perché troppo coinvolte nella politica. Cittadini disgustati dai partiti, ma anche cittadini così politicizzati da trovare troppo moderata l’offerta politica disponibile. Questo secondo tipo di astensionismo finora ha danneggiato prevalentemente la sinistra, che una parte degli elettori percepisce come troppo moderata, timida, opportunista, compromessa con l’avversario: tipico, al riguardo, il ritiro del consenso ai governi dell’Ulivo nel 2001.

Ritiene si tratti di una disaffezione temporanea, legata alla natura della consultazione amministrativa, o strutturale? Può tradursi in una perdita per Berlusconi della sua tradizionale forza elettorale anche alle prossime politiche?
L’aumento dell’astensionismo è una tendenza strutturale dell’Italia come di altre numerose democrazie. Sulle prossime politiche, previste per il 2013, penso che Berlusconi, ammesso che si ripresenti (cosa di cui dubito), potrebbe vincerle soltanto in presenza di errori strategici delle opposizioni. Però questa mia valutazione è basata su una previsione tutta da verificare: letta e studiata la legge 42/2009 sul federalismo fiscale, mi sono fatto l’idea che funzionerà poco e male, e che quindi a fine legislatura il centrodestra non sarà in grado di esibire dei risultati apprezzabili.

La Lega, con Umberto Bossi, non ha risparmiato critiche ai colleghi del centrodestra, pur continuando a professarsi un alleato fedele. Quanto potrà lucrare sulla disaffezione degli elettori del Pdl?
A occhio direi che la Lega potrebbe sottrarre al Pdl almeno mezzo milione di voti. La Lega attira perché ha un tasso di corruzione relativamente basso, ma soprattutto perché è un’organizzazione politica seria. Meglio: è l’ultimo partito rimasto sulla piazza, gli altri o sono dei comitati elettorali o sono poco più che dei circoli.

Il Partito democratico, dall’altro lato, sembra non riuscire a intercettare gli scontenti del centrodestra. C’è qualcosa che potrebbe fare per recuperare?
No, non c’è niente da fare. Per attirare voti il Pd dovrebbe fare una rivoluzione mentale, ma nessuno dei suoi dirigenti ci pensa minimamente.

Quanto è fondato il pericolo che si ripeta in Italia quanto successo la scorsa settimana in Francia?
Abbastanza fondato, direi. Anche per colpa dell’informazione. Fra una settimana si va a votare per eleggere i governi regionali, che devono occuparsi soprattutto di sanità, assistenza, turismo: le sembra normale che da settimane e settimane di tutto si parli, tranne di ciò su cui andremo a votare?