Varie, 20 marzo 2010
ZILLI
ZILLI Nina (Maria Chiara Fraschetta) Piacenza 2 febbraio 1983. Cantautrice • «[...] una simpatica, sinuosa stangona la cui voce echeggia nelle radio e in mille cinema per Mine vaganti di Ozpetek, persa dentro 50 mila lacrime rigorosamente autobiografiche: ”Non ritornare / Non ti voltare / Non vorrei mi vedessi cadere”, canta con la voce che profuma di amore per la Motown e per altri antichi sfizi musicali come i Temptation, raramente in transito nelle teste giovanili [...] è un prototipo e una speranza se proprio si decidesse di essere ottimisti: è l’esempio di una ragazza di provincia [...] che era un anno avanti a scuola e che, pur avendo studiato pianoforte al Conservatorio, pur essendosi laureata in Relazioni pubbliche, è riuscita ugualmente a entrare nel mondo della musica pop senza passare da un talent show. Scrive, produce, arrangia. Usa i congiuntivi. Un miracolo vivente. Premio della critica fra i giovani a Sanremo, incomincia a godersi il successo non grazie al Festival, ma per 50 mila dove duetta con il dandy Giuliano Palma. [...] ha voluto chiamarsi Nina ”in omaggio a Nina Simone, nera e femmina in un mondo di bianchi, la donna con le palle più dure della scena. Sperando di avere un po’ della sua forza”. Il cognome, del nonno materno, è stato conservato a muso duro quando le sirene discografiche volevano che si chiamasse con il solo nome, come negli orfanatrofi tv. Ragazza eccentrica, la Zilli. Mandata dai genitori impiegati a imparare l’inglese in Irlanda a 10 anni, da sola. Una che ha scritto la prima canzone a 11, che ha fatto la dj e militato in mille gruppi: era Chiara con gli Scuri, poi i Franziska ”con i quali ho girato l’Europa. Son stata ai festival reggae più belli, con i Reggae National Tickets, con Africa Unite”. Vive a Milano ”Che però sta morendo. Sono innamorata di Torino, come Palma. Dico sempre che bisogna venire a vivere lì”. Un’alternativa, insomma, a parte il fidanzamento con un trombettista: ”Sanremo? Ci sono andata per omaggio a un sogno d’infanzia”. Nel disco Sempre lontano ha messo un ”warning” per le ragazze: ”Canto Penelope per loro che mi sembrano in coma, mi spiace tanto quest’immagine veicolata dai media. Mi spiace l’ignoranza: con Internet puoi andarti a vedere un concerto live di Otis Redding (il suo mito, ndr) e invece se chiedi ai ragazzini di oggi che fanno gli emo se gli piacciono i Clash, non sanno neanche chi siano”. Per destino, è entrata nel mondo di un manager che da poco aveva lasciato Giusy Ferreri (’Lei è stata la prima, la Taricone dei talent-show”) e pare molto attenta al futuro: per promozione, solo date in piccoli club, per farsi le ossa nel mainstream dopo tanta militanza alternativa. Bell’esperimento, la Zilli. Tutta assemblata in proprio, lavorando di cervello: ”Ho avuto vicende allucinanti con la discografia. Già, nei talent c’è il vocal coach, lo stilist, il coreografo, ti incasellano con vari mezzi, fanno di te quel che vogliono. Mai potrei”. Che tipo strano, sembra una persona normale» (Marinella Venegoni, ”La Stampa” 20/3/2010).