ALESSANDRO PENATI, la Repubblica 20/3/2010, 20 marzo 2010
ANCHE LA GERMANIA UN PESO PER L´EURO - I
conti pubblici della Grecia sono a rischio di insolvenza; e per l´Euro tira aria di crisi. Si è parlato di un "Piano Europeo" di salvataggio, anche se è vietato dai trattati. Poi di ricorrere al Fondo Monetario Internazionale (Fmi), strada subito scartata da Germania e Bce, perché sarebbe come ammettere che l´euro ha un difetto all´origine. Si è proposto di creare un Fondo Monetario Europeo, senza però preoccuparsi di spiegare di che cosa si tratterebbe. Poi, con astuzia più italica che teutonica, sono arrivati i prestiti negoziati bilateralmente dai vari Governi con quello greco: formalmente non è un "Piano Europeo", e la faccia sarebbe salva, ma non si spiega chi e come coordinerebbe i prestiti.
L´idea di chiedere soldi ai contribuenti tedeschi per salvare i greci fa venire il mal di pancia al governo tedesco (e vorrei vedere la faccia di Berlusconi che annuncia un aumento del debito pubblico italiano per aiutare Atene). Così la Germania prima dichiara che la Grecia deve arrangiarsi da sola, anche se così andrebbe incontro a una depressione economica difficilmente sostenibile. Poi arriva a ventilare l´espulsione dall´euro che, oltre a non essere prevista da nessuna parte, scatenerebbe proprio quella crisi dell´euro che si cerca di evitare. Con un´ultima piroetta, adesso la Germania non sarebbe contraria all´intervento del Fmi.
All´intervento del Fmi, il nostro governo è sempre stato favorevole: sarebbe un modo per non tirar fuori soldi per la Grecia, e per continuare ad occuparsi dei problemi nostrani, che ritiene più importanti della crisi dell´euro. A onore del vero, Tremonti ha proposto il debito pubblico europeo: peccato che l´unione fiscale in Europa non l´abbia mai voluta nessuno. In attesa che il prossimo vertice dei leader europei del 25 marzo tiri fuori un bel coniglio dal cappello, è ormai chiaro a tutti che l´euro ha un problema, e nessuno sa come eliminarlo.
Il problema non si chiama solo Grecia, ma anche Germania. La Germania ha voluto la moneta unica per sostenere l´espansione della propria industria in un mercato vastissimo, sottraendo ai paesi confinanti l´arma della svalutazione competitiva. Per i paesi a minor competitività, il finanziamento dei disavanzi della bilancia dei pagamenti non sarebbe più stato un problema: avrebbero pagato l´export tedesco vendendo ai tedeschi il proprio debito. E per evitare abusi, la Germania ha voluto il tetto del 3% ai deficit pubblici.
Così, dall´avvio dell´euro, i tedeschi hanno accumulato complessivamente un avanzo delle partite correnti da 1.200 miliardi di dollari; dal 2006, il 6,5% del Pil in media ogni anno. Non è la Cina (8,5% di avanzo medio e 2.500 miliardi) ma poco manca. I disavanzi crescenti degli altri paesi di Eurolandia ne sono l´immagine speculare. Come gli Usa per la Cina. Esemplare il caso italiano: la lira crolla nel 1992 con un disavanzo esterno al 2,5% del Pil; la svalutazione crea un avanzo che tocca il picco del 3% nel 1996, per poi peggiorare continuamente fino al deficit attuale del 3%. La Grecia arriva al 10%. E una buona fetta del debito pubblico di questi Paesi è nelle tasche dei tedeschi. Ma la Germania non aveva previsto uno shock che colpisse le finanze di tutti i paesi e mettesse in crisi il suo modello.
Per crescere, la Germania non può continuare a puntare sull´export in Eurolandia, a meno di essere disposta a finanziare i paesi in disavanzo. Chiedere che ogni paese risani rapidamente e autonomamente le sue finanza pubbliche spinge Eurolandia verso la stagnazione, a detrimento della sua industria. E aumenta il rischio di crisi di uno stato sovrano, a danno dei creditori: risparmiatori e banche tedesche per prime. La ventilata "espulsione" dall´euro dei paesi deficitari innescherebbe una crisi della moneta unica, con perdite sicure per gli investitori tedeschi e una frenata per il Made in Germany. Insomma, la Germania sembra una banca che non vuole ristrutturare il debito di un mutuatario in crisi; pretende che paghi gli interessi regolarmente; si rifiuta di svalutare il credito; ma si è dimenticata di iscrivere l´ipoteca.
Con tanta incertezza, gli investitori pensano bene di vendere l´Euro e investire altrove. Nell´attesa che la Germania decida come risolvere il baco dell´euro, se la moneta unica traballa, meglio dare la colpa ai soliti, cari, vecchi speculatori anglosassoni.