ANTONIO CIANCIULLO, la Repubblica 20/3/2010, 20 marzo 2010
GLI ANNI DELLA GRANDE SETE PI CONSUMI, MENO SORGENTI - ROMA
Una persona su quattro non ha accesso all´acqua potabile e tra vent´anni il numero degli assetati raddoppierà. Una persona su tre non ha a disposizione impianti fognari. Cinque milioni di persone muoiono ogni anno per malattie legate alla mancanza di acqua pulita. il quadro della sete nel mondo contenuto nel rapporto reso noto dal Cipsi, il Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale, alla vigilia della giornata mondiale dell´acqua (che si celebra lunedì) e della manifestazione di oggi a Roma contro la privatizzazione delle risorse idriche.
A 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell´uomo che definisce l´acqua «un diritto umano universale», l´oro blu è diventato una merce molto particolare: una merce che muove gli eserciti e arma i conflitti in quella parte del mondo in cui conquistare una fonte significa guadagnarsi il diritto alla sopravvivenza. L´avanzata della desertificazione sta infatti rendendo invivibili zone fino a ieri abitate e nel marzo scorso, al G8 Farmers Meeting, è stato lanciato l´allarme: un quarto della produzione alimentare mondiale potrebbe perdersi entro il 2050 anche a causa della scarsità di acqua. Che nasce da due fattori: la sovrappopolazione e il cattivo uso. In meno di due secoli siamo passati da 1 a 6 miliardi di esseri umani e per trovare più cibo abbiamo cominciato a forzare il ciclo agricolo usando enormi quantità di pesticidi e raddoppiando in 60 anni le zone irrigate. Questa pressione, unita all´effetto del cambiamento climatico, nei Paesi poveri ha messo in moto un esercito di profughi ambientali. E gli scompensi idrici cominciano a diventare pesanti anche nel mondo di antica industrializzazione. Nell´area mediterranea la domanda di acqua è raddoppiata negli ultimi 50 anni e i consumi aumenteranno del 25% entro il 2025. Anche perché le sovvenzioni hanno spinto all´abbandono di colture meno bisognose di acqua (ulivo, agrumi) e hanno incoraggiato colture irrigue come il mais e la barbabietola da zucchero: negli ultimi 30 anni la siccità è costata all´Europa 100 miliardi di euro. In Italia consumiamo 293 litri al giorno per abitante: più di Belgio, Germania e Spagna, meno di Norvegia e Svizzera. Oltre all´acqua che utilizziamo c´è poi quella che buttiamo via. Gli sprechi maggiori sono legati a un sistema agricolo che consente di pagare a quota fissa invece che a consumo, ma 104 litri di acqua al giorno per abitante (il 27 per cento di quella prelevata) si perdono nel viaggio verso le case.
Possiamo permetterci il terzo posto mondiale nel consumo di acqua minerale (il milione di Tir che la trasporta consuma ogni anno 665 mila tonnellate di petrolio e produce 910 mila tonnellate di anidride carbonica) ma non un servizio idrico adeguato: un terzo dei cittadini non può fidarsi sempre del rubinetto, solo l´85 per cento delle case è collegato alle fogne e soltanto il 70 per cento delle acque vengono depurate. Per chiudere in modo virtuoso il ciclo dell´acqua servono 60 miliardi di euro in 30 anni. Come trovarli? Il governo ha varato una legge che, senza entrare nel merito dell´efficienza, forza la mano verso una privatizzazione spinta. La risposta è stata una mobilitazione crescente e bipartisan che, come documenta il rapporto Cipsi, si sta allargando su tutto il ter-ritorio. In Veneto, Friuli ed Emilia Romagna sono partite le campagne a difesa dell´acqua del sindaco. In Lombardia l´acqua pubblica si serve anche con le bollicine. In Toscana hanno lanciato lo slogan "l´acqua in brocca".