Armando Torno, Corriere della Sera 19/03/2010, 19 marzo 2010
I LIBRI COME PASSIONE CIVILE DAL MARXISMO A MACHIAVELLI
Gianni Cervetti è noto come politico. Già esponente del Partito comunista italiano, parlamentare europeo, membro di commissioni, ha ricoperto numerosi incarichi. Ma di essi, questa volta, non si parlerà. Diremo semplicemente che Cervetti ama la musica (è presidente de laVerdi) e la capisce meglio di taluni critici, conosce bene il russo e legge in originale le opere di quella cultura, infine è cacciatore e raffinato intenditore di libri. Ha una passione per le edizioni di Dante (del quale possiede anche qualche incunabolo) e di Machiavelli.
Per anni ha scritto un saggio per l’«Almanacco del Bibliofilo», la pubblicazione annuale dell’Aldus Club di Milano diretta da Mario Scognamiglio con il sostegno – forse è meglio scrivere la complicità – di Umberto Eco. Bene: ora Cervetti ha raccolto nove contributi usciti in tempi e situazioni diverse, vi ha aggiunto qualche nota esplicativa, «le opportune modifiche e le necessarie revisioni ai testi» e ne ha realizzato un volume che è il quinto titolo della collana «I germogli de L’Esopo» (Edizioni Rovello, le quali pubblicano sia l’annuario ricordato, sia appunto la rivista «L’Esopo», creata e diretta sempre da Mario Scognamiglio). Il titolo? quello del primo saggio, ma ben identifica il filo rosso che corre tra le pagine: Todos marxistas e altri scritti di bibliofilia (pp. 176, 25). Va precisato che sotto tale contributo si cela una recensione «in ritardo», vergata in italiano ottocentesco, al Capitale di Marx, da collocarsi negli anni seguenti l’uscita del primo tomo. Una finzione che consente a Cervetti di notare una certa attualità del padre del comunismo e delle sue critiche, ora che proprio nel Belpaese il capitalismo soffre di labirintite e confonde i cittadini con i clienti. Frasi come la seguente, piaccia o no, ritornano valide: «Benché tra il possessore di capitale e il proletario vi sia legame, financo quasi agnizione, guai a non vedere contraddizione».
Nelle Reminescenze di lontane letture Cervetti parla delle sue passioni prima della bibliofilia: si va dai fratelli Grimm a Collodi, da De Amicis a Verne o Salgari, senza dimenticare quell’universo che fu il «Corriere dei Piccoli», con personaggi quali Bonaventura oMarmittone. Certo, poi arrivarono Hemingway o gli economici del «Canguro», nei quali, dalla fine degli anni Quaranta, uscirono Voltaire, Diderot, Rousseau, Spinoza, Hume, Darwin, Feuerbach e il Lorenzo Valla della Donazione di Costantino. Non sono che esempi di una collana intelligente.
Infine, dopo delicate invasioni nell’archeologia, non mancano pagine il cui titolo, da solo, solletica l’immaginazione: Totò e il Cavaliere; oppure’ e qui c’è passione’ Astuzie machiavelliane, dove Cervetti rende omaggio all’amato fondatore della politica come scienza, rilevando fortune e sfortune dell’opera del segretario fiorentino accanto alle furbesche iniziative dei suoi editori. Per un libro, che si suppone pubblicato nel 2014, propone un saggio intitolato Ridateci la politica. Che dire? La risposta non è difficile immaginarla. Lo scritto, dedicato a Milano e garbato, contiene un moderno e comprensibile «grido di dolore» che non necessita di ulteriori chiose.
Armando Torno