Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 19/3/2010;, 19 marzo 2010
IL FATTO DI IERI - 19 MARZO 1928
Romagnolo, fascista della prim’ora, fanatico di Mussolini, Manlio Morgagni lasciò nel marzo 1924 l’incarico di direttore amministrativo del ”Popolo d’Italia”. Per il Duce, a due anni dalla conquista del potere, era giunto il momento di impossessarsi dell’Agenzia Stefani e di affidarla a un suo fedelissimo che ne facesse ”un organo politico di b a tt a g l i a ”. Così, con l’uomo di garanzia al timone, la Stefani, la storica agenzia di stampa nata nel 1853 con l’appoggio di Cavour, diventerà, sulla scia delle grandi agenzie europee come la francese Havas, l’inglese Reuters e la tedesca Wolff, l’agenzia ufficiale del regime, diligente nel tacere, omettere, manipolare. Vero braccio mediatico del regime, in grado, grazie ai soldi del governo, di aprire 32 sedi nel mondo, e di permettersi ben 65 corrispondenti esteri. A fianco del Duce, anche nella sciagurata avventura di Salò, la fascistissima Stefani, per vent’anni referente unica di giornalisti e radiocronisti e ferreo anello di trasmissione tra il Minculpop e le redazioni, chiuderà i battenti il 29 aprile ”45. Per Morgagni, devoto fino in fondo, la fine arriverà prima. Quando la sera del Gran Consiglio del 25 luglio ”43, si sparerà un colpo di pistola.