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 2010  marzo 19 Venerdì calendario

CANONE E BAVAGLI - I

cosiddetti programmi di approfondimento, quelli che fanno informazione in materia di politica, economia, etica, giustizia ecc, non ci sono più. Non è seriamente discutibile, soprattutto dopo le indagini di Trani, che il problema era chiudere Annozero. Siccome nemmeno gli sforzi combinati di B. e dell’Agcom erano riusciti nell’intento, l’unica strada restava quella di un comportamento ipocritamente virtuoso: chiudiamoli tutti, da Annozero (eh eh) a Porta a Porta; e anzi estendiamo questo nostro editto a tutte le televisioni, da Sky (eh, eh) e TelePoggioBelsito; così nessuno potrà sospettare che… A parte che prendere per scemi i cittadini (ma B. l’a veva detto, se mi ricordo bene, che l’età mentale del telespettatore medio secondo lui era di 10 anni o giù di lì) è francamente irritante, il provvedimento è incostituzionale. Secondo l’art. 21 tutti hanno la libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione; e dunque anche con la tv. Il che vuol dire che, se hanno un contratto che li legittima a fare una certa trasmissione; e se non violano leggi o regolamenti (e nemmeno B&C e Agcom e commissione parlamentare di Vigilanza sono riusciti a trovare violazioni), allora debbono essere lasciati in pace. Non che B&C si preoccupino di queste quisquilie, ma insomma… In ogni modo il Tar ha detto che non si poteva fare e che i cosiddetti programmi di approfondimento dovevano tornare in tv. TelePoggioBelsito e gli altri hanno ripreso ma la Rai no. E qui ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere . Secondo Repubblica.it, il presidente della commissione di Vigilanza parlamentare avrebbe avuto un’idea brillante: voi dite che, Tar o non Tar, il regolamento impedisce di trasmettere informazione politica prima delle elezioni? Voi dite (lo ha detto il presidente Rai Garimberti) che il regolamento è illegittimo ma che il regolamento è il regolamento e quindi bisogna applicarlo? E allora facciamo un bel provvedimento interpretativo con cui diciamo che l’art. 6 comma 2 del regolamento va interpretato nel senso che l’informazione, pluralista, democratica, equilibrata, deve essere sempre data, soprattutto dal servizio pubblico. Naturalmente non se n’è fatto nulla: per riammettere liste illegali si fanno decreti legge interpretativi, per attuare un diritto costituzionalmente garantito si applica rigorosamente un regolamento riconosciuto illegittimo. Tra l’altro di provvedimenti interpretativi non ce ne sarebbe stato nessun bisogno. Dice questo art. 6 comma 2 che prima delle elezioni ”i notiziari diffusi dalle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e tutti gli altri programmi a contenuto informativo, si conformano con particolare rigore ai principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialità, dell’indipendenza, dell’obiettività e dell’apertura alle diverse forze politiche”. Dunque la norma dice semplicemente che occorre verificare se è stata commessa qualche violazione dei principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialità, ecc; poi, se è stata commessa, scatteranno sanzioni. Ma impedire l’informazione in via preventiva, per paura di eventuali abusi, è privo di senso logico, è antidemocratico, violento e prevaricatore. Una cosa da fascisti, storicamente intesa: in quell’epoca si faceva proprio così. Per finire, si stanno cacciando nei guai anche economicamente . Un’associazione di consumatori, Altroconsumo, ha avviato una class action (un nuovo strumento di azione civile collettiva) contro la Rai. I ricorrenti sostengono che pagano il canone e che lo fanno perché sono interessati all’informazione fornita dai programmi di approfondimento. Adesso loro continuano a pagare ma l’informazione non gliela danno più. Quindi risarcimento dei danni. Detta così, pare ragionevole.