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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

PENSIONE D’ORO AL COMMISSARIO RIFIUTI IN SICILIA

IL dottor Felice Crosta, prima vicecommissario per l’emergenza immondizia, poi al vertice dell’Agenzia dei rifiuti della Regione siciliana, di cose da fare ne ha avute parecchie, tante da andare in pensione con un assegno da 41.600 euro al mese.
In carriera si è occupato di un mucchio di cose dalla gestione dei ventisette carrozzoni che nell’Isola si occupano di raccolta della spazzatura, oggi più o meno al collasso finanziario, ai termovalorizzatori di cui non è stato messo neanche un tubo, dalla realizzazione di nuove discariche ai progetti per garantire l’acqua in tutte le case. Fatto sta che oggi, nella Sicilia sepolta dal pattume (e ancora in parte assetata), lui se n’è andato in pensione con l’assegno record, 1.369 euro al giorno. In un anno fanno 496 mila e 139 euro, l’assegno più alto mai erogato dalla pur munifica Regione. Lordi, per la precisione. L’Agenzia? stata abolita, tre mesi fa.
Niente di illecito, s’intende, perché il suo assegno ha il timbro di una legge (fatta ad personam, dicono i maligni) e pure il parere della Corte dei Conti, alla quale Crosta si è vittoriosamente appellato contro un decreto del dirigente del Personale che gli riconosceva «soltanto» 219 mila euro l’anno. Spiccioli. Il superburocrate si prepara a una vecchiaia d’oro. Considerato che alla cifra vanno aggiunti gli arretrati e l’indennità di fine rapporto, in totale gli andrà in tasca qualcosa come un milione e mezzo di euro. «Mi rendo conto che questa cifra possa destare curiosità, interesse, magari qualche invidia - commenta - ma è bene ricordare che non si tratta di un regalo. Sono entrato alla Regione nel 1961, mi sono laureato e ho vinto tre concorsi mentre ero in servizio».
Già, ma vaglielo a spiegare ai palermitani e ai catanesi che hanno la munnizza sotto casa, o agli agrigentini che ancora fanno la danza della pioggia per sperare di avere l’acqua dal rubinetto d’estate. Non che tutte le responsabilità siano da ricondurre all’Agenzia, certo, ma quella è stata per anni la cabina di regia - di stretta osservanza dell’ex governatore Totò Cuffaro - creata per risolvere le emergenze più pressanti della Sicilia (mafia esclusa): rifiuti e acqua.
C’è da stupirsi quindi della sorpresa e dei malumori nel Palazzo che ha visto e vede di tutto? Un palazzo che sulle pensioni non è certo sparagnino, tanto da applicare agli assunti prima del 1987 il vecchio sistema retributivo che fa lievitare gli assegni più che nel resto d’Italia. Eppure i 1.369 euro al giorno sembrano troppi, anche perché sono quasi il triplo di quel tetto da 516 euro posto nel 2003 dal Consiglio dei ministri per le pensioni obbligatorie.
Tutta colpa (o merito, dipende dai punti di vista) di un comma, del solito piccolo comma in fondo a una legge. Che, al momento dell’istituzione dell’Agenzia per i rifiuti e le acque, nel 2005, stabilì per il direttore generale il diritto di calcolare la sua lauta indennità come base per la sua pensione. «Norma fotocopia», insorse l’opposizione all’Assemblea regionale, insinuando che la legge fosse stata fatta proprio per Crosta, allora vicecommissario per l’emergenza. Non li smentì il fatto che il primo marzo dell’anno successivo lui si sedette su quella poltrona per poi chiedere di essere messo in pensione il 13 luglio. Quattro mesi, di sicuro sudatissimi, che gli hanno garantito adesso il diritto all’assegno d’oro.
Un comma di cui si era dimenticato l’ex dirigente del Personale Alfredo Liotta liquidandogli 219 mila euro all’anno. Crosta ha impugnato il decreto e si è rivolto alla Corte dei Conti. Che ha fatto applicare la legge, imponendo all’amministrazione di pagargli quasi il doppio. Lui, il superburocrate, taglia corto: «Sono stati riconosciuti i miei diritti». La Regione preannuncia appello, ma intanto è costretta a pagare. E a coprire l’ennesimo buco nei suoi conti disastrati.