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 2010  marzo 19 Venerdì calendario

Viviano Francesco

• Palermo 26 febbraio 1949. Giornalista. Di Repubblica. Nel 2008 fu indagato a Palermo con la collega Alessandra Ziniti per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per aver pubblicato una serie di articoli sui ”pizzini” e sull’archivio sequestrato ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo: «[...] un gip ha respinto la stupefacente richiesta dei pm di intercettare i telefoni di Viviano e Ziniti iscrivendoli in un fascicolo riservato per favoreggiamento a Cosa Nostra, un favoreggiamento ”oggettivo” e ”soggettivo”, cioè intenzionale a favorire i mafiosi. praticamente la stessa contestazione mossa a Cuffaro, il governatore della Sicilia [...] quelle carte diffuse da Repubblica - e che hanno provocato l’ira dei pm e la conseguente apertura dell’inchiesta - nel giorno della loro pubblicazione non erano più coperte dal segreto investigativo. Dal 6 novembre 2007, infatti, erano state depositate alla cancelleria della Procura dandone regolarmente avviso ai difensori e agli indagati. Carte che i pm - gli stessi dell’inchiesta sulla fuga di notizie - non hanno mai secretato. probabilmente per questa ragione che il gip ha respinto la loro richiesta, ritenendo insussistenti non soltanto gli estremi per eseguire l’intercettazione ma anche gli stessi presupposti. Quale è stato dunque il ”favoreggiamento alla mafia” realizzato da Viviano e Ziniti? La storia di Repubblica e dei suoi giornalisti in una città come Palermo avrebbe consigliato maggiore prudenza e più responsabilità da parte di quei pm, prima di avventurarsi in così spericolate costruzioni giudiziarie. [...]» (’la Repubblica” 17/1/2008) • Nel 2009 ha pubblicato il libro Mauro De Mauro. La verità scomoda (Aliberti editore): «L’arte del revisionismo, spesso interessato e ”a qualunque costo”, è un vezzo che sembra essersi impossessato di giornalisti e storici che si addentrano nelle riletture di vicende passate. A questa suggestione pare non volersi sottrarre la rivisitazione sul ”caso De Mauro” [...] offerta dall’inviato della Repubblica Franco Viviano. L’ammiccamento al tentativo di capovolgere una storia esemplare, quella di un giornalista vittima, insieme col suo giornale e i suoi colleghi, del potere politico-mafioso ”disturbato” da un cronista troppo efficiente, è già evidenziato nel sottotitolo. ”La verità scomoda”, annuncia la copertina. Perché, per chi ”scomoda”? L’interpretazione che sembra prevalere è esattamente opposta a quella storicamente codificata e contenuta nella storia di un giornale, L’Ora di Palermo, foglio battagliero e di opposizione al potere mafioso. No, la rivisitazione offerta oggi da Viviano va nella direzione che descrive il giornalista scomparso (e poi ucciso) come vittima quanto meno dell’indifferenza e della pavidità del collettivo presso cui lavorava. Se non addirittura di un melmoso utilitarismo che avrebbe portato L’Ora e il Pci (all’epoca editore del quotidiano) a sacrificare la (presunta) verità sulla scomparsa di De Mauro sull’altare di una non meglio precisata ”ragion politica” favoreggiatrice dell’insabbiamento investigativo. [...]» (Francesco La Licata, ”La Stampa” 6/3/2009) • Nel 2010 indagato col collega Giuliano Foschini nell’inchiesta sulla fuga di notizie nella vicenda Rai-Agcom (vedi INNOCENZI Giancarlo): «[...] i capi d’imputazione non lasciano margini di equivoco: quelle ”carte” sarebbero state sottratte, rubate. Le indiscrezioni raccontano che il documento si trovava negli uffici del gip Roberto Oliveri del Castillo. Quei locali del palazzo di Giustizia hanno delle telecamere fisse a circuito interno. Secondo le indiscrezioni investigative, Viviano si sarebbe introdotto nella stanza del gip, naturalmente assente, e avrebbe sottratto le carte. Poi, i due cronisti di ”Repubblica” sarebbero andati a fotocopiarle in un esercizio commerciale di Trani per rimettere successivamente l’originale sulla scrivania del gip. [...]» (Guido Ruotolo, ”La Stampa” 19/3/2010).