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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

LA FINESTRA DI LUCIANA LITTIZZETTO

Luciana da qualche anno abita oltre il Po, dietro la Gran Madre. Dalla sua finestra vede la Mole. E ricorda. A sinistra della Mole, là in fondo, in direzione della Francia, c’è via San Donato. In quella strada un po’ curva - case basse e piccoli negozi - una signora cammina tenendo per mano una bambina che si nasconde dietro di lei ogni volta che incontrano una conoscente. La mamma la strattona: «Luciana, su da brava, saluta la signora». La bambina farfuglia qualcosa e accumula una voglia di ribellarsi che un giorno darà i suoi frutti. figlia unica, i suoi genitori hanno una latteria, a scuola dalle suore siede nel primo banco, è più piccola della sua età, i suoi quaderni sono un modello di ordine e di bella scrittura.
I lunghi pomeriggi trascorsi a fare i compiti e gli esercizi sul pianoforte preso a noleggio sono interrotti dalle merende a base di pane, burro e zucchero. I lunghi pomeriggi delle vacanze a Bosconero nella casa di famiglia trascorrono in letture forsennate. Luciana sarà la prima in famiglia a laurearsi in lettere (con una tesi in storia della musica) e a diplomarsi in pianoforte al Conservatorio. Con quei due titoli la strada è tracciata, per lo meno l’abbrivio: insegnerà musica in una scuola media a Mirafiori Sud, in quello che era il Bronx di Torino. Non si rassegna, frequenta la scuola di recitazione di Michele di Mauro; al saggio finale, non prepara come gli altri un monologo del repertorio classico, ma dà vita ai caratteri conosciuti in quella scuola, prima fra tutte la mitica Minchia Sabri. La notano, si preoccupa che non sbaglino a scrivere il suo cognome: quattro ti e due zeta. «Ha visto signora com’è brava sua figlia alla tele?». «Se solo non dicesse tutte quelle brutte parole...».