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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

ELISA CLAPS (2

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Certo nessuno poteva immaginare quale segreto terribile fosse custodito fra le mura quattrocentesche della chiesa della Santissima Trinità, nel centro di Potenza: non i parroci che hanno celebrato messa negli ultimi 17 anni, non i fedeli, tantomeno il signor Gildo Claps che la domenica si inginocchiava a pregare Dio perché un giorno gli facesse riabbracciare la sorella.
Nessuno poteva sapere che oltre i soffitti decorati con fregi d’oro zecchino, in un sottotetto abbandonato, qualcuno aveva nascosto un cadavere. Il sospetto, quasi una certezza, è che sia proprio quello di Elisa Claps, scomparsa domenica 12 settembre 1993, a 16 anni.
Il suo caso è rimasto per più di tre lustri uno dei misteri italiani più discussi, come la scomparsa di Emanuela Orlandi a Roma e di Denise Pipitone in Sicilia. Ora potrebbe trovare una soluzione.
Tutto dipenderà dagli esami del Dna che daranno un nome a quel corpo ormai mummificato. Il questore Romolo Panico invita alla prudenza ma la possibilità che si tratti di Elisa è forte. Accanto al cadavere sono stati trovati degli occhiali, un orologio, una catenina, dei brandelli di abiti e un paio di sandali blu: in serata sono stati riconosciuti dalla madre e dai fratelli.
Il cunicolo
La scoperta è stata fatta per caso da una squadra di operai che è entrata nel sottotetto, raggiungibile solo attraverso un cunicolo che parte da un terrazzo: dovevano individuare l’origine di un’infiltrazione di acqua. Il corpo era addossato su una parete del locale quasi privo di aria, accanto agli occhiali e agli altri oggetti.
E’ stata avvertita la polizia, e quando la notizia si è diffusa una folla si è radunata davanti alla chiesa. C’era anche Gildo Claps, il fratello di Elisa, che dopo avere scambiato poche parole con il questore è corso via, sconvolto.
In quella domenica di 17 anni fa la vita a Potenza scorreva tranquilla. I ragazzi s’incontravano davanti ai bar di via Pretoria, il corso principale, in attesa dell’ora di pranzo. Fra loro c’era anche Elisa, studentessa diligente, apparentemente serena, molto legata alla famiglia.
Era uscita di casa alle 11,30 dicendo che sarebbe andata a messa con un’amica, Eliana De Cillis. Fu l’ultima volta che i genitori e il fratello la videro. Eliana, dopo avere balbettato una serie di bugie, raccontò alla famiglia sempre più preoccupata che Elisa in realtà era andata a un appuntamento con un ragazzo, proprio nella chiesa della Santissima Trinità.
Il fatto che quel ragazzo si chiamasse Danilo Restivo preoccupò i genitori. Danilo era un tipo strano. A Potenza lo chiamavano «il parrucchiere» perché era ossessionato dai capelli delle donne: appena poteva «rubava» delle ciocche con un colpo di forbice alle vittime che individuava in autobus o per strada. A 14 anni era stato denunciato per aver legato e seviziato due ragazzi.
Restivo aveva già tentato un approccio con Elisa, ma senza successo. Quanto bastava perché la polizia si interessasse a lui. E a Eliana De Cillis, naturalmente. Quando gli investigatori le chiesero che cosa avesse fatto in assenza dell’amica, raccontò una lunga serie di bugie. Venne processata per falsa testimonianza: assolta in primo grado, condannata in appello con una sentenza poi cancellata dalla Cassazione. Restivo fu arrestato. Non per omicidio (contro di lui non c’erano prove) ma per false dichiarazioni al pm.
La storia inglese
In tutti questi anni la polizia e la magistratura potentine sono state accusate più di una volta di approssimazione nelle indagini. Qualcuno ha anche avanzato il sospetto che l’assenza di accertamenti più approfonditi sul ruolo di Restivo nella scomparsa di Elisa fosse stato imposto dalla famiglia del ragazzo, forte di amicizie molto influenti.
Sta di fatto che Danilo, dopo alcuni mesi di carcere e decine di dichiarazioni di innocenza, si trasferì in Inghilterra, a Bournemouth, a duecento chilometri da Londra. E qui, ancora una volta, il suo nome ha fatto irruzione in un’altra storia terribile, l’omicidio di una donna, il cui corpo massacrato fu scoperto il 12 novembre 2002.
Era una vicina di casa di Restivo che fu fermato e poi rimesso in libertà, ma che per il delitto è ancora sotto inchiesta. Altro particolare non irrilevante: la vittima stringeva in una mano una ciocca di capelli.
FULVIO MILONE

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l caso è complesso e potrebbe ispirare una puntata del serial CSI. Il ritrovamento del corpo di Elisa Claps rischia infatti di suscitare grande interesse anche tra i detective della polizia del Dorset, Gran Bretagna, che dal 2002 indagano sul feroce omicidio di Heather Barnett, madre di due figli massacrata a martellate nel bagno della sua abitazione a Bournemouth. E questo perché gli investigatori credono che l’assassino di Elisa e quello di Heather – Bunny, per gli amici – siano la stessa persona.
A legare le due morti è la figura di Danilo Restivo, il giovane che incontrò e chiacchierò con Elisa poco prima della sua scomparsa. Restivo raccontò agli inquirenti italiani di aver parlato con la ragazza - nella chiesa della Santissima Trinità - per pochi minuti e di averla salutata intorno a mezzogiorno. Poi lasciò l’Italia e si trasferì in Gran Bretagna, a Bournemouth dove prese casa nell’appartamento di fronte a Heather. Dopo l’omicidio di Bunny i detective britannici bussano alla sua porta. E’ il 2004. La polizia del Dorset decide di far scattare il fermo ai danni di Restivo. Lo interrogano, poi lo rilasciano senza formulare nessuna accusa. La storia si ripete nel 2006. Danilo nega ogni coinvolgimento nell’omicidio e dopo ore d’interrogatorio viene rilasciato di nuovo. E di lui si perdono le tracce.
Nel 2007, però, al puzzle si aggiunge un altro tassello. Uno studio del Dorset Police’s Major Crime Investigation Team sulla ciocca di capelli rinvenuta nelle mani della donna – alla quale furono mutilati i seni, lasciati accanto al corpo – porta alla luce nuovi dettagli. I capelli, lunghi 9 centimetri, non erano di Bunny. Non solo. Le analisi chimiche e degli isotopi rivelano che la persona cui appartenevano quei capelli viveva nel Regno Unito, era stata all’estero due volte nei tre mesi che erano trascorsi dall’ultimo taglio, e che aveva cambiato dieta. Sempre le analisi indicano che la stessa persona aveva viaggiato in quei mesi tra Valencia e Almeria in Spagna e il Sud della Francia, e infine nella zona di Tampa, in Florida.
Risultati alla mano, il sovrintendente Mark Cooper, titolare delle indagini, decide di rivolgere un appello al pubblico. «Siamo determinati a parlare con il ”padrone” della ciocca di capelli: potrebbe essere un testimone chiave - dice Cooper - stiamo seguendo diverse piste. E’ un omicidio insolito e, come sempre, l’aiuto della gente è fondamentale. L’indagine non sarà chiusa e noi restiamo determinati e decisi a trovare il feroce assassino di Heather quanto lo eravamo nei primi giorni dopo la morte».
I capelli, per quanto fondamentali - e a questo proposito pare che Restivo fosse noto per la mania di tagliare ciocche di capelli alle donne - non sono l’unica traccia. Sulla scena del delitto è stata rinvenuta un’impronta di scarpa Nike «Terra Part». In più vi è l’immagine di un uomo ripresa dalle telecamere davanti al Richmond Arms Pub sulla Charminster Road attorno alle 9,30 del mattino, l’ora in cui fu commesso l’omicidio.
«Voglio capire a chi appartengano queste scarpe, identificare quell’uomo. Per questo continuo a chiedere informazioni al pubblico», spiega Cooper. Che, tra una pista e l’altra, in febbraio ha inviato la sua squadra in Italia per consultarsi con i colleghi italiani impegnati sul giallo di Elisa Claps.
MATTIA BERNARDO BAGNOLI