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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

«NUOTO, PASSIONE E SCARPE. COSI’ RIEMPIO IL MIO VUOTO»

«Mi ha guardato bene, le sembro un uomo?». Federica incarta il simpatico assessore che ne ha detta una di troppo («Le donne sono diventate uomini») per spiegare come mai i maschi siano stati relegati nelle retrovie del nuoto. La nazionale si raduna a Reggio Emilia nel nome di Alberto Castagnetti che amava questa città anche perché nel 2000, prima dell’Olimpiade di Sydney, la più luccicante di medaglie per le vasche azzurre, proprio qui Massimiliano Rosolino ricevette lo storico tricolore che sventolò su tutte le imprese di quella spedizione. Federica Pellegrini è sempre più bella e questa bellezza non può che derivare dalla maturità. Conserva memorie e ferite (Alberto è morto il 12 ottobre 2009) ma le trasforma in quello che la nutre: la passione. Come sta, Federica? « Bene, tranquilla. Ed è questo l’aspetto che più conta per me».
Sei mesi senza Alberto Castagnetti. Come descriverli?
«All’inizio pensavo di avere una crisi molto più forte, del tipo non mangiare, non dormire. Invece ho reagito bene, forse perché ho scaricato questa perdita nel nuoto, negli allenamenti, a dicembre è venuto il record del mondo nei 200 in vasca corta. Da gennaio ho cominciato a realizzare quello che era successo. un dolore quasi perenne».
L’eredità di Castagnetti in cosa la vede?
«In tutto se parliamo del nuoto, tecnica, allenamenti, come andare oltre la fatica. A livello personale mi ha lasciato un grandissimo affetto e quindi se penso a lui mi sento questo vuoto dentro. come se una parte di me si fosse momentaneamente spenta».
Che cosa le ha dato la forza di andare avanti?
«La passione per questo sport: lui non avrebbe voluto che smettessi. Il suo obbiettivo era quello delle quattro gare dello stile libero a Londra, 100, 200, 400 e 800 e ora è il mio».
Chiariamo. Era lui a spingere e lei a nicchiare, in passato?
«Lui ci ha sempre creduto. Io, lentamente, mi accorgevo che aveva ragione. A Pechino mi svegliò per andare a nuotare le batterie degli 800 e ci ha provato anche ai Mondiali di Roma. Non mollava mai, mi diceva che erano medaglie buttate via. L’abbiamo sempre presa sul ridere, la convinzione cresceva».
Da Castagnetti a Morini. Il «Moro» per lei non è una novità.
«Stiamo costruendo un buon rapporto, non è ancora al 100 per cento e non sarà mai come quello con Alberto, ogni paragone è impossibile. Però funziona e se sono tranquilla lo devo anche a lui».
La vita fuori dal nuoto non è cambiata molto.
«Cerco di mantenere il mio equilibrio. Sono una nuotatrice, cerco di spostarmi il meno possibile, le cose extra-nuoto sono organizzate nei minimi dettagli per non farmi perdere tempo».
Tutti dicono che va fortissimo, non è che questa coscienza di se stessa l’avrebbe raggiunta anche senza Castagnetti?
«Mi ci ha portato Alberto a questa coscienza, se fosse morto un anno dopo che mi aveva preso, nel 2007, sarei tornata a essere quello che ero prima, una che arrivava sempre seconda. L’abbiamo costruita insieme con i risultati e qualsiasi cambiamento possa accadere nella mia vita, rimarrà».
Lei appare anche più femminile e rivendica questa sua femminilità.
«Mi è venuta col tempo. Da piccola ero un maschiaccio. Ora la fase evolutiva è finita, mi sento una donna e non vedo perché un’atleta di successo debba essere considerata come un uomo.
Io non sono così».
Si sfoga sempre con le scarpe?
«Le scarpe restano la mia passione, anche se adesso cerco di limitarmi. Mi sono data una regolata».
Regola bene anche il suo rapporto con la notorietà.
«Il nuoto non ti regala nulla. Se perdi una settimana, ma no, che dico, anche mezzo allenamento cambia tutto. Voglio fare la nuotatrice, 24 ore su 24. Le mie comparsate in tv sono dovute al divertimento, ma, lo ammetto, anche all’aspetto economico. Noi non siamo come i calciatori».
L’aspetto del suo carattere che la sostiene di più?
«Non ho paura di perdere. Non voglio che accada, ma so che se succederà, il mio carattere mi farà reagire subito. Il campione che non sa perdere quando cade non si rialza più».
Parla spesso della famiglia che vuole costruire. raro in una ragazza di vent’anni.
«Lo so, ho molti valori che c’erano una volta e che in pochi hanno ancora. Per fortuna nel nostro sport sono in tanti a possederli. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia felice e ne voglio una uguale».
A proposito, l’amore con Luca Marin come va?
«Stabilmente tranquillo».
Anche l’università è un progetto importante.
« la mia volontà da due anni a questa parte, non ce l’ho mai fatta, ma a settembre mi iscrivo. Ho bisogno di staccare. Di solito leggo, dall’anno prossimo studierò. Non so ancora che facoltà, dipende dall’obbligo di frequenza e dalla vicinanza al centro federale».
Dottoressa Pellegrini come le suona?
«Bene, ma io sarò sempre Federica».
Roberto Perrone