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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

DRESDA, I MORTI FURONO 25 MILA

Un pezzo di storia non insignificante va corretto. Da ieri è ufficiale: il numero delle vittime civili provocate dagli Alleati durante il bombardamento di Dresda, nel febbraio 1945, si aggira attorno a 25 mila. I 250 mila morti di cui si parlò nei decenni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale furono, dunque, una grossa esagerazione. Ancora di più le 500 mila vittime di cui parlò qualcuno. La tragedia, meno di tre mesi prima della fine del conflitto, fu certo enorme: il centro della «Firenze sull’Elba» annientato, cadaveri a migliaia in una città già in ginocchio. Cambia però la portata dell’evento e, almeno in parte, anche la valutazione storica, da sempre controversa, del bombardamento e della «moralità» degli inglesi e degli americani che lo condussero.
Nel 2004, una commissione di storici nominata dall’allora sindaco della città Ingolf Rossberg iniziò a lavorare per cercare di risolvere la disputa. Era importante farlo (a suo parere e non solo) perché l’enormità del numero dei civili morti citato era stata il cuore delle accuse di criminalità di guerra rivolte agli Alleati e, soprattutto, era la base di quelle forze, minoritarie nel Paese ma infide, che volevano presentare la Germania come vittima del conflitto mondiale (ancora il mese scorso, 6.400 neonazisti si sono dati convegno a Dresda per ricordare il bombardamento). Per cinque anni, la commissione ha studiato i registri dei cimiteri, gli archivi cittadini, i documenti dei tribunali. Poi, li ha incrociati con le testimonianze e i racconti dell’epoca. Alla fine è arrivata al numero di 25 mila, più o meno lo stesso calcolato nelle settimane successive al bombardamento. Ha anche aggiunto che la teoria secondo la quale grandi quantità di corpi non siano mai stati recuperati non ha fondamento e che il numero di rifugiati tedeschi a Dresda proveniente dal fronte Est in disfacimento fu minore di quello finora presunto.
Nell’ottobre 2008, la commissione di studiosi aveva già emesso un’anticipazione dei risultati del lavoro e aveva fissato il numero delle vittime a 18 mila «suscettibile di salire di poche migliaia». Ora, il dato definitivo è più alto ma decisamente inferiore a quelli propagandati negli anni scorsi da nostalgici nazisti prima, poi da organizzazioni di estrema destra che parlarono di Olocausto contro i tedeschi e anche – con successo perché a lungo creduto – da David Irving, il negazionista della Shoah, che in un libro ( La distruzione di Dresda) parlò di cento-duecentocinquantamila morti. I comunisti della Germania Est e i sovietici inflazionarono poi, a loro volta, il numero per dimostrare la malvagità dell’imperialismo americano. Risultato, un’esagerazione non da poco. Il calcolo della commissione non risolve comunque una questione, che è di pertinenza degli storici e li divide da sempre. Fu il bombardamento necessario? Fu un’operazione militare oppure un modo per terrorizzare i tedeschi? Questa risposta non è nei numeri.
Danilo Taino