Mario Gerevini, Corriere della Sera 18/03/2010, 18 marzo 2010
MARGHERITA AGNELLI PERDE LA CAUSA PER L’EREDITA’
Margherita Agnelli de Pahlen ha perso la causa civile avviata tre anni fa a Torino sull’eredità del padre. Restano quindi confermati gli accordi «tombali» del febbraio 2004 con la madre Marella che stabilirono la divisione dei cospicui beni di famiglia: Margherita avrebbe ricevuto complessivamente un patrimonio di oltre un miliardo di euro.
Nelle motivazioni della sentenza il giudice Brunella Rosso ha «smontato» una per una le argomentazioni di Margherita a sostegno della sua tesi e cioè che i manager Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e lo svizzero Siegfried Maron, chiamati in causa assieme alla madre Marella, fossero i gestori (mandatari) del patrimonio personale di Gianni Agnelli e dunque che a loro spettasse il rendiconto.
«Le sentenze si rispettano, ma se non convincono s’impugnano», hanno detto gli avvocati di Margherita Agnelli che è stata anche condannata a pagare tutte le spese legali, pari a 32 mila euro.
I legali e gli 007 sguinzagliati dalla signora de Pahlen hanno prodotto una gran mole di carte. Ma secondo il giudice torinese «non vi è alcun documento – si legge in un passaggio chiave nella sentenza – che attesti, o dal quale si possa desumere, che il senatore Agnelli abbia, nel corso della sua vita, verbalmente conferito» ai tre manager «l’incarico di gestire l’intero suo patrimonio; del resto la stessa parte attrice (Margherita, ndr) non ha neppure indicato un solo documento che possa confermare tale circostanza».
La decisione del Tribunale è stata accolta con ovvia soddisfazione dalle varie componenti dell’accomandita di famiglia che in più di un’occasione si è schierata compatta a fianco dei manager. Però la sentenza potrebbe anche essere un punto di svolta, il momento in cui riafferrare rapporti che si erano raffreddati, tornare a parlare di madre e figlia e non di attrice e convenuta. Subito dopo la sentenza, John Elkann e la nonna Marella, rispettivamente figlio e madre di Margherita, si sarebbero telefonati più volte, concordando sulla necessità di provare a favorire un ritorno alla «normalità». Anche da qui nasce la dichiarazione personale di Marella Agnelli: «La sentenza mette la parola fine a una vicenda triste e molto dolorosa per tutti. Ora spero con tutto il cuore – ha commentato – che torni finalmente il tempo della pace e degli affetti e che si ricominci a guardare con serenità al futuro, per il bene di tutta la mia famiglia».
Se a Torino la vicenda si chiude (salvo ricorsi), a Milano invece resta aperta una finestra investigativa sul presunto tesoro estero dell’Avvocato, argomento non toccato (per assenza di presupposti) dalla sentenza torinese. I pm Eugenio Fusco e Gaetano Ruta, titolari di un’inchiesta che coinvolge ex avvocati di Margherita, hanno infatti avviato una serie di rogatorie in Svizzera su conti bancari: nel mirino, in particolare, sarebbero finite posizioni e transazioni effettuate dalla sede di Zurigo di Morgan Stanley. Una parte del lavoro di «scavo» dei magistrati milanesi proviene dal materiale raccolto dai legali di Margherita e che non era stato ammesso nel procedimento torinese. Dunque quel che è uscito dalla finestra civile potrebbe rientrare dalla porta penale. E forse con i mezzi dell’inchiesta penale, e se la Svizzera collaborerà, si potrà capire una volta per tutte se quelle di Margherita erano ipotesi concrete, suggestioni o solo insinuazioni.
Quello che però il giudice di Torino ha stabilito è che Gabetti, Grande Stevens e Maron non sono mai stati i gestori del patrimonio personale dell’Avvocato, né prima né dopo la sua morte avvenuta il 21 gennaio 2003.
Mario Gerevini