Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 18 Giovedì calendario

DERIVATI, PRIMO PROCESSO. SONO QUATTRO LE BANCHE SOTTO ACCUSA PER TRUFFA – A

suo modo, è un «derivato» anche il processo alle banche per i «derivati»: il primo rinvio a giudizio di quattro grandi banche internazionali per truffa aggravata al Comune di Milano nella rinegoziazione nel 2005 del debito di Palazzo Marino con contratti per gestire il rischio di tasso d’interesse costruiti su strumenti finanziari agganciati a un valore che «deriva» da quello di attività sottostanti come valute, merci, titoli, indici. La campana del processo milanese suona infatti per analoghe inchieste giudiziarie che in 7 Regioni, 2 Province e 38 Comuni stanno sinora mettendo sotto indagine contratti di finanza «derivata» per un valore di 9,5 miliardi di euro, pari al 27% del debito degli enti locali negoziato in «derivati», pratica ormai vietata da metà 2008.
Il gip Simone Luerti ha dunque accolto la tesi del pm Alfredo Robledo, non nuovo a condanne-pilota come quella per corruzione internazionale sul programma Oil for Food dell’Onu o quella di Google (col collega Francesco Cajani) per violazione della privacy: nelle modalità contrattuali della rinegoziazione trentennale del debito, tra posizioni finanziarie squilibrate in partenza e commissioni bancarie non evidenziate, le tedesche Deutsche Bank e Depfa Bank, l’americana Jp Morgan e la svizzera Ubs avrebbero per il pm ingannato il Comune (con il concorso di due alti dirigenti comunali) procurandosi circa 100 milioni di profitti, corrispondenti ad altrettante perdite per il Comune.
Dal 6 maggio la quarta sezione del Tribunale processerà quindi le 4 banche (come enti in base alla legge 231) e 11 loro funzionari: Gaetano Bassolino, figlio del presidente uscente della Regione Campania, Matteo Stassano e Alessandro Foti per Ubs; Tommaso Zibordi e Carlo Arosio di Deutsche Bank; Antonia Creanza, Fulvio Molvetti, Simone Rondelli e Francesco Rossi Ferrini di JP Morgan; Marco Santarcangelo e William Francis Marrone per Depfa Bank. In più, anche se il Comune è parte lesa della truffa imputata alle banche, in concorso sono imputati l’allora direttore generale di Palazzo Marino, Giorgio Porta, ex assessore al Bilancio nella prima giunta Albertini, considerato fra i padri dell’operazione-derivati strenuamente difesa dall’ex sindaco anche quando nel 2007-08 il consigliere pd Davide Corritore presentò due esposti in Procura; e Mario Mauri, compagno di liceo di Albertini, dall’ex sindaco fortemente voluto prima nel cda dell’Aem e poi come consulente economico più ascoltato.
«Nessun inganno», sostiene Ubs; «le nostre argomentazioni fondate saranno dimostrate nel corso del processo», confida Deutsche Bank; «ci difenderemo con forza», assicura Jp Morgan; «sono estraneo a qualsivoglia ipotesi di illecito e non ho mai operato sui derivati», protesta Mauri. «Gli atti del Consiglio comunale – attacca il consigliere della lista Fo, Basilio Rizzo – dimostrano che chiedemmo, con emendamenti respinti dalla maggioranza, di non fare ciò che oggi la magistratura ritiene costituire possibili reati»; e il capogruppo pd Pierfrancesco Majorino chiede ai «sindaci Albertini e Moratti doverosa autocritica e puntuale ricostruzione dei gravi errori».
Ma Albertini insiste che «l’operazione in 4 anni ha fatto risparmiare 198 milioni al Comune», e ribadisce «la massima fiducia nelle persone che lavorarono con me», pur se «sul loro agire non posso dire nulla perché non sono mai entrato nei particolari delle loro responsabilità di gestione». Più cauto l’assessore al Bilancio della giunta Moratti, Giacomo Beretta: «Non avrei fatto una scelta che garantisce vantaggi immediati ma rischia di scaricare problemi sulle future amministrazioni: avrei chiesto più informazioni sugli scenari futuri e avrei cercato derivati più cautelativi».
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella