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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

MURATA NELLA CHIESA: «E’ ELISA CLAPS»

L’ultimo a vederla, dietro l’altare della Santissima Trinità, fu Danilo Restivo, che le aveva dato un insolito appuntamento in Chiesa: «C’erano pochissime persone e siamo stati insieme una decina di minuti. Poi Elisa mi disse che doveva vedere un’amica e se ne andò». Era mezzogiorno del 12 settembre 1993. Diciassette anni dopo Elisa Claps, che all’epoca aveva 16 anni, è stata ritrovata proprio dove era scomparsa: il corpo mummificato era murato in un angolo del sottotetto della Chiesa dove si accede attraverso un cunicolo. A dare l’allarme alcuni operai che stavano lavorando per riparare infiltrazioni d’acqua. Accanto ai resti un paio di occhiali, i sandali, una catenina e un orologio. Elisa era stata cercata con sofisticate apparecchiature anche in Chiesa, ma nessuno si era mai spinto fino a quel sottotetto.
«Solo l’esame del Dna potrà dirci se si tratta di Elisa Claps» sono le parole ufficiali del questore di Potenza, Romolo Panico. Ma è chiaro che gli investigatori sono certi di essere di fronte ad una svolta. Gli occhiali sarebbero stati riconosciuti, anche se non ufficialmente, dai familiari della ragazza. E gli abiti sarebbero compatibili con quelli che Elisa indossava al momento della scomparsa. La madre Filomena e il fratello Gildo sono sconvolti.
Da oggi la polizia scientifica e l’anatomo-patologo Francesco Introna, lo stesso medico legale già incaricato degli esami sui corpi dei fratellini di Gravina, cominceranno gli accertamenti: oltre al Dna dovranno tentare di chiarire la causa del decesso.
Ma chi ha nascosto Elisa Claps in quell’intercapedine del sottotetto? L’attenzione degli investigatori è tornata inevitabilmente su Danilo Restivo, all’epoca ventiduenne. Tanto che ieri ad affiancare i magistrati di Potenza c’erano i colleghi di Salerno, guidati dal procuratore Franco Roberti, che qualche anno fa avevano riaperto il caso. Restivo raccontò di aver girovagato da solo per la città dopo aver lasciato la chiesa e di essersi ferito in modo non grave alla mano sinistra entrando in un cantiere. Il referto dell’ospedale è delle 13.45. Come mai farsi medicare al pronto soccorso per un taglietto di un centimetro? «Mi fa impressione il sangue» si giustificò. Ma tra le 12 e le 13.45 c’è un «buco» enorme mai colmato perché non fu visto da nessuno in grado di confermare i suoi spostamenti. I magistrati non gli hanno mai creduto, ma in mancanza di altri elementi fu condannato solo per falsa testimonianza.
Restivo tentò di rifarsi una vita in Gran Bretagna, lontano dai sospetti che a Potenza non l’avevano mai abbandonato. Ma anni dopo finì anche nel mirino degli investigatori inglesi. Il 12 novembre 2002 (ancora il 12) venne seviziata e uccisa a Bournemouth, nel Dorset, duecento chilometri a sud di Londra Heather Barnet, una sarta di 48 anni. In mano aveva una ciocca di capelli non suoi. Danilo Restivo era il vicino di casa della donna: fu arrestato due volte e due volte rilasciato. Negò sempre tutto. La polizia inglese è stata spesso a Potenza per indagare sugli intrecci dei due delitti. E sembra, come hanno testimoniato cinque ragazze, che Restivo avesse il «vizio» di tagliare ciocche di capelli alle donne. Un altro mistero da risolvere.
Cristina Marrone