Gianni Trovati, Il Sole-24 Ore 18/3/2010;, 18 marzo 2010
AZIONE «PILOTA» DESTINATA A FARE SCUOLA
Sono in tanti a guardare con occhio interessato tutti i passi dell’inchiesta (e ora del processo) «pilota» in corso a Milano. I filoni d’indagine avviati dalla guardia di finanza sono 27, hanno messo nel mirino i contratti derivati di 45 enti territoriali per un valore complessivo che ormai sfiora i 10 miliardi.
Da Verona a Messina, da Torino alla Calabria più di un quarto del nozionale coperto dagli swap sottoscritti da sindaci e presidenti di provincia e regione in tutt’Italia è sotto inchiesta. La storia giudiziaria delle scommesse finanziarie degli amministratori locali, insomma, è solo all’inizio, e il prossimo capitolo potrebbe essere scritto ad Acqui Terme, l’unica inchiesta oltre a quella milanese già sfociata in un sequestro disposto dal gip.
Ventimila abitanti in provincia di Alessandria, la storia di Acqui è importante non tanto per le cifre in gioco, ma per i tanti parallelismi con la vicenda milanese. Tutto inizia a dicembre 2004, quando il comune sottoscrive tre collar swap (per un nozionale complessivo da poco più di 31 milioni) con Ubm, gruppo Unicredit. Come a Milano, anche ad Acqui la struttura dei derivati comunali non ha pace, e vede susseguirsi tra 2005 e 2006 altri tre contratti in sostituzione dei primi tre, con anche un cambio della guardia tra Ubm e la Hypo und Vereinsbank. Proprio alla Hvb la procura ha disposto il sequestro preventivo per 1,25 milioni ( unico caso dopo quelli milanesi). La differenza rispetto a Milano è nel perimetro delle indagini: sotto inchiesta non ci sono manager comunali, ma quattro funzionari di Unicredit e la banca nel suo complesso, per la norma sulla responsabilità amministrativa dell’impresa (Dlgs 231/2001). Nel mirino ci sono somme molto più piccole di quelle milanesi, ma in proporzione il peso degli illeciti potrebbe essere più consistente: a quanto risulta, infatti, il sequestro da 1,25 milioni è nato dal pricing delle tre operazioni originarie targate Ubm, ma riguarderebbe solo una frazione del danno perché secondo il gip il profitto illecito accumulato dall’istituto di credito arriverebbe a 2,4 milioni (cioè quasi l’8% del valore complessivo delle operazioni incriminate).
Quello di Acqui è solo uno dei tanti casi in Piemonte, regione ricca di primati in fatto di derivati degli enti pubblici. A Torino, per esempio, dalla procura della Corte dei conti è partital’indagine più ampia d’Italia in termini di valore dei contratti passati al setaccio, tre miliardi di nozionale nel portafoglio della regione, del comune di Torino e di altri enti della provincia. Al tribunale di Torino, poi, si è verificato il primo caso italiano di accertamento tecnico preventivo sul terreno dei derivati, che ha permesso a Tecnoparco del Lago Maggiore e Unicredit di chiudere ai preliminari un contenzioso su uno swap con un rimborso da un milione in favore dell’ente pubblico.