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 2010  marzo 18 Giovedì calendario

SCIENZE STATISTICHE, DALLA RICERCA IL RILANCIO DELL’ECONOMIA

Che il mondo stia diventando sempre più complesso è sotto gli occhi di ognuno di noi. Tutto interagisce con tutto attraverso una fittissima rete di azioni e di reazioni che ora si possono venire a conoscere e che quindi influenzano il nostro modo di pensare e di agire, in una parola la nostra vita. Grazie alle telecomunicazioni abbiamo infatti rotto tutti i vincoli del tempo e dello spazio, così che, per fare il più immediato degli esempi, il terremoto de L’Aquila, in casa nostra, e quello di Haiti, così lontano, vengono entrambi conosciuti pochi istanti dopo che si sono verificati, il che fra l’altro, al contrario di quello di Messina del 1908, ci consente di agire immediatamente.
 così che le informazioni si moltiplicano a dismisura; una quantità che aumenta a velocità incredibile, dalla difficilissima gestione resa peraltro possibile dalla straordinaria crescita dei calcolatori, di tutte le dimensioni e potenza, diffusi in tutto il mondo. Con Internet si ritrovano a formare una rete gigantesca che accumula a profusione e distribuisce a piene mani informazioni e dati di ogni genere e di qualsiasi natura: sanitari o meteorologici, economici o demografici, di psicologia individuale o collettiva, relativi all’agricoltura o alla pesca, al traffico automobilistico o aereo, e così via.
Queste informazioni vanno raccolte, convalidate, distillate, elaborate per farne uno strumento di conoscenza utile al singolo, sia che si tratti di un grande o un piccolo imprenditore, sia che si tratti di un uomo di governo di un grande Stato o di un piccolo comune. Ma anche del comune cittadino che da un lato deve stimare gli elementi fondamentali che guidano e regolano la sua vita e quella dei suoi figli e dall’altro deve valutare il comportamento e l’azione delle persone che lo governano. In questa situazione è la statistica la disciplina in grado di gestire la complessità, l’incertezza e la sterminata massa di dati e lo statistico il professionista che deve provvedere a tutto ciò. Essendo la statistica la bussola della conoscenza in tutti i campi del sapere, si ritrova ad avere due caratteristiche che la rendono straordinariamente affascinante e attuale: di avere ubiquità, nel senso che è idonea per la comprensione di gran parte degli eventi e delle cose della vita, e di essere unica nel suo tronco di base, nel senso che nel suo metodo e nella sua logica si ritrova una grande unitarietà di approccio e di trattamento.
E così che Hal Varian, capo degli economisti di Google, si sente di affermare che «il mestiere più ”sexy” nei prossimi dieci anni sarà quello di statistico, dal momento che … la capacità di acquisire ed elaborare dati costituirà un elemento professionale davvero importante». Sul Sole 24-Ore dell’agosto scorso Eliana Di Caro ha scritto che «chi è colto dalla classica incertezza post esami di maturità su cosa fare della propria vita, ha una risposta: iscriversi a statistica e contemplare la partenza per gli Stati Uniti. Dove i laureati in quella Facoltà li cercano come il pane e arrivano a guadagnare, al primo anno di lavoro, fino a 125 mila dollari». Ma non necessariamente bisogna andare fino negli States, visto che pochi giorni fa, sempre sul Sole 24-Ore, Gianfranco Rocca, vice-presidente di Confindustria, segnalava in una tabella che nel nostro Paese il massimo squilibrio fra domanda e offerta di laureati riguarda gli ingegneri (carenza di 13.600) e i laureati nel settore economico-statistico (carenza di 11.600).
Nel famosissimo Mit, il Massachussetts Institute of Technology, in particolare nel Centro per gli affari digitali, il direttore ha dichiarato che il maggior problema di avere a che fare con masse sterminate di dati è che, al di là dei calcolatori, occorre pur sempre l’abilità dell’uomo per usarli, analizzarli e dare loro un senso. Il che, parafrasando Pirandello, potrebbe tradursi in «un dato è come un sacco: vuoto non si regge». però proprio per alcune interpretazioni troppo ardite o troppo sciatte che si verifica una forte contraddizione fra l’eccitante pratica della statistica e la sua immagine pubblica abbastanza, o addirittura molto, povera. Spesso poi si ritrova anche una dissonanza fra la realtà disegnata dalla statistica e la percezione che se ne ha nel pubblico; il fatto è che molto spesso la statistica indaga sulla vita delle persone e quindi ogni persona tende a dare credito alla statistica solo quando il risultato che essa mostra si avvicina alla sua vita vissuta. E ancora, una complicata dissonanza si ritrova nella richiesta sempre maggiore di dati utili per la conoscenza e per la gestione e il governo della cosa pubblica e di quella privata e un sempre più frequentemente invocato diritto alla privacy per non dare o per dare in maniera oscurata le informazioni di base, dimenticando che non si possono avere statistiche se non si hanno informazioni fornite accuratamente da individui e imprese. Sono le informazioni a costituire la materia prima della statistica.
E certo, pensando a come la statistica viene utilizzata per analizzare e comprendere di tutto dal movimento delle stelle, dalla nascita alla morte delle persone ma anche delle aziende, alla valutazione dei sintomi di malattie, rare e non, alla analisi della equità dei giochi del lotto, alla scoperta della grave nocività del fumo di sigarette, e così via che si capisce come un famoso studioso inglese David Hand sia arrivato a sottolinearne l’ubiquità e quindi lo straordinario interesse che essa viene ad avere per le persone che hanno grande attenzione e curiosità per i fatti, e i misteri, della vita e di tutto ciò che la caratterizza, tanto da spingerlo ad affermare che la ”statistica è la più esaltante delle discipline”.
Alla luce di tutto questo, sarebbe davvero imperdonabile se con la riforma in corso nelle Università non si potenziasse la Facoltà di Scienze statistiche che nel nostro Paese ha grande forza e prestigio, anche internazionale, oltre che una lunga storia. Potenziando la Facoltà si perseguirebbe non soltanto un gran vantaggio culturale e scientifico, ma anche uno non minore per l’economia e la società del Paese, che di statistici ha, per l’appunto, grande bisogno.