Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 14/3/2010, 14 marzo 2010
I VETRI IMPENETRABILI DI OKI E LE PORCELLANE DI ITO ITSUKI
Bruno Munari, che vide per la prima volta le opere in vetro di Izumi Oki una quindicina di anni fa, ne restò affascinato. «Queste opere si guardano in altri modi», scrisse l’artista italiano. «Il materiale usato è trasparente e incolore, si vede attraverso, in certe opere si vedono forme sinuose che in realtà sono fatte di aria, vuoti d’aria che si percepiscono formalmente come un oggetto tridimensionale. Oki non usa materie opache, usa una materia invisibile fredda, il vetro in lastra. Compone dei plastici dove lo sguardo può penetrare all’interno e, addirittura vedere anche la parte opposta, è un altro modo di comporre e di percepire. Questa materia durissima, fredda e impenetrabile, permette di percepire l’esterno e l’interno di un’opera, la sua struttura, l’insieme degli elementi sempre trasparenti che la formano». Le opere di Oki si possono vedere accanto a quelle di un’altra artista giapponese, Ito Itsuki, alla quale è legata da una lunga esperienza di vita e di lavoro in Italia. Nella mostra, intitolata «La poesia della porcellana, l’anima del vetro» e aperta fino al 17 aprile presso l’Istituto Giapponese di Cultura (via Antonio Gramsci 74, tel.06.3224754, ingresso libero), i vetri di Oki sono esposti accanto alle raffinate porcellane di Itsuki, che esprimono poesia e sensibilità orientale, oltre a tocchi cromatici provenienti dal mondo della moda. Itsuki, che vive in Italia da trent’anni, ha infatti lavorato per lungo tempo a Firenze presso l’atelier di una famoso stilista ed è proprio lì che ha appreso l’arte di combinare i colori. Un’esperienza che ha poi trasferito nella pittura su porcellana, in decorazioni che richiamano la tradizione artistica e letteraria del Giappone. Adesso vive e lavora a Roma, mentre Oki gravita su Milano, dove è arrivata nel 1977 con una borsa di studio del Governo italiano e nel 1981 si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera. In mostra le opere delle due artiste si integrano in un connubio perfetto: i colori esplosivi delle piccole ceramiche di Itsuki dialogano con le grandi sculture che Oki ottiene dalle lastre di vetro, grandi e lievi al tempo stesso. E nelle loro trasparenze un po’ glaciali si specchiano i rossi, gli azzurri, i verdi e le superfici dorate delle porcellane, creando un gioco suggestivo di riflessi.