Annalisa Latatara, Il Tempo 14/3/2010, 14 marzo 2010
L’ABISSO VANACORE
annegato in un metro d’acqua Pierino Vanacore. La profondità del mare, a ridosso degli scogli di Torre Ovo, località costiera distante pochi chilometri dalla frazione di Monacizzo, è stata misurata ieri mattina dai sub del Nucleo Sommozzatori dei Carabinieri di Bari, più o meno alla stessa ora (poco prima di mezzogiorno) e nello stesso punto in cui è stato ritrovato il corpo senza vita dell’ex portiere dello stabile di via Poma, con una caviglia legata a una fune agganciata a un albero a pochi metri dalla riva.
Le condizioni meteo marine erano molto diverse rispetto allo scorso 9 marzo. Ieri non tirava vento e lo Jonio era una tavola. In una situazione più tranquilla (e di bassa marea), i militari hanno potuto verificare la profondità: un metro scarso. Il fondale molto basso aveva inizialmente fatto sorgere qualche perplessità sulla morte per annegamento, confermata dai successivi accertamenti e dall’autopsia. Ma Vanacore non voleva scomparire fra i flutti. Voleva che il suo cadavere fosse ritrovato, per questo ha scelto quel posto e prima di tuffarsi nelle acque gelide ha ingerito un anticrittogamico, stando alla ricostruzione degli investigatori, sciolto in una bottiglia d’acqua. Quel metro d’acqua, quindi, per lui era sufficiente per mettere in atto il suo piano e uscire definitivamente di scena tre giorni prima dell’udienza del processo a Busco, nella quale avrebbe dovuto testimoniare. Pochi giorni prima della sua morte a un edicolante di Torricella avrebbe detto: «Di questo passo mi portano al suicidio».
I sub dell’Arma, fra le alghe e gli scogli, hanno rinvenuto una dentiera che, da quanto si è appreso, era di Vanacore. Evidentemente, l’ha persa dopo il decesso e, malgrado la tempesta dei giorni scorsi, le correnti non l’hanno trascinata a largo. rimasta lì e i carabinieri l’hanno recuperata facilmente e posta sotto sequestro assieme alla sostanza chimica e ai biglietti lasciati da Vanacore, tre dei quali ritrovati nella sua vecchia Citroen Ax grigia parcheggiata sulla Litoranea Jonico-salentina e uno (una brutta copia incompleta dal contenuto analogo «vent’anni di torture») all’interno del garage a Monacizzo. La protesi sarà sottoposta ad analisi scientifiche per trovare eventuali tracce del diserbante diluito nella bottiglia d’acqua, parte del quale è stato sequestrato anche nell’abitazione. Non è stato trovato nient’altro sulla scogliera. Nulla che possa alimentare un’ipotesi diversa da quella del suicidio o meglio dell’istigazione al suicidio, stando al reato per il quale la Procura di Taranto ha aperto un fascicolo a carico di ignoti.
I rilievi effettuati ieri mattina sono stati disposti dal pm titolare dell’inchiesta Maurizio Carbone al fine di ricostruire con esattezza lo stato dei luoghi il giorno in cui Vanacore ha deciso di farla finita. Lo stesso magistrato inquirente ha disposto anche una perizia grafologica sui messaggi e molto probabilmente affiderà nei prossimi giorni l’incarico a un esperto che dovrà stabilire con certezza se siano stati scritti da Vanacore. Mentre le indagini proseguono, a Monacizzo, la piccola frazione di duecento anime di Torricella, distante solo pochi chilometri dalla costa, la casa di Vanacore, in vico Don Luigi Sturzo, è chiusa e sembra deserta. Da quanto riferito da alcuni vicini di casa, è inutile bussare. Dopo il funerale la moglie Pina De Luca e i figli si sono trasferiti temporaneamente da alcuni parenti nella vicina Sava, cittadina di origine e da qualche giorno anche dimora eterna di Pietrino.