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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

L’EUROPA HA AMMAZZATO LE FARFALLE

Li stiamo ammazzando tutti, lentamente, uno dopo l’altro. I boschi si svuotano, come i giardini e le paludi, la biodiversità diventa sempre più una biomonotonia. Nell’Europa che ama riempirsi la bocca con gli appelli allo sviluppo responsabile, un anfibio su quattro rischia di sparire perché l’ambiente sta mutando in modo radicale. Non solo. Fra poco potrebbe mancare all’appello l’11% degli scarafaggi, il 13% degli uccelli, il 15% dei mammiferi e il 19% dei rettili. E questo solo nel vecchio continente, una terra dove i carissimi estinti sono sempre più di casa.
Facile lanciare l’allarme, soprattutto dopo avere ammesso che il piano decennale 2010 per la biodiversità ha mancato i suoi obiettivi. Janez Potocnik, responsabile Ue per l’Ambiente, ricorda che «il futuro della natura è il nostro futuro; se lei fallisce, noi falliamo con lei». Belle parole, come sempre in questi casi. Toccano, soprattutto se accoppiate con la nuova Lista Rossa delle specie minacciate (allargata agli insetti) messa a punto dall’Iucn, l’unione internazionale per la conservazione, per conto di Bruxelles.
In genere colpisce la dimensione di chi scompare, il panda o la tigre bianca, bestie e carismatiche che fra poco potrebbero non essere più fra noi. Invece il declino è generalizzato, avverte Potocnik. «Dimentichiamo specie che rilevanti nonostante la taglia - assicura Jane Smart, direttore all’Iucn -. I lepidotteri, ad esempio, svolgono un ruolo cruciale come impollinatori dell’ecosistema. Se viene meno la loro presenza, si catena un meccanismo irreversibile e decisamente pericoloso».
Farfalle, dunque. E bruchi ancora prima. Ne abbiamo 431 specie in Europa, ma nel 31% dei casi la popolazione è in forte calo. L’urbanizzazione a Madera, ad esempio, ha fatto scomparire la cavolaia locale, sono vent’anni anni che non se ne vede più una. Farle sparire è un crimine, oltretutto 142 specie continentali sono un’esclusiva europea e il loro 15% è a rischio. Colpa dell’agricoltura intensiva, del turismo, del cambiamento climatico e degli incendi dolosi.
Stiamo perdendo per strada gli scarabei (7% a rischio di estinzione globale) perché il ciclo vitale degli alberi si è accorciato. Anche il 14% delle 130 specie di libellule europee, soprattutto nel sud dell’Ue. I presunti assassini sono già sul banco degli imputati, sono le estati sempre più secche e calde, l’inaridimento delle falde acquifere e la scomparsa delle zone umide.
Lunedì i ministri dell’Ambiente, «allarmati», hanno deciso di sostituire la loro disgraziata strategia decennale al 2010 con una nuova strategia decennale. La Commissione presenterà un nuovo percorso virtuoso e loro proveranno a seguirlo. «Sono solo parole - accusa il WWF - a meno che non si introduca la biodiversità in tutte le politiche e strategie comunitarie». Un bel sogno, su cui nessuno oserebbe però scommettere.