Maria Giulia Minetti, La Stampa 17/3/2010, pagina 9, 17 marzo 2010
HISTOIRE D’O DEL DIVINO MARTIRIO
Un’avventura atroce. «Se un giorno dovessi sparire» (La Tartaruga, euro 16,50), esordio choc della milanese Paola Dallolio, è il diario a posteriori di una seduzione «sacra» e ripugnante, una «Histoire d’O» inconsapevole e infinitamente più pericolosa perché sa di perdizione vissuta non di perversione immaginata. «Vissuta da molti - osserva la scrittrice -. pieno di personaggi come Gustave. Ho conosciuto tante persone che sono finite in mano a individui del genere».
Comincia con l’entusiasmo nevrotico del boy friend della protagonista, Maria: « l’uomo più meraviglioso che abbia mai incontrato, Gustave. Tu, amore, sei pronta a incontrarlo». Avviene l’incontro. Il boy friend è estasiato: «Eccolo, lo sguardo più denso d’amore che abbia mai visto». Maria non ci casca: «A me sembrava solo uno sguardo furbo». Punterà i piedi, la ragazza. Farà resistenza ai «miracoli» di Gustave, ma è proprio la sua resistenza a tradirla. Perché Maria resiste - sempre più debolmente - a sé, a quel sé che «vorrebbe» credere. «Ha dei buchi affettivi - spiega col suo linguaggio simpatetico l’autrice -. Il santone è atroce, però la carica. Lei è appena arrivata, diffida di lui. Ma lui la presenta ai seguaci come una persona speciale: «Dovete imparare a trattarla come un principessa...». E lei? «Lei, malgrado i sospetti, sente il suo malessere svanire. Quando mezz’ora dopo Gustave la fulminerà con uno sguardo gelido, ecco arrivare il senso di colpa: "Forse avevo disturbato...”».
In un’oscena parodia mistica, Gustave diventa per lei il dio che atterra e suscita, che affanna e che consola. Costretta a rinunciare al fidanzato, tagliata fuori dal gruppo dei discepoli («A nessun altro riservava un trattamento così duro, era il trattamento riservato alle anime elette»), sessualmente esaltata, continuamente messa alla «prova» («Ora, in presenza degli altri, non avrei potuto neanche più sollevare gli occhi dal pavimento. Era dura, ma ce la facevo, ero la migliore»), Maria è letteralmente pronta al martirio. Eccola, inconsapevole, sul luogo del sacrificio. Gustave e un discepolo la immobilizzano («Sono stato fin troppo buono con lei - spiega all’altro -. Ma lei, niente! giunto il momento di darle una lezione»). Pugni, altri pugni. Poi Gustave tira fuori un coltello. «Mi vuole ammazzare, pensai. D’un tratto mi sentivo euforica, avevo capito tutto. Era l’ultima prova...».
Ma non è la fine, è solo l’inizio del peggio: « proprio nel continuo rilancio dell’abuso da una parte, della volontà di sopportarlo dall’altra che sta la chiave di un rapporto del genere. Maggiore il dolore maggiore l’estasi». Perché ha scritto questo libro, signora Dallolio? «Perché l’humus dove crescono i Gustave è fertile, l’enorme territorio senza regole abitato da pranoterapeuti, guaritori, yogi, "illuminati", massaggiatori "orientali", mercanti di spiritualità vari... Nessuno che vi si avventuri è al riparo».