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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

LA RIVOLTA DEGLI SCACCHISTI ANCHE KARPOV CONTRO PUTIN

Il Re bianco e il Re nero giocheranno insieme, o comunque contro gli stessi rivali. Anatolij Karpov, il più sovietico dei campioni del mondo di scacchi ha annunciato la sua mossa a sorpresa.
Entrerà in rotta di collisione con il governo, finendo per seguire l´esempio del suo antico rivale Garry Kasparov, ribelle per carattere e per stile di gioco, ormai da anni tra i leader dell´opposizione a Putin e al suo Partito.
Per entrare nella partita contro i notabili di Mosca, Karpov ha scelto la sua tattica preferita, quella che gli esperti chiamano "di pressione posizionale", senza impennate ma dritta all´obiettivo. Lo ha fatto annunciando la sua candidatura alla presidenza della Fide, la potentissima Federazione internazionale degli Scacchi, attualmente retta da un pupillo di Putin come Kirsan Iljumzhinov, presidente della repubblica autonoma della Calmucchia. Il primo effetto sconcertante è che una bandiera come Karpov sarà sostenuto da federazioni straniere come quelle di Francia, Germania e Spagna e avversato da quella russa schierata con il leader calmucco.
Kirsan Iljumzhinov gode a Mosca di appoggi insospettabili e soprattutto governa la sua povera repubblica sulla riva nord ovest del Caspio con metodi che sfiorano la caricatura. Arricchitosi con le privatizzazioni eltsiniane è al potere dal 1997 dopo aver vinto le elezioni con la promessa (mai mantenuta) di regalare un cellulare ad ogni pastore. Nel 2004, Mosca gli ha risparmiato lo sforzo di inventarsi nuove promesse decretando che i Presidenti delle repubbliche autonome sarebbero stati da allora in poi nominati direttamente dal Cremlino senza passare dal voto. Iljumzhinov ha due fisse: il buddismo e la scacchiera. Per il buddismo, che un tempo era la religione ufficiale della Calmucchia, ha costruito templi e statue giganti. Per gli scacchi, nei quali vanta il titolo di Gran Maestro, ha letteralmente svenato l´economia del suo paese. Il monumento alla eccentricità senza limite di spesa è la Citta degli scacchi. Un villaggio fantasma di pretenziose villette a forma di alfiere, regina o pedone, che sorgono mai utilizzate su una collina dal suolo friabile.
Mettere in dubbio la credibilità di un simile personaggio nonostante le sue protezioni è certamente una sfida politica. E dire che negli anno 70 e 80 il supercampione aveva incarnato l´ortodossia sovietica prima contro il dissidente Korchnoj fuggito in Francia, e poi contro l´irrequieto e poco controllabile Kasparov. Battaglie memorabili quelle delle tre K. Per gli appassionati di scacchi e non solo. Reduci dalla imbarazzante sconfitta di Boris Spasskij con Bobby Fischer in Islanda nel ”72, il governo sovietico usò tutti i mezzi per ripristinare la sua leadership in uno sport che resta il più amato dei russi. Il giovane Karpov venne allenato politicamente dall´allora capo del Kgb Yurij Andropov , futuro segretario del Pcus. E per vincere furono usati tutti i metodi: visite notturne del kgb nelle stanze da letto di Korchnoj e signora per spargere virus e batteri, furgoni carichi di tecnologie per spiare gli allenatori di Kasparov, fino alla protervia dell´ interruzione di un match a rischio. Accadde nell´85 quando un incontro cominciato con un 5 a 0 per Karpov aveva improvvisamente cambiato trend. Lo sfidante Kasparov aveva rimontato tre partite e il campione sembrava in difficoltà. Fu allora che, senza alcun pudore, il presidente della Fide, il sovietico Karpomanov, decise che il match andava troppo per le lunghe e che si doveva finire lì: Karpov restava campione. Roba passata. Vent´anni dopo la fine dell´Urss, il rappresentante dell´ortodossia è rimasto a lungo sulle sue, poi ha cominciato a prendere le distanze dal governo attuale fino al gesto di ieri che apre una nuova strada. Come direbbe il suo rivale Kasparov, che analizza scacchisticamente ogni cosa: è sempre stato un po´ lento nelle aperture.