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 2010  marzo 17 Mercoledì calendario

[Riassunti, due articoli Stasi] «Manca il movente del delitto». Ecco perché fu assolto Stasi Il giudice Stefano Vitelli ha assolto Alberto Stasi dall’accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto di tre anni fa a Garlasco

[Riassunti, due articoli Stasi] «Manca il movente del delitto». Ecco perché fu assolto Stasi Il giudice Stefano Vitelli ha assolto Alberto Stasi dall’accusa di aver ucciso la fidanzata Chiara Poggi il 13 agosto di tre anni fa a Garlasco. La sentenza è stata espressa con formula dubitativa, motivata ora con «un quadro istruttorio contraddittorio e altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputato oltre ogni ragionevole dubbio». Il processo è quindi chiuso in primo grado. Per il giudice ci sono solo due indizi certi, ma sono entrambi carenti: l’impronta digitale sul sapone nel bagno in cui è entrato l’assassino (che però potrebbe essere stata lasciata dal ragazzo prima del delitto) e la presenza del dna di Chiara sulla bicicletta di Alberto, ma non è dimostrabile che il dna è riferibile al sangue di Chiara. Il giudice ha anche stabilito che l’ora del delitto sia da individuarsi nella prima mattinata dopo le 9.12 (orario della disattivazione dell’antifurto), e non dopo mezzogiorno come sostenuto dal pm. Ma Stasi ha acceso il pc alle 9.35, avrebbe quindi avuto solo 23 minuti a disposizione. L’alibi di Alberto infatti rimane un punto fermo: dalle 9,35 alle 12,20 del giorno dell’omicidio il pc portatile del ragazzo era in attività: prima per guardare immagini pornografiche e poi per lavorare alla tesi di laurea. Il ragazzo ha voluto tener nascosta la visualizzazione di contenuti hard, un atteggiamento incompatibile con lo scopo di precostituirsi un alibi, che richiede invece un’attività che si possa ostentare. Anche il fatto che le suole delle scarpe Lacoste di Stasi non si siano macchiate di sangue camminando sulla scena del delitto non costituisce un indizio: quelle dei carabinieri sono risultate pulite ed inoltre le Lacoste sono state sequestrate dagli inquirenti in ritardo. C’è poi la testimonianza di una vicina che dice di aver visto una bicicletta nera da donna davanti al cancello di casa Poggi, mentre quella di Alberto è bordeaux e da uomo. Il giudice sostiene che quella bici nera potrebbe essere del vero assassino. Infine, l’eventuale visione da parte di Chiara delle immagini porno nel pc di Alberto la sera prima del delitto non rappresenta un movente: l’accesso «scorretto» al computer da parte dei carabinieri ha infatti cancellato la cronologia degli eventi. [riassunto] Il paradosso di Alberto. L’alibi dele foto segrete L’ossessione morbosa per l’hard di Alberto Stasi (che aveva nel suo pc 156 mila file pornografici) avrebbe dovuto incastrarlo, invece il paradosso ha voluto che fosse la sua vergogna a scagionarlo. Il giudice infatti sostiene che se Alberto fosse stato l’assassino avrebbe fatto valere immediatamente il suo alibi - l’aver guardato filmati porno appena sveglio. Invece non lo disse per pudore, e ci sono voluti mesi per far emergere le tracce di quella visione. Se Stasi avesse voluto crearsi un alibi, non si sarebbe certo dedicato, dopo aver ucciso la sua fidanzata, a un’attività di cui poi vergognarsi. La presunta precisione scientifica del riscontro informatico ha assunto toni comico-grotteschi quando si è saputo che i carabinieri, andando a rovistare dentro l’hard-disk di Stasi hanno cancellato ogni traccia: i 39 mila accessi hanno fatto sparire il 74 per cento dei materiali visibili. Insomma, il caso Garlasco è l’unica sommatoria di cifre altissime (156 mila file + 39 mila accessi + 857 giorni di attesa dall’omicidio alla sentenza + una richiesta di condanna a trent’anni + migliaia di sopralluoghi, perizie, controperizie e simulazioni) con risultato pari a zero.