Massimo Lugli, la Repubblica 17/3/2010, 17 marzo 2010
ROMA - «Hai un karma da zoccola». Cinque parole che la dicono lunga sul "Settimo Saggio". Un mix di violenza, volgarità, turpiloquio, filosofia orientale mal digerita
ROMA - «Hai un karma da zoccola». Cinque parole che la dicono lunga sul "Settimo Saggio". Un mix di violenza, volgarità, turpiloquio, filosofia orientale mal digerita. Un ritratto a tinte fosche quello di Danilo Speranza, così come emerge dall´ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip Cecilia Angrisano. Un ragazzo di borgata che si scopre la vocazione del guru, apre una palestra di Yoga del popolare quartiere di San Lorenzo, dilaga in una serie di attività economiche che spaziano dalla spedizione all´ingrosso di carta e cartoni alla "libera ricerca interiore", dalla progettazione di un macchinario da 19 mila euro che trasformerà l´immondizia in cibo a una comunità di recupero per tossicodipendenti. Una personalità carismatica, invadente, opprimente che assoggettava uomini e donne costringendoli a diventare, in tutto e per tutto, gli schiavi senza volontà e senza reazioni dell´"Illuminato". Al centro dell´indagine, l´odissea di due adolescenti cresciute nella comunità "Maya Re". Oggi hanno 14 e 16 anni e sono state, sistematicamente, violentate dal 2006 al 2008 dallo "zio Danilo". Una è figlia di una donna marocchina che ha trovato il coraggio di raccontare il suo calvario: «Sono stati dodici anni di terrore». «Le minori sono vissute, come le loro madri, all´interno della comunità - scrive il magistrato - sono prive di padre e sono state cresciute nell´idea che Danilo Speranza fosse un maestro di vita e avesse un´autorità indiscussa nei loro confronti e in quelli delle persone a loro più care. Hanno avuto con l´indagato un rapporto di costante frequentazione e familiarità, rinforzato dalla rilevanza che tutti gli adulti di riferimento davano alle indicazioni da lui provenienti». Schiave in un mondo di schiavi. Anche nel pensiero. Una delle ragazze, brutalizzata a 11 anni «racconta del ruolo di severo educatore che Zio Danilo aveva avuto fin dalla più tenera infanzia, con legittimazione anche a impartire punizioni corporali e la pretesa che lei gli riferisse tutto ciò che pensava e faceva». Quando la ragazzina ha le prime mestruazioni il "Settimo Saggio" pretende che si confessi con lui «avviando conversazioni sul sesso in cui insistentemente le chiedeva se si masturbasse e diceva di credere che il padre l´avesse violentata fin da piccolissima e di voler controllare se fosse ancora vergine». Segue un agghiacciante elenco di abusi sessuali e di stupri, spesso descritti con le «espressioni volgari e spesso offensive» usate dal santone. La minaccia è sempre quella dell´espulsione dall´organizzazione, unico punto di riferimento per le due, giovanissime vite. Basta una sigaretta e il guru, che per il fumo ha una vera ossessione salutista, urla e alza le mani. Una viene cacciata e si rifugia dalla madre che, a sua volta, reagisce picchiandola. «Segue la capitolazione della vittima che supplica Danilo di riammetterla nelle sue grazie e viene riaccolta a condizione di fare, da quel momento in poi, tutto quello che avesse voluto. Riprendono perciò i rapporti sessuali e le paternali sul brutto karma e l´abitudine dannosa del fumo». Il Dna del santone sarà una terapia contro il karma negativo. Quando una delle adolescenti stringe un legame con un coetaneo, il "Settimo Saggio", all´inizio, fa finta di niente, poi torna alla carica con violenza: minaccia di cacciarla e «ignora palesemente la ragazza fino a che lei non chiude la relazione». All´allieva "redenta", Speranza si rivolge così: «Era ora che lasciassi quello scimmiotto decerebrato. Hai visto che ti sei abbassata di livello a stare con uno del genere? Allora che volemo fa? Vuoi rimanere di così basso livello o decidi di crescere e diventare qualcuno nel mondo?». Quando le ragazze riescono a sfuggire alla prigionia, Danilo Speranza cerca di scampare alla tempesta incombente. Offre, attraverso un´adepta, un risarcimento di 45mila euro alla madre di una delle ragazzine, che rifiuta, poi cerca di costruirsi un "alibi" medico quando, nell´agosto del 2009, tenta di dimostrare che soffre di una grave disfunzione erettile (circostanza che verrà smentita dalle vittime e dalle donne con cui ha avuto rapporti). Alla fine, sull´orlo del baratro, tenta di farsi assegnare un ruolo di diplomatico in alcune ambasciate. Eppure il profilo dell´"Illuminato" non si può limitare alla squallida figura del maniaco sessuale. Il "guru di San Lorenzo" ha sicuramente una mente poliedrica capace di formulare progetti che andavano dai corsi di yoga nel carcere di Rebibbia alla scuola di arti marziali, dai progetti per minorenni alcolisti e disabili all´attività nell´Associazione musulmani italiani (dove, pare, aveva avuto rapporti con un iraniano poi condannato per traffico d´armi che presentava come il suo segretario). Gli inquilini di San Lorenzo descrivono un signor Nessuno in giacca e cravatta che usciva col cane e salutava tutti. Molti adepti sono ancora disposti a difenderlo a spada tratta. La segretaria, al telefono, taglia corto: «Lasciateci stare». Corriere della Sera ROMA’ Hanno vissuto gli stessi abusi. Lo stesso incubo. Come sorelle. Oggi una ha 17 anni, figlia di un’immigrata marocchina, l’altra 16, ma all’epoca dei fatti, il 2006, erano molto più piccole. Vittime dello «zio Danilo», in una sede dell’associazione a Mazzano Romano. I loro racconti mettono i brividi. «Mi toccava il seno – ricorda la prima ”, io restavo paralizzata, non capivo cosa stava accadendo. Lui mi diceva di stare tranquilla, perché era il mio padrone e non mi avrebbe fatto male, anzi mi avrebbe fatto stare bene». E ancora: «Tentavo di sottrarmi, ma ero bloccata dal suo peso, non riuscivo a parlare. Quando tutto è finito, ho pianto chiusa nella mia stanza». Per il gip Cecilia Angrisano una delle ragazze ha raccontato «del ruolo di severo educatore che "zio Danilo" aveva avuto nella sua vita, fin dalla più tenera infanzia, con legittimazione anche a impartirle punizioni corporali e la pretesa che gli riferisse tutto ciò che pensava e faceva, e di come quando era undicenne, e aveva iniziato ad avere le mestruazioni, aveva preteso che si confessasse con lui, avviando conversazioni private sul sesso». «Mi diceva – racconta ancora la diciassettenne – "Se non vieni da me stanotte, tua madre ti riporta in Africa". Ero spaventata e irrigidita, una sera di fine agosto 2006, quando sono entrata nella sua stanza. Lui si è arrabbiato, perché diceva che dovevo stare tranquilla. "Continua così - ripeteva - aspettiamo un po’ di tempo, vedrai che poi per te sarà una cosa normale"». Violenze sessuali e fisiche. Come quando la sedicenne è stata schiaffeggiata dal guru davanti a sua madre perché aveva avuto «un’esperienza sessuale con un coetaneo». Per riparare doveva sottoporsi all’ «esperimento unico» per modificare il suo «karma». Abusi subiti anche proprio dalla madre della marocchina, che nel 2004 ha raccontato di aver avuto rapporti con Speranza nella sua casa «vicino alla Centrale del Latte». Ma alle sue resistenze, in auto, si era sentita rispondere dal guru: «Se non cedi, resterai per sempre araba». Le storie delle due ragazze si intrecciano pure l’anno successivo. Una capisce che anche l’altra viene violentata: «Avevo cominciato a sospettare ciò durante le vacanze, perché sul pigiama che la mia amica indossava al mare sentivo l’odore tipico di Danilo, facilmente riconoscibile e a me sgradito, in quanto non lavandosi quasi mai e usando anche profumi intensi di erboristeria, è particolarmente forte». Le ragazze dovevano mantenere il segreto oppure il guru «le avrebbe cancellate dall’universo». Alla fine, però, le giovani vittime si sono ribellate, al punto che lo stesso Speranza, ormai consapevole di essere sotto inchiesta, ha cercato di convincerle a ritirare la denuncia. Senza sapere che la sedicenne aveva un registratore nascosto sotto i vestiti: «La storia è andata avanti tre anni – diceva il guru – ma il karma non esiste in questa cultura: se stavamo in India allora poteva pure essere che c’era un discorso che se poteva fa’, anche perché lì le ragazze se sposano appena te vengono le mestruazioni, purtroppo siamo in Italia e devi arriva’ a 18 anni». Parole, e anche sms, cadute nel vuoto.