Varie, 17 marzo 2010
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Hansen James
• E. Denison (Stati Uniti) 29 marzo 1941. Fisico. Dirige le simulazioni computerizzate del clima al Goddard Institute for space studies di Manhattan (Nasa) • «[...] il più celebre climatologo del mondo, padre degli studi sull’’effetto serra” [...]» (Gabriele Beccaria, ”La Stampa” 17/3/2010) • Nel 1988 «[...] testimoniò davanti al Senato degli Stati Uniti e lanciò l’allarme sull’effetto serra e sui pericoli che correvano il mondo e le future generazioni. Quel giorno [...] presentò un documento che si sarebbe rivelato ”profetico”, e cambiò l’agenda della politica americana spiegando che il riscaldamento globale del pianeta non era una fantasia di ultrà ambientalisti ma una minaccia reale e chiese di agire subito per evitare ”una tempesta perfetta irreversibile”. Quel giorno un dibattito tra studiosi ed ecologisti diventò per la prima volta in America un titolo di prima pagina sui giornali. [...]» (Mario Calabresi, ”la Repubblica” 24/6/2008) • «[...] Fino al 2004 Hansen era molto stimato alla Casa Bianca. Fu persino invitato un paio di volte dal vicepresidente Dick Cheney per alcune riunioni sui cambiamenti del clima. Ma [...] si lamentò pubblicamente, in un discorso all’università dell’Iowa, per le pressioni del governo subite dai ricercatori e annunciò - pur non avendo mai avuto un ruolo politico - il suo voto a favore del democratico John Kerry. I repubblicani se lo legarono al dito. [...] Hansen tornò alla carica: in un discorso del 6 dicembre 2005 alla American geophysical union ammonì che senza una leaderhsip degli Stati Uniti i cambiamenti climatici avrebbero trasformato la Terra in ”un pianeta diverso”. Una settimana dopo, il 15 dicembre, informò il pubblico che, secondo i rilevamenti meteorologici della Nasa, il 2005 era stato l’anno più caldo in almeno un secolo, probabilmente a causa dell’effetto serra. Di qui il tentativo delle gerarchie della Nasa di mettergli il bavaglio, imponendo un esame preventivo da parte dell’ufficio stampa di tutti i suoi articoli e dei comunicati messi sul web, oltre a nuovi limiti per le interviste alla stampa. [...]» (Arturo Zampaglione, ”la Repubblica” 30/1/2006) • «La nuova religione catastrofista che ha trovato in Al Gore il pontefice massimo ha anche un custode della fede. Colui che ha aiutato l’ex vicepresidente americano a mettere insieme i pezzi della sua propaganda è James Hansen [...] Quinto di sette figli di un contadino dell’Iowa, Hansen è entrato alla Nasa grazie ai suoi studi su Venere. Negli anni Ottanta la conversione arriva insieme con il dono di profetare sventure: Hansen previde il riscaldamento terrestre diventando – soprattutto a livello mediatico – ”uno dei più eminenti climatologi”. Hansen incarna l’ortodossia catastrofista nella sua forma più esasperata: ammantate di alone scientifico, le sue previsioni superano di gran lunga quelle pur drammatiche di Al Gore. L’Ipcc dice che i mari saliranno di un metro? Lui rilancia con sette. Il mondo si aspetta che il summit sul clima di Copenaghen salvi il mondo? Lui si augura che fallisca perché non è sufficiente a risolvere il problema, soprattutto dal punto di vista economico. [...] è tra i maggiori opinion leader dell’ideologia che addossa tutte le colpe all’uomo per i cambiamenti climatici. Pur avendo preso diverse topiche, la sua posizione resta salda: Hansen è in effetti l’eminenza grigia della campagna mediatica di Al Gore, nota perché spesso ricca di inesattezze scientifiche (anche un tribunale inglese ha vietato la proiezione del suo film premio Oscar nelle scuole). [...] il suo ex capo, lo scienziato dell’atmosfera John S. Theon, disse che il suo dipendente ”imbarazzava la Nasa con le sue allarmanti dichiarazioni sul clima”. Theon [...] si rammaricava che Hansen non fosse mai stato ”imbavagliato” anche se violava la posizione ufficiale della stessa Nasa: ”Noi non sappiamo abbastanza per prevedere il clima e l’effetto dell’uomo su di esso”, ha dichiarato Theon. Ma alla storia è passata un’altra versione. Hansen è stato il primo a parlare di global warming davanti al Congresso americano, nel 1988. Ecco perché è conosciuto come ”il padrino del riscaldamento globale”. Da allora, con intelligenza, è riuscito a creare una vera e propria frenesia mediatica con allarmi spaventosi, richieste di processi ai danni di chiunque lo criticasse e la sua mania di persecuzione nei confronti di Bush, colpevole di averlo zittito (si noti che in quel periodo Hansen ha fatto 1.400 interviste per parlare del suo lavoro). ”Il clima è vicino al punto di non ritorno, c’è spazio per effetti irreversibili”, scriveva a gennaio 2009. Come molti altri scienziati del suo calibro, ha da tempo preferito l’attivismo alla ricerca silenziosa: ” un attivista politico che distribuisce paure”, ha detto il fisico e astronauta Walter Cunningham, lamentando come la Nasa non sia più in prima linea a cercare prove scientifiche per calmare l’isteria ma sia stata ormai ”catturata dalla scienza politicizzata”» (’Il Foglio” 17/12/2009).