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 2010  marzo 14 Domenica calendario

VIRNA LISI - E’

la prima cosa che pensi, la prima cosa che ti chiedi quando te la trovi davanti: ma come fa? Come fa Virna Lisi ad avere settantadue anni e a mantenere intatto il suo fascino, la sua grazia, la sua bellezza leggendaria? Sorride e si schermisce la signora, seduta nel sontuoso salotto della sua villa con giardino e piscina hollywoodiana in zona Camilluccia. Sorride - appartata e protagonista - fra le sue orchidee, i suoi argenti, i suoi tre cani, le tante foto di nonna felice con schiera di tre nipoti tutti maschi. «La bellezza all´inizio della carriera è una benedizione. Sarei una bugiarda a dire che non mi ha aiutato. Ma poi diventa una responsabilità. Man mano che passano gli anni ti chiedi: che ne sarà di me? E questo terrore di diventare brutta, di perdere quello che hai, ti dà un´angoscia...».
La prospettiva appare veramente lontana. «Diciamo che madre natura è stata generosa. Le cose basilari hanno retto, fortunatamente ho gli zigomi alti, non ho mai avuto il doppio mento. Insomma, ho qualche ruga, ma ci si può stare. Invece quando mi guardo intorno vedo certi scempi fatti dai chirurghi plastici. Capisco rifarsi il seno, ma la faccia! Sì, io ho avuto fortuna. Anche perché non faccio niente per mantenermi in forma, e sono anche una gran mangiona. Certo, quando devo girare, quindici giorni prima rinuncio alla pasta e al pane, ma dopo riprendo a mangiare come prima. E invece ci sono tante donne giovani che fanno sacrifici incredibili per essere belle. Mi fanno molta tenerezza».
Con quella bocca può dire ciò che vuole. «Lo slogan funziona ancora, ancora qualcuno se lo ricorda, e sono passati quarantacinque anni! La pubblicità di oggi la trovo un po´ noiosetta. Tutti questi spot martellanti uno dietro l´altro: alla fine non ti rimane niente. Carosello raccontava delle storielline mai banali, con sceneggiature carine, meglio di certi brutti film».
La bellezza come fortuna ma a volte anche come ingombro: «Ho sempre dovuto imbruttirmi per recitare i ruoli migliori. Nel cinema c´è questo pregiudizio che una donna bella difficilmente reciterà bene un ruolo drammatico. Quando impersonai la sorella di Nietzsche in Al di là del bene e del male, la Cavani me lo disse con franchezza: Virna, come temperamento ci siamo, ma ti devi imbruttire. Nella Regina Margot mi avevano addirittura messo delle protesi sulla fronte, e un corsetto per gonfiarmi il punto vita con delle stecche che mi lasciavano delle scie sanguinolente. Per La Cicala Lattuada mi obbligò a ingrassare almeno sette chili».
Ogni ruolo l´ha recitato con naturalezza. « un po´ come se fossi nata con la macchina da presa addosso. Più me l´accostano alla faccia, più me la mettono vicina, più io mi sento protetta, sicura, fiduciosa, fin dal giorno del debutto, quando avevo solo quattordici anni e mezzo. E ancora oggi so che la macchina da presa mi ama, e dunque mi protegge. Lo sento: è come se dentro quella cosa nera ci fosse un vero occhio, un cervello».
Quanto c´è di studio e quanto di istinto nel suo lavoro? «Beh io sono tedesca, perfezionista, di una precisione implacabile, mi preparo molto anche per rispetto verso gli altri, pretendo da me disciplina e rigore. Ma quando la preparazione è eccessiva può fare ombra alla spontaneità. una questione di equilibrio». Lattuada, Comencini, Risi, Germi, Monicelli, Bolognini, Maselli, Losey: quale regista ha lasciato in lei la traccia più profonda? «Forse Germi. Mi metteva una soggezione terribile. Mi diceva tre parole in tutto, non di più, masticando il sigaro, ma mi trasmetteva una tale forza... Sentivo se sbagliavo oppure se lui era contento senza che lui aprisse bocca. Pensare che io ero così scettica sul mio personaggio in Signore e signori, non volevo farlo, mi sembrava una deficiente, una talmente stupida. E invece è così tenera: un´ingenua. A pensarci bene uno dei miei ruoli preferiti».
In realtà le commedie, soprattutto quelle di gran cassetta girate a Hollywood, a suo parere non ti lasciano niente, acqua fresca: «Sì, ben scritte, ben confezionate. Ma io preferisco i ruoli drammatici. Molto più intensi. Sognerei di impersonare Caterina di Russia, ma non lo produrrà mai nessuno perché costerebbe troppo. Ma vorrei anche portare sullo schermo i drammi di una donna qualunque, una donna di oggi. E non faccio molta differenza fra il cinema e la fiction. La fiction non è di serie B rispetto al cinema: è sbagliato pensarlo. Anzi, c´è molto cinema brutto che è assai peggio delle fiction televisive. Io poi vengo da successi come Una tragedia americana, 1962, regia di Anton Giulio Majano: si fermava l´Italia...».
Fu quando le proposero di girare Barbarella, ruolo poi andato a Jane Fonda, che decise di fuggire da Hollywood, dove l´avevano lanciata come la nuova Marilyn Monroe: «Mi tenevano prigioniera in una gabbia d´oro. Ville da sogno, limousine, servitù ma anche tante imposizioni e proibizioni. Senza il permesso della produzione non potevo neanche uscire da casa. Io me ne fregavo e andavo a fare la spesa al supermercato». Erano gli anni in cui Playboy continuava a proporle di posare nuda: «Mai preso in considerazione. Per rispetto verso me stessa, verso mio marito, verso mio figlio che aveva tre anni, verso i miei genitori. Sarei morta di vergogna».
In un´età in cui solitamente un´attrice tira i remi in barca, oggi Virna Lisi sembra oberata di lavoro e di proposte: «Non me le vado certo a cercare, anche perché recitare è faticoso. Poi mi viene anche rabbia quando vedo che la mia ultima fiction, Caterina e le sue figlie 3, ha subito una controprogrammazione micidiale: tutti i mercoledì le partite di calcio, poi addirittura Sanremo...».
Certo non ha nulla della diva: «Una parola che solo a sentirla mi dà l´allergia. Non ho mai fatto capricci, non mi sono mai atteggiata. Spenti i riflettori, finito il mio lavoro, io sono sempre tornata alla mia vita normale, alla mia famiglia. Come dice la canzone, tutto il resto è noia. Ho sempre odiato la mondanità, le feste, il presenzialismo. Mai fatto comunella con gli attori, e ho recitato con i più grandi. Ma siccome io non so scindere l´attore dall´essere umano, se qualcuno non mi piace dal punto di vista morale, difficilmente mi interessa, non lo considero». Con le dovute eccezioni: «Jack Lemmon per esempio era un uomo straordinario, intelligente, onesto, gentile, divertente. E anche Marcello Mastroianni: una persona di grande umanità e generosità».
Il fatto che non frequenti il suo ambiente non significa che non vada al cinema, tutt´altro. «Fosse per me vedrei anche tre film al giorno. Quelli che mi sono piaciuti di più quest´anno sono Il nastro bianco e Il concerto. Bellissimo, qualche tempo fa, Le vite degli altri. Ma perché in Italia non riusciamo più a fare grandi film? Solo robetta».
Fra le sue colleghe giovani ne segnala due: «Bianca Guaccero mi pare molto brava, soprattutto in Assunta Spina: gran temperamento, grande grinta. Apprezzo anche Micaela Ramazzotti, tutto un altro genere: tenera, dolce; l´ho vista nell´ultimo film di Virzì, che mi è piaciuto come tutti i suoi film».
Quanto conta nella vita e nel lavoro avere senso dell´umorismo? «Tantissimo. Ti aiuta a campare molto meglio, peccato che sia una dote così rara, non esiste quasi più. Dici una battuta e chi hai di fronte magari non la capisce, oppure si offende. Allora è meglio lasciar perdere».
Che origine ha il nome Virna? «Se lo inventò mio padre quando andò a denunciarmi all´anagrafe. Lui voleva chiamarmi Siria, ma era il nome di un paese non amico, eravamo in guerra e non glielo consentirono. Così su due piedi si inventò Virna. Poi abbiamo scoperto che è un nome russo, significa fedeltà».
Vede molti film ma guarda pochissimo la televisione, tendenzialmente documentari storici. Mai visto un reality in vita sua: «Non chiedetemi troppo». La politica la segue in modo distratto, attraverso i tg: «Mi innervosisce. Li metto tutti sullo stesso piano: non mantengono le promesse, si contraddicono, cambiano bandiera, cambiano idea. E invece di costruire distruggono, demoliscono, sanno solo criticare l´avversario».
Arriva un cameriere filippino in livrea bianca con un vassoio di bevande. L´occhio corre al grande giardino ultracurato al di là dei finestroni sui cui davanzali sono allineate le orchidee: «Le faccio fiorire tutto l´anno. Bisogna annaffiarle con l´acqua piovana, e dargliela da sotto. Io ci parlo, con le piante. Nella mia vita il giardinaggio occupa un posto speciale. Mi occupo non solo del giardino, ma anche dell´orto, del frutteto. Poto gli alberi e le siepi con le mie mani fino a rovinarmele, ed è un lavoro che dura quindici giorni. Mi piace immensamente seminare, vedere crescere le piante, proteggerle d´inverno. una passione che ho ereditato da mio nonno, il padre di mio padre, che era capo giardiniere e curava le ville più belle delle Marche».
Grande contatto con la natura, nessun contatto con la tecnologia. Virna Lisi tiene in mano un telefono cordless e ha difficoltà a metterlo correttamente sulla sua base: «Non c´è niente da fare, sono negata. Anche col cellulare ho parecchi problemi, non so memorizzare i numeri e se mi arriva un messaggio non so come si fa a leggerlo. Il computer? Non so neanche come si accende. Qualche anno fa mio figlio me ne regalò uno ma dopo quindici giorni gli ho detto: tesoro, fammi questa cortesia, riprenditelo che mi ingombra la scrivania».