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 2010  marzo 14 Domenica calendario

VERO CODICE DA VINCI

Alcuni anni fa la leggenda di un Leonardo da Vinci esoterico, custode di segreti iniziatici, ha fatto il giro del mondo sull´onda del successo del romanzo Il Codice da Vinci di Dan Brown. Adesso una notizia che arriva dal Vaticano svela la verità che sta dietro la leggenda: un "Codice da Vinci" esiste davvero. Il genio non si esprimeva solo con le opere d´arte e i libri di scienza. Parlava anche per enigmi e inseriva nei suoi dipinti un codice cifrato, per quelli che erano in grado di comprenderlo. Lo sostiene una studiosa italiana, Sabrina Sforza Galitzia, che ha già pubblicato una prima parte del suo lavoro con la Libreria Editrice Vaticana (Il Cenacolo di Leonardo in Vaticano. Storia di un arazzo in seta e oro, Città del Vaticano 2009). La prefazione è firmata dall´archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, cardinale Raffaele Farina, e contiene la trascrizione di documenti originali conservati nell´Archivio segreto vaticano. L´oggetto dello studio di Sabrina Sforza Galitzia è un magnifico arazzo conservato ai Musei Vaticani.
Un "gemello" del famoso Cenacolo di Milano: infatti è stato lavorato sulla base dello stesso disegno tracciato da Leonardo per il tavolo e gli apostoli del murale. E qui entriamo in uno spazio segreto. Dentro l´arazzo non c´è solo l´arte sublime di un artista geniale. Leonardo - come ha spiegato la studiosa in una conferenza del ciclo I venerdì di Propaganda, organizzata da Neria De Giovanni presso la Libreria Paolo VI a Roma - avrebbe nascosto nel disegno del Cenacolo, e dunque sia nel murale che nell´arazzo, un codice segreto, un discorso criptico accessibile solo a chi padroneggia il linguaggio matematico-astronomico. Un sentiero invisibile ai più, intrecciato ai fili dell´arazzo e alle vernici del murale, che porta a una profezia capace di illuminare il futuro dell´umanità.
Cominciamo dalla storia dell´arazzo. Re Luigi XII lo commissiona a Leonardo per celebrare la successione al trono di Francesco Primo in vista delle sue nozze con la figlia Claudia. Il prezioso manufatto nasconde nei suoi intrecci un mappamondo - che si desume dalle pieghe della tovaglia rappresentanti latitudine e longitudine celeste e terrestre - e linee orarie che formano il reticolato prospettico della scena: il meccanismo del cifrario dove ventiquattro ore si sostituiscono a ventiquattro lettere dell´alfabeto. In vari strati la bellezza e la grazia inimitabile delle figure di Leonardo si intrecciano a simboli astrali e segni di un linguaggio matematico dissimulati con geniale sapienza. Per un occhio avvertito tutto emerge chiaramente. Il numero 8, ad esempio, è fatidico: appare ovunque, nelle striature delle otto colonne, nel bordo della tunica di Cristo, intrecciato come elemento decorativo nella bordura dell´arazzo... Nello stemma di Francia è rappresentato coricato, come il simbolo dell´infinito. E ancora, è il simbolo dei Savoia ma anche la firma di Leonardo: il nome della città di provenienza con cui era conosciuto, in latino "Vincius", significa proprio "nodo". Ed è anche simbolo di Cristo, incarnazione dell´infinito e nodo di congiunzione fra il divino e l´umano.
La ricerca della Sforza Galitzia poggia su anni di studio condotti presso l´Ucla (Università della California Los Angeles), dove ha avuto accesso diretto ai manoscritti lasciati da Leonardo. E continua poi in Vaticano. La consulenza scientifica è di Padre Juan Casanovas, astronomo di Sua Santità presso la Specola vaticana, e dell´ingegner Gianni Ferrari di Modena.
«Il grande inganno della fiction di Dan Brown - spiega la Sforza Galitzia, anticipando alcuni risultati delle sue ulteriori ricerche - è che parla di un codice, ma non offre il cifrario necessario per decrittarlo. Eppure nei dipinti di Leonardo un meccanismo cifrato esiste davvero: sono segni che rimandano alle ore del giorno, ognuna delle quali corrisponde a una lettera dell´alfabeto latino, che si componeva di ventiquattro lettere». A detta della ricercatrice, Leonardo esprime un´equazione spazio-temporale: egli vede l´universo come un orologio cosmico, un cronometro che scandisce le epoche. Si tratta dell´armonia delle sfere regolate dalle leggi di Dio, che tutto fece in accordo a numero, peso e misura. Le parti del cosmo sono tutte in contatto fra loro. Tutto è opera del Creatore.
«Il codice cifrato che Leonardo mette nei suoi dipinti - continua la studiosa - segna un cammino verso la conoscenza della Creazione e della Rivelazione. Il Sommo Centro di tutto, il "motore immobile" di Aristotele, ma anche la conflagrazione delle sfere celesti di cui parla Platone nel Timeo, come Raffaello ci indica nella Scuola di Atene in Vaticano, affidando l´immagine di Platone a Leonardo che col dito della mano destra punta al cielo e con la sinistra regge il libro Timeo. Ma c´è anche il messaggio cifrato tessuto in una tela, di cui il poeta latino Ovidio parla nel mito di Progne, Filomela e Tereo, nella sua famosa opera Metamorfosi che Leonardo possiede sin da giovane».
Dunque un codice per iniziati che serve a trasmettere messaggi. Tra questi - sostiene la Sforza Galitzia - Leonardo avrebbe celato una profezia. Una data precisa: il 21 marzo dell´anno 4006 avrà inizio un cambiamento completo nelll´ordine delle cose, che si concluderà il primo novembre. Forse la fine del mondo, ma anche l´inizio di una nuova era per l´umanità.
«Più che alla fine del mondo - spiega l´autrice - Leonardo pensava alla Rivelazione e al Diluvio universale. Leonardo vuole parlare agli uomini usando due linguaggi diversi: quello della teologia, della fede, per i credenti; quello delle scienze per i non credenti. Per lui scienza e fede sono due cose del tutto compatibili, essendo il risultato uguale. Ma vive in un´epoca difficile. Leonardo era principalmente un ministro della difesa, un ingegnere e architetto di Stato a cui erano necessarie diverse vite per soddisfare tutte le richieste, incluse quelle della curia romana. Tutti se lo contendevano. E lui nascondeva in cifra il messaggio per non essere attaccato, non desiderava essere profeta nella sua patria. Voleva essere capito da chi avrebbe usato la stessa fatica per arrivare alle sue conclusioni, perché faticoso è il cammino che porta alla vera conoscenza».
Insomma, dove Michelangelo parla apertamente della Rivelazione biblica nella Cappella Sistina, Leonardo è meno ovvio e usa il gioco degli enigmi, dei rebus e dei codici cifrati. Ad ognuno il suo stile. Agli scettici, agli appassionati di Leonardo e ai semplici curiosi non resta quindi che aspettare il secondo libro di Sabrina Sforza Galitzia, una custode di arcani destinata a portare a compimento la ricerca sul vero "Codice da Vinci".