Roberto Furlani, Corriere della Sera 16/03/2010, 16 marzo 2010
PERCHE’ I CANI SONO COSI’ DIVERSI TRA LORO
Il frutto del più straordinario e antico esperimento genetico effettuato dall’uomo, avviato circa 15.000 anni fa, è racchiuso in circa settanta centimetri. E’ la distanza che separa l’altezza al garrese del Chihuahua (mediamente 20 centimetri), il cane più piccolo del mondo, da quella dell’Irish Wolfhound, il più grande del pianeta, che può arrivare anche a 90 centimetri. In mezzo, oltre 300 razze derivate da una unica specie, il lupo grigio. Ma perché i cani sono così diversi da una razza all’altra?
«Il cane – dice Elaine Ostrander del National Human Genome Research Institute – si è evoluto dal lupo. Nel corso dei secoli la selezione ha prodotto esemplari con tratti fisici e comportamentali vantaggiosi per le attività umane, come la caccia, l’allevamento (i cani pastore), la compagnia». Ostrander è autrice di un articolo apparso recentemente su PLos Biology che fa il punto della situazione sui progressi acquisiti nello studio del genoma del cane (la cui mappatura è stata completata nel 2005) e sulla evoluzione dell’animale. Nel 2007, ad esempio, si è capito che il gene denominato IGF1 è correlato alle dimensioni ridotte delle razze canine. Da qui lo studio che ha consentito di scoprire recentemente che la culla dei cani di piccole dimensioni, come il chihuahua, è il Medio Oriente, dove l’opera di miniaturizzazione è iniziata più di 12.000 anni fa, in quanto i cani avevano iniziato a vivere nelle case o in spazi comunque confinati. All’intensa opera di selezione dell’uomo si sono aggiunte anche mutazioni spontanee nel corredo genetico del cane. Secondo John Fondon e Harold Garner, biochimici dell’Università del Texas (Stati Uniti), infatti, le mutazioni genetiche accadono nei cani a tasso elevato. Analizzando il gene che determina la lunghezza del naso, i due scienziati hanno riscontrato significative e rapidi mutamenti nell’ aspetto di alcune razze. Per esempio, dagli anni ’30 ad oggi, il pit bull terrier ha sviluppato un naso più lungo e rivolto verso il basso. Inoltre, i due ricercatori hanno scoperto che le variazioni di Dna minisatellite sono molto più frequenti nel cane rispetto a lupi, coyote e altre specie correlate.
Queste variazioni potrebbero avere avuto un forte impatto sull’evoluzione del cane, in quanto il Dna minisatellite influenza notevolmente lo sviluppo poi di molte specie. «Il mappaggio del genoma del cane’ sottolinea Michele Polli, ricercatore della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano ”, ha consentito anche la realizzazione di diversi test genetici per individuare alcune malattie ereditarie e certi caratteri morfologici. Queste tecniche permettono l’esclusione dalla riproduzione di riproduttori malati o portatori di patologie ereditarie».
Da anni l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana collabora con Vetogene (di cui Polli è presidente), spin-off della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano, per aiutarli a selezionare i riproduttori futuri. I cani sono stati i co-protagonisti di una singolare e curiosa recente ricerca pubblicata su Journal of the Royal Society, Interface, che ha analizzato i cuscinetti plantari di 47 specie di carnivori. All’aumentare del peso degli animali, non aumenta proporzionalmente la grandezza delle zampe ma la durezza di questi «ammortizzatori». Se la zampa di una tigre, infatti, fosse «costruita» con i criteri di quelli di una mangusta, le sue dimensioni dovrebbero corrispondere a quella di un ippopotamo, per poterne reggere il peso.
Ma questo non accade perché non contano solo ossa e muscoli, ma un ruolo fondamentale, finora sottovalutato, viene svolto dai cuscinetti di grasso e collagene, quelli posti sotto la pianta dei piedi. Ma questo non accade perché non contano solo ossa e muscoli, ma un ruolo fondamentale, finora sottovalutato, viene svolto dai cuscinetti di grasso e collagene, posti sotto la pianta dei piedi
Roberto Furlani