Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 15 Lunedì calendario

2 articoli – LA FOLLE LOTTERIA DEGLI OVULI E L’IMPOSSIBILE «FIGLIO PERFETTO» - Anche Robin Cook, il geniale scrittore americano di medical thriller, non aveva previsto tanto: nel suo romanzo «Shock» (del 2002) aveva raccontato la storia di studentesse di Harvard che vendevano ovuli per fare un pò di soldi, e di immigrate clandestine sudamericane che facevano da «incubatrici» di figli per donne facoltose e desiderose di maternità

2 articoli – LA FOLLE LOTTERIA DEGLI OVULI E L’IMPOSSIBILE «FIGLIO PERFETTO» - Anche Robin Cook, il geniale scrittore americano di medical thriller, non aveva previsto tanto: nel suo romanzo «Shock» (del 2002) aveva raccontato la storia di studentesse di Harvard che vendevano ovuli per fare un pò di soldi, e di immigrate clandestine sudamericane che facevano da «incubatrici» di figli per donne facoltose e desiderose di maternità. Ma non aveva immaginato la lotteria degli ovuli, come sta proponendo una clinica inglese: compri l’ ovulo, donato da ragazze americane, puoi anche sapere quanto la donatrice è istruita, che lavoro fa e di che «razza» è (ma questo non è una gran novità perché una società danese, che vende sperma per inseminazione, da tempo propone all’ acquirente l’ album di fotografie dei donatori da piccoli e specifica razza, occupazione e numero di spermatozoi per millimetro cubo con tanto di costi differenziati), e ti fai la fecondazione in vitro in America, nella clinica consociata di quella inglese. L’ operazione è dichiaratamente commerciale, ma dovrebbe far riflettere sia le donatrici, sia le partecipanti all’ asta. O chiunque voglia un figlio a ogni costo e per di più scelto secondo un baby profiling, cioè secondo le sue caratteristiche fisiche. Ognuno dovrebbe avere il diritto di donare ovuli (per spirito umanitario o semplicemente per soldi) come ha il diritto di donare un rene oppure il sangue o il midollo osseo. Ognuno dovrebbe avere il diritto di usare ovuli di un’ altra donna per avere un figlio, ma il problema è la scelta consapevole, il «consenso informato» come si usa dire in medicina. Chi dona ovuli può andare incontro a trattamenti di stimolazione ormonale dell’ ovaio che possono compromettere la sua capacità futura di procreare. Chi riceve un ovulo, può anche scegliere in base a una foto (e al fatto che, nell’ esperimento inglese sono escluse donatrici che fumano o sono in soprappeso) e accettare una specie di «selezione genetica», ma non sarà mai sicura di avere il figlio perfetto. Perché la natura ha mille risorse. Adriana Bazzi OVULI DI DONNE «SANE E COLTE» MESSI ALL’ASTA A LONDRA - E’ legale mettere all’ asta i gameti femminili e tirare fuori dal pallottoliere la fortunata vincitrice della iniziativa come se si trattasse di una lotteria qualsiasi? Il «Bridge Centre» è una clinica londinese specializzata nella cura dell’ infertilità: per promuoversi ha superato i dubbi e le resistenze di ordine etico. Mercoledì raccoglierà le richieste da parte delle donne che non hanno figli e li vogliono, sorteggeranno e aggiudicheranno l’ ovulo. Il problema è che non si limiterà a questa «pubblica estrazione»: il «Bridge Centre» garantirà infatti sull’ origine e la «salute» della cellula, ed è normale, ma spiegherà che proviene da una donatrice che ha almeno il diploma di scuola secondaria superiore se non la laurea, che non è sovrappeso, che non è una fumatrice, che è giovane, in età fra i 19 e i 32 anni, che ha una professione rispettabile. Un curriculum vitae privo del nome e cognome di colei che ha messo a disposizione il gamete, corredato però dalle foto della sua infanzia. E’ una sorta di «marchio doc», un’ assicurazione sull’ investimento. Il Sunday Times, che ha aperto il giornale di ieri pubblicando a testimonianza della storia le immagini di alcune «benefattrici» ritratte quando erano bambine (due studentesse universitarie, una designer d’ interni, un’ avvocatessa), parla di «selezione» preventiva di tipo fisico (la bellezza è un requisito) e persino razziale. L’ annunciato sorteggio ha lo scopo di ufficializzare l’ accordo firmato nello scorso autunno fra il «Bridge Centre» e l’ americano «Ivf Institute» (Ivf sta per in vitro fertilisation) di Fairfax in Virginia, una joint-venture scientifica ma soprattutto commerciale costruita in modo da aggirare la legge del Regno Unito. Questa prevede che le ricerche e le tecniche di supporto per determinare una gravidanza non debbano essere fonte di ingiustificati profitti (250 sterline il costo massimo autorizzato per compensare chi offre i gameti) e che il bambino, divenuto maggiorenne, abbia il diritto di conoscere la madre naturale. Così, per evitare trasgressioni, è stato stipulato che la clinica americana costituisca un album delle donatrici di ovuli (alle quali viene offerta una contropartita di 10 mila dollari). E che la clinica londinese presenti e allarghi l’ offerta al «mercato britannico». La donna ha la possibilità di sfogliare il catalogo con i dati delle donatrici e può scegliere. Chi mi assomiglia di più? Chi ha il passato migliore? Chi è la più carina? Il pagamento dei gameti doc finisce direttamente nelle casse dell’ ospedale privato statunitense togliendo dall’ imbarazzo penale il «Bridge Centre». Sarà sufficiente un simile espediente per tenere l’ istituto londinese al riparo delle norme? L’ asta-sorteggio di mercoledì, se non sarà bloccata, vuole essere, secondo i promotori, un momento di promozione e di sensibilizzazione a favore delle coppie che desiderano avere figli. E nulla di più. Ma gli interrogativi (etici e morali) che pone sono evidenti. Il Sunday Times scrive che già dieci signore si sono prenotate e che l’ obiettivo del «Bridge Centre» è di arrivare a 25 interventi al mese. Il costo è di 18 mila sterline. Una donna inglese si è sottoposta, a Natale, alle procedure di impianto degli ovuli, però nella sede della clinica americana. Ora è incinta di due gemelli. Rintracciata dal domenicale di Londra ha rivelato di avere effettivamente consultato l’ elenco delle anonime donatrici con le loro caratteristiche sociali e fisiche: «Voglio dei figli che mi assomiglino in modo che nessuno possa sostenere che non siano miei». Comprensibile. E comprensibile pure una domanda: è corretto trasformare il sostegno scientifico alla gravidanza in una lotteria di «ovuli doc» e in una speculazione per ragioni di profitto? Fabio Cavalera