Victor Ciuffa, Il Giornale 16/03/2010, 16 marzo 2010
L’appuntamento, guarda caso, è a via Vittorio Veneto. Alle 18 l’hotel Excelsior ospita la presentazione del libro di Victor Ciuffa «La dolce vita, minuto per minuto» (Ciuffa editore)
L’appuntamento, guarda caso, è a via Vittorio Veneto. Alle 18 l’hotel Excelsior ospita la presentazione del libro di Victor Ciuffa «La dolce vita, minuto per minuto» (Ciuffa editore). Redatto in forma di cronaca e di reportage quotidiano attraverso la descrizione minuto per minuto, notte per notte, di una serie di avvenimenti cui l’autore ha partecipato e personaggi che ha conosciuto, questo racconto ha l’intento di spiegare i profondi motivi della nascita di un fenomeno, di una mentalità, di un costume. Sono molti gli episodi e soprattutto i nomi che esso contiene, destinati a suscitare nostalgie negli anziani e curiosità nei giovani, misti a riferimenti e a dati essenziali di carattere economico, politico, sociale e sindacale, che servono per inquadrare il fenomeno di un’epoca. Quell’epoca esercita tuttora ed eserciterà sempre una forte attrazione sul pubblico europeo, americano, mondiale. La dolce vita La dolce vita ha rappresentato per l’Italia degli anni 50-60 quello che prima la Bella poque, poi gli Anni Ruggenti rappresentarono per l’Europa di fine ’800 e inizio ’900. Insieme con l’autore, interverranno, tra gli altri: Angelo Rizzoli, Arrigo Levi, il rettore della Sapienza Luigi Frati e Fred Bongusto. Sarà inoltre presente Francesca Fellini, nipote del celebre regista. Luca Giurato modererà l’incontro. ESTRATTO DA "LA DOLCE VITA MINUTO PER MINUTO" - TUTTA LA VERIT SU UN FENOMENO FALSATO di Victor Ciuffa - edito da Ciuffa Editore, con la presentazione di Ferruccio De Bortoli DOLCE VITA Quanti raccontano oggi la dolce vita sui giornali o in televisione riescono sì e no a fornire il 50 per cento di verità: il restante 50 per cento delle loro versioni è falso, lacunoso, inesatto, errato. I motivi sono vari. Il primo consiste nel fatto che nessuno di quanti scrivono oggi sui giornali o rappresentano in tv la dolce vita vi ha partecipato. Molti di costoro non erano neppure nati. Mentre pretende di parlarne e perfino di scriverne libri perfino qualche esimio giornalista che, pur essendo in quegli anni in servizio, non si occupava affatto di dolce vita e soprattutto non è stato mai visto in Via Veneto. Poster della dolce vita C’è ad esempio un giornalista di un importante quotidiano romano il quale periodicamente riscrive che la dolce vita non è mai esistita, che è tutta un’invenzione; la sua tesi potrebbe essere anche discussa, ma quello che è certo è che egli non è stato mai visto in tutti quegli anni né in Via Veneto né in un locale notturno, in un salotto, in un set, in una località frequentata dagli habitué di Via Veneto; forse perché per il suo carattere non riscuoteva la simpatia delle pur generose maggiorate viavenetine, disponibilissime verso la stampa; o perché professionalmente confinato nelle quotidiane miserie della cronaca nera. E al massimo i giornalisti che descrivono oggi la dolce vita attingono informazioni in articoli già pubblicati, in ritagli e archivi di giornali spesso già di per sé inesatti, limitandosi a trarne solo un quadro approssimativo e superficiale, quindi amplificando i falsi, non controllando i dati e le date, non consultando le fonti, non compiendo inchieste e ricerche approfondite, non ascoltando i protagonisti e i testimoni oculari. scene del film "La Dolce vita" Un secondo motivo della falsità dei racconti sulla dolce vita fatti oggi da giornali e televisioni consiste nel fatto che alcuni fotografi, che pure hanno frequentato e operato in quell’ambiente, sono stati finora gli unici, in occasione delle sempre più ricorrenti mostre di fotografie, a documentare la dolce vita ma a modo loro; esaltando cioè esclusivamente il proprio ruolo, vantandosi di aver creato o partecipato a episodi clamorosi, deformando gli avvenimenti, inventando particolari e situazioni inesistenti, fornendo false versioni. 5g41 princ raimondo orsini Riducendo un fenomeno di costume, un aspetto e un periodo di vita italiana che dopo 50 anni suscita tuttora grande interesse, a una decina di pseudo-scontri fisici con divi dell’epoca, espressamente o tacitamente concordati con questi. C’è il caso, patetico, di fotografi che sostengono di aver partecipato alla dolce vita in interviste, dichiarazioni, trasmissioni tv e foto, affisse addirittura in due caffè di Via Veneto ad uso di ignari e ingenui turisti; un sommario calcolo della loro età consentirebbe di scoprire che all’epoca frequentavano non la cafè society, tantomeno la jet society, semmai la baby society. Si assiste a una straordinaria amplificazione di errori, approssimazioni, vanterie, disinformazione se non addirittura mistificazione da parte di sprovveduti e incauti finanziatori, organizzatori e curatori - tra i quali anche autorevoli istituzioni pubbliche - di tali mostre fotografiche, una delle quali inaugurata addirittura nel gennaio 2002 dal precedente Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Linda Christian e Tyrone Power a Castel SantAngelo a Roma Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori Imprese compiute da un personaggio vengono attribuite a un altro; uno stesso fatto è raccontato in versioni tra loro contraddittorie; si confondono personaggi dallo stesso cognome, ad esempio Filippo e Raimondo Orsini, attribuendo al primo anche il clamoroso flirt con Soraya del secondo; si data un episodio relativo ad Ava Gardner 4 anni prima di quando è realmente accaduto, lo si localizza in un locale, l’84, che quindi ancora non esisteva. Si attribuisce l’avvio della dolce vita a un diverbio avvenuto in Via Veneto la vigilia di Ferragosto 1958 tra l’ex re Faruk d’Egitto e un fotografo che in quel giorno, per sua stessa dichiarazione, si trovava a varie centinaia di chilometri di distanza; si attribuisce allo stesso lo stratagemma di squarciare le gomme dell’auto di Richard Burton in sosta per mandarla fuori strada appena partita e fotografare l’attore, quando invece l’incidente fu dovuto all’alta velocità come raccontò il vigile notturno Corrado Barba che vi assisté e corse in soccorso dell’attore; si dà presente in Via Veneto un personaggio, Louis Armstrong, lo stesso giorno in cui era ricoverato nell’ospedale di Spoleto; si fissa nel 1961 la data di nascita del Piper inaugurato nel 1965. Specializzatisi in materia, giornalisti pefino di autorevolissime testate confondono gli anni del Piano Marshall con quelli del caso Montesi e del matrimonio Tyrone Power-Linda Christian. piedimonamour anita ekberg Nel catalogo di una mostra di fotografie dell’epoca svoltasi nel 2006 in una galleria di Milano, è stato presentato un fotografo romano scomparso come «un paparazzo sui generis, colto e raffinato» che si differenziava dai colleghi, parlava cinque lingue e aveva una cultura elevata, e che ispirò a Fellini la scena di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi, avendola già fotografata dopo una serata trascorsa insieme in un nightclub, mentre immergeva i piedi nella Fontana di Trevi e vi camminava con il vestito alzato: «Illuminando con i fari della macchina il bagno notturno, mise in luce Anita Ekberg nella sua prorompente bellezza. Quella stessa scena-avvertiva la presentazione-, la volle ricostruire Fellini un anno dopo, nel film La dolce vita, chiedendo all’amico di istruire gli attori chiamati a interpretare i fotografi». OLGHINA DI ROBILANT Ho conosciuto bene quel fotografo, un giorno ospitandolo nella mia auto fummo anche protagonisti di un incidente; era un paparazzo bravo ma scontroso, spigoloso, individualista; il bagno di un anno prima nella Fontana di Trevi non è affatto una certezza: un paparazzo che di notte frequentava quell’ambiente era sempre munito di macchina fotografica e di flash, non aveva bisogno di accendere i fari di un’auto per fotografare un soggetto di notte; ed era materialmente impossibile illuminare, con i fari di un’auto, una persona nella vasca di quella Fontana, situata a livello notevolmente inferiore della strada. Comunque quel fotografo mi avrebbe messo sicuramente al corrente di quell’episodio, se vero. Nel libro Sangue blu di Antonio Rossitto edito da Mondadori Olghina di Robilant, la festeggiata del Rugantino, ha scritto: «Una sera Guidarino Guidi stava cercando di fermare l’attenzione di Maurizio su un progetto di film, ma questi continuava a giocare con due fanciulle mostrando loro una pistola che aveva comprato da poco. Poi, annoiato anche da quel giocattolo, si stravaccò sul divano e posò la pistola sul tavolino. In quell’attimo Guidarino esasperato perse la testa. Forse l’inconsistenza di Maurizio gli divenne intollerabile. Sta di fatto che in un attimo di raptus impugnò la pistola carica e sparò a Maurizio. Gli sparò diritto in faccia. Bum! Il teatrino di marionette si paralizzò, Maurizio rimase a bocca aperta, vivo però, illeso. Probabilmente emise un lungo e roboante Aooo! Si sa che sollevò di peso Guidarino e lo mise alla porta». La verità è che fu Arena a sparare sopra la testa di Guidarino Guidi perché non finiva di criticare il soggetto del suo film Il principe fusto. Tanto che, dopo che io pubblicai la notizia sul Corriere d’Informazione, Arena fu denunciato dalla Polizia e il primo giugno 1960 fu condannato a pagare un’ammenda di 20 mila lire per detenzione non autorizzata di arma.