Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 16 Martedì calendario

PROFUMO VA ALLA GUERRA DEGLI AZIONISTI

Unicredit ad alta tensione. Alla vigilia del consiglio che oggi approverà il bilancio e avrebbe dovuto anche dare il via libera al progetto di banca unica, scoppia un caso proprio su questo tema. E’ uno scontro «molto serio», come spiega uno dei consiglieri, che vede l’amministratore delegato Alessandro Profumo contrapporsi ad alcuni dei principali soci.
Ed è uno scontro che potrà riflettersi anche sull’altra grande partita finanziaria che si gioca in questi giorni: la scelta dei vertici delle Generali e, forse, del presidente di Mediobanca.
In sostanza alcuni soci imputano a Profumo di aver disegnato con il progetto di banca unica - che per fine anno dovrebbe portare quella che oggi è la holding Unicredit ad essere una sola società - una «one man company», una banca per l’appunto tutta riferita alla sua figura. E ieri mattina una riunione convocata in tutta fretta venerdì pomeriggio e alla quale oltre al management hanno partecipato uomini forti delle Fondazioni, come il vicepresidente della banca Fabrizio Palenzona, l’altro vicepresidente Luigi Castelletti e il presidente della Fondazione Cariverona Paolo Biasi, non è servita a dissipare i dubbi con i quali i consiglieri si erano lasciati la settimana scorsa, dopo che un comitato strategico aveva dato mandato a Profumo di approfondire alcuni temi controversi prima del cda di oggi.
Così il consiglio convocato per le 15 di oggi pomeriggio si apre con una grossa incognita. Qualcuno chiederà probabilmente a Profumo di rinviare l’approvazione del progetto, ma chi ha parlato ieri con l’ad si è sentito dire che sarebbe molto grave se alcuni consiglieri volessero bloccare il progetto. Significa che si potrebbe arrivare alle dimissioni dell’ad? La mediazione appare la strada più probabile.
Ma chi si oppone al progetto della banca unica e perché? Le indiscrezioni vedono in prima fila tra i contrari la Fondazione Cariverona e quella Carimonte, ma anche altri soci, in particolare quelli tedeschi e qualcuno dei privati. Lo stesso presidente di Unicredit, Dieter Rampl, che da tempo non appare più in sintonia con l’ad, si è fatto carico di esprimere i dubbi degli azionisti a Profumo.
In quanto al perché della minacciata rottura in consiglio è presto detto. I consiglieri che contestano il progetto chiedono tra l’altro l’inserimento di una figura responsabile per le attività bancarie italiane - magari nella forma di un direttore generale - così come le principali controllate del gruppo all’estero - dalla tedesca Hvb alla polacca Pekao - hanno ciascuna un amministratore delegato. Del resto il progetto di banca unica è stato finora abbastanza difficile da inghiottire per le Fondazioni. Con il nuovo modello scompaiono infatti i presidi locali che Unicredit assicurava nelle città delle principali Fondazioni azioniste - Verona con la banca corporate, Torino con il private banking, Bologna con il retail - e si tagliano società e consigli. A facilitare il clima non contribuisce nemmeno il fatto che lo scorso anno Unicredit abbia distribuito il dividendo in azioni, e che anche quest’anno si appresti a distribuire una mini-cedola. Il tutto chiedendo ai soci oltre nove miliardi di risorse, tra aumento di capitale e prestito convertibile.
La tensione in casa Unicredit potrebbe avere effetti anche su altri movimenti in corso. La notizia delle tensioni tra Profumo e i soci è stata anticipata ieri dal sito Dagospia, spesso più informato sulle indiscrezioni che coinvolgono il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi che non sulle vicende Unicredit. E in questo caso è intuitivo stabilire un collegamento tra le vicende in piazzetta Cuccia, dove Unicredit è il maggiore azionista e nel giro di una settimana il comitato nomine (nel quale la banca è rappresentata da Rampl) dovrà decidere entro il 6 aprile chi portare alla presidenza delle Generali. Se il candidato dovesse essere Geronzi, si aprirebbe subito la casella della presidenza di Mediobanca. In questo caso Profumo ha fatto sapere da tempo di voler dire la sua. E la sua posizione potrebbe non coincidere con quella di Geronzi, che in caso di trasloco a Trieste punterebbe ad avere in Mediobanca un presidente a lui vicino. Se Profumo si trovasse con qualche problema in casa avrà la stessa forza di prima per dire la sua su Mediobanca?