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 2010  marzo 16 Martedì calendario

RAPITE DALLA STESSA BANDA

I rapitori di Emanuela Orlandi sono gli stessi di Mirella Gregori, un’altra ragazza romana della quale non si sa più nulla da 27 anni? Lo vogliono accertare gli inquirenti della capitale dopo gli ultimi sviluppi delle indagini sulla scomparsa della Orlandi, le cui tracce si sono perse il 22 giugno del 1983, 46 giorni dopo quelle di Mirella Gregori, sparita il 7 maggio dello stesso anno. Si tratta di verificare se vi siano legami tra questi due casi e capire se anche dietro la scomparsa della Gregori vi siano persone «vicine» alla banda della Magliana, come nel caso Orlandi.
Similitudini e punti di contatto fra le due vicende e le due ragazze non mancano. C’è, anzitutto, la vicinanza temporale: appena 46 giorni dividono i due episodi criminosi, come se il primo fosse una sorta di «preparazione» in vista del secondo. E ancora: il rapporto con la Santa Sede. La Orlandi era figlia di un funzionario vaticano, mentre Mirella avrebbe intrecciato una relazione affettiva con una persona dei servizi di sicurezza d’Oltretevere.
Ci sarebbe poi una forte somiglianza tra la voce del telefonista Mario che chiamò casa Orlandi il 28 giugno del 1983 e quella di un uomo che contattò il bar in via Volturno gestito allora dai genitori di Mirella pochi giorni dopo la scomparsa della ragazza. L’anonimo descrisse esattamente gli abiti indossati da Mirella al momento della scomparsa e si fece sapere che la ragazza era stata scelta per il rapimento nel corso di un’udienza papale alla quale aveva partecipato con la sua scuola. I collegamenti tra le due scomparse iniziarono quando la madre di Mirella disse che aveva già visto i volti degli identikit di due uomini che forse avevano seguito la ragazza.
Inevitabilmente, quindi, le indagini che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Simona Maisto stanno conducendo sulla scomparsa della Orlandi sono ora estesi anche al caso Gregori. Per il momento gli accertamenti sulla cittadina vaticana sono stati incentrati sugli autori materiali del rapimento, individuati per ora in Sergio Virtù, Angelo Cassani e Gianfranco Cerboni, ritenuti estranei alla banda della Magliana, ma legati, anche se in modo diverso, a Renatino De Pedis, uno dei capi del gruppo che ha spadroneggiato nella capitale tra gli anni Settanta e Ottanta. Tutti sono indagati per sequestro di persona scopo di estorsione aggravata dalla morte dell’ostaggio e della sua minore età.
All’appello, secondo gli inquirenti, manca ancora una quarta persona, sulla cui identità è mantenuto il massimo riserbo, che con gli altri tre avrebbe partecipato al rapimento. Le indagini mireranno poi individuare dove sia stata tenuta la Orlandi dopo il sequestro e quindi sulla fine che è stata fatta fare al suo corpo, essendo convinti che ormai sia morta. Una storia complessa quella della Orlandi, che negli anni è stata intrecciata allo Ior e al suo presidente, monsignor Paul Marcinkus, oltre che alla morte del banchiere Roberto Calvi, e che riporta anche alla memoria anche le «attenzioni» che ebbero altre due figlie di dipendenti del Vaticano: quella di Angelo Gugel, assistente personale di Giovanni Paolo II, e quella di Camillo Cibin, capo della gendarmeria della Santa Sede.
Nei giorni precedenti alla scomparsa di Emanuela, anche le altre due ragazze si sentirono pedinate e sorvegliate.