MAURIZIO MOLINARI, La Stampa 16/3/2010, pagina 13, 16 marzo 2010
L’OPEC PUO’ FERMARE LA NUOVA IMPENNATA
C’è il pericolo di un’impennata dei prezzi ma se dovesse avvenire l’Opec ha a disposizione sei milioni di barili di greggio al giorno per calmierare i mercati». A leggere che cosa c’è all’orizzonte del mercato petrolifero è Edward Morse, analista di punta di Credit Suisse a New York nonché riconosciuto come un’autorità mondiale nel settore del greggio.
L’Opec prevede per quest’anno un aumento della domanda di 900 mila barili al giorno destinata ad archiviare il 2009 definito «il periodo peggiore dalla crisi degli anni Ottanta». questo il motivo per cui il prezzo del greggio è aumentato dal 69 dollari di inizio febbraio a 82 e continua a progredire?
«L’aumento della domanda è stato di 100 mila barili rispetto alle previsioni di febbraio e di 200 mila rispetto a quelle di gennaio. Ci troviamo sicuramente di fronte ad un trend in crescita ma quali saranno i numeri alla fine dell’anno è ancora presto per dirlo. Certo, l’atmosfera sui mercati è diversa dal 2009. Lo dimostrano anche le stime dell’Eia, ufficio statistico del Dipartimento dell’Energia Usa, secondo cui la domanda aumenterà in media di 1,5 milioni di barili».
Chi è che sostiene l’aumento della domanda?
«Non certo i Paesi dell’Ocse, ai quali si sono affiancati ora anche gli Stati Uniti nel non registrare un consistente aumento dei consumi».
Dunque, restano le economie emergenti...
«Esatto, resta anzitutto la Cina».
Ritiene che l’attuale aumento della domanda sia legata agli accenni di ripresa globale?
«Mi sembra più un fattore stagionale. Ogni anno febbraio è il mese nel quale si registra un aumento dei consumi, della domanda. Il fatto che questo fenomeno si è ripetuto è positivo perché suggerisce una stabilizzazione dei mercati rispetto ai picchi negativi del 2009. Bisognerà però aspettare ancora qualche mese per comprendere le dimensioni di un’eventuale ripresa della crescita, seppur contenuta nei numeri».
Cosa pensa delle previsioni di un brusco balzo in avanti del prezzo del greggio se la ripresa dovesse accelerare?
«Non possiamo escludere un simile sviluppo».
Quali potrebbero essere le conseguenze?
«Il ricorso da parte dell’Opec a circa 6 milioni di barili in più che può mettere facilmente sul mercato. Rispetto ai livelli attuali, ed alle previsioni di una domanda di 85,24 milioni di barili, i Paesi produttori hanno infatti riserve tali che gli possono far rapidamente aumentare l’offerta di 6 milioni di barili. E ciò comporta una significativa capacità di calmierare una possibile impennata dei prezzi».
Sta dicendo che l’Opec si prepara a fronteggiare il caro-petrolio...
«I Paesi produttori hanno sufficienti mezzi per farlo. Ricordiamoci a tale proposito che l’abbassamento della domanda nel 2009 gli ha consentito di accumulare notevoli scorte».
Dunque quali previsioni fa?
«Il risultato dell’equilibrio fra eventuale aumento della domanda e capacità produttiva dell’Opec farà si che quest’anno il barile di Brent verrà scambiato in una fascia di prezzo compresa fra i 60 e 85 dollari».
Nell’incontro dell’Opec di questa settimana si parlerà del possibile impatto dell’aumento della produzione irachena. Quali sono le sue previsioni?
«L’Iraq al momento produce circa 2,5 milioni di barili al giorno e potrebbero volerci altri cinque anni per aumentare di 1-1,5 milioni ma i ritmi di crescita a volte sono molto veloci. Se l’Iraq dovesse arrivare a produrre più greggio dell’Iran si porrebero delicati problemi politici in seno all’Opec e in particolare negli equilibri con l’Arabia Saudita».