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 2010  marzo 16 Martedì calendario

I MISTERI DELL’INCHIESTA IN PUGLIA

Uno dei primi dubbi che s’è posto a proposito del caso Berlusconi-Agcom-Tg1 riguardava il luogo dell’inchiesta, Trani. Com’è possibile che una procura di provincia che sta indagando su un traffico di carte di credito irregolari arrivi - nientemeno! - a inquisire il presidente del consiglio per concussione? Palazzo Chigi, gli uffici dell’Autorità indipendente per le telecomunicazioni e la redazione del Tg1 si trovano nella Capitale: come potevano gli inquirenti aggirare questo evidente limite territoriale?
Queste domande prescindono dalle eventuali responsabilità di Berlusconi, che sarà compito di un tribunale giudicare, se si arriverà a un processo. Ma sottendono una domanda più generale: quali che siano le sue colpe, che paese è un paese in cui il capo del governo può essere messo sotto inchiesta così facilmente, da un giudice che non sa neppure quali sono i compiti dell’Agcom, tanto da ritenere che possa occuparsi anche della difesa dei consumatori truffati con le carte di credito?
Ieri i magistrati di Trani hanno cercato di spiegare il senso delle loro iniziative. Dunque l’inchiesta sarebbe stata incardinata in Puglia dopo due decisivi interrogatori. Nel primo l’ex sottosegretario e attuale membro dell’Agcom Giancarlo Innocenzi, richiesto di illustrare le eventuali pressioni subite da Berlusconi, negò. Ed ecco partire contro di lui l’accusa di favoreggiamento, da parte dei magistrati che, disponendo delle intercettazioni delle telefonate con il premier che si sbracciava per ottenere la chiusura di «Annozero», capirono subito che Innocenzi mentiva. E siccome aveva mentito a Trani, ecco motivata anche la competenza territoriale della locale Procura.
Nel caso di Minzolini tutto fu ancora più semplice. Avendo il direttore del Tg1 detto che per lavoro parlava con molti politici, tra cui Berlusconi, ma che non si sentiva tenuto a rivelare il contenuto di conversazioni professionali, l’interrogatorio del direttore del Tg1 venne secretato. Ma Minzolini - si sa com’è fatto - all’uscita dal Palazzo di giustizia si mise a telefonare e a raccontare, stupito, quel che gli era successo. Di qui l’accusa di rivelazione di segreto istruttorio, anche in questo caso commessa a Trani. Si tratta di motivazioni formalmente ineccepibili. Che non spiegano, tuttavia, la lunga serie di intercettazioni fatte prima che i reati di cui Innocenzi e Minzolini sono accusati venissero commessi. Il dubbio che la forzatura operata a Trani possa impedire un serio accertamento della verità rimane. E giorno dopo giorno diventa più forte.