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 2010  marzo 15 Lunedì calendario

I TEMPLARI CHE NON TI ASPETTI

La spada medievale? Si compra in qualsiasi negozio di riproduzioni di armi antiche. La mia la tengo a casa, come ricordo dell’investitura». Filippo Grammauta, ingegnere civile di Palermo, sessant’anni, prima funzionario alla Regione siciliana, oggi libero professionista spesso al lavoro tra Roma e Milano, da cinque è cavaliere dell’Ordine di Hierusalem.
Mi racconta la cerimonia di investitura?
«Ci si veste di scuro, con la cravatta bianca dove spicca una croce templare. Ci si siede a quadrato. La spada, prima adagiata su cuscini, viene impugnata dal responsabile dell’investitura, che chiama a uno a uno i futuri cavalieri, i quali si inginocchiano davanti a lui poggiando il ginocchio sinistro per terra. Prima viene poggiata sulla spalla sinistra e il celebrante dice: noi ti riceviamo, poi sulla destra e aggiunge: noi ti costituiamo, infine sul capo e conclude: noi ti proclamiamo cavaliere templare. E allora ci si dà un triplice bacio».
Riunioni che avvenivano in assoluta segretezza. Adesso invece lo raccontate a tutti…
«L’assoluta segretezza aveva a che fare con ragioni di sicurezza perché si discuteva di questioni militari, non con fatti esoterici o altre sciocchezze».
Mi spiega che cosa ha a che fare tutto questo con il suo lavoro? Che cosa c’entrano le spade e le croci con i suoi calcoli da ingegnere?
«Io sono da sempre appassionato di storia. Questo mio impegno mi permette di studiare, di dialogare con esperti, di organizzare congressi, di approfondire temi che mi interessano…».
Per questo sarebbe bastato iscriversi all’Università della Terza età, a un’associazione di appassionati. Qui si parla di custodi del tempio di Gerusalemme.
«In realtà c’è una condivisione di valori, la correttezza, la tolleranza. Riconquistare la Terrasanta è antistorico, così come chiedere la restituzione dei beni che finirono nelle mani degli Ospedalieri, cioè gli attuali Cavalieri di Malta. Nel nostro piccolo, facciamo opere di carità, di beneficenza, corsi di protezione civile, pronto soccorso, aiuto alle famiglie in difficoltà. I valori che i Templari portavano sui luoghi sacri, noi cerchiamo di applicarli alla nostra società».
Ma c’è bisogno per questo di mantelli e di giuramenti in latino? C’è bisogno di chiamare le riunioni «capitoli», le sedi locali «commende», i responsabili «priori», i sovrintendenti di più sedi «balivi»?
«Guardi, io un giorno incontrai un amico a Roma, così per caso. Cominciai a discutere di storia, come è mia abitudine. Lui mi propose la cosa, mi disse: ti ci vedo, in questo ambiente. Ognuno si impegna nella vita come crede, fa un percorso di crescita, e sceglie in base alle sue attitudini, alle sue propensioni».
Legami con la Massoneria?
«Niente di strutturato».
Lei non vuole quindi che i Templari siano riabilitati dalla Chiesa? Ci sono tanti suoi confratelli che lo chiedono…
«Io credo che sia una richiesta impossibile. La Chiesa ha riabilitato sì Galileo Galilei, ma lì non c’erano beni di mezzo. Nel momento in cui lo facesse, pensi in quanti tribunali si alzerebbe qualcuno a rivendicare il possesso di questo e di quello».
La vostra galassia è immensa, voi vi chiamate cavalieri dell’Ordine di Hierusalem, ma basta dare un’occhiata a Internet per trovare di tutto…
«Nel 1995 due ammiragli, un inglese e un americano, riunirono i priorati nazionali più attivi e diedero vita a questa grande organizzazione internazionale che è l’Osmth, riconosciuta anche all’Onu. Ma basta dare un’occhiata alla storia per capire che la scissione è nel Dna dei Templari».
Ha letto il Codice da Vinci?
«Mi rifiuto. Preferisco leggere libri di storici seri».