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 2010  marzo 16 Martedì calendario

LA MADRE DELLE "CELLULE IMMORTALI" COS HENRIETTA CAMBI LA MEDICINA

All´inizio del 1951 Henrietta Lacks aveva dei forti dolori. Pronipote di schiavi, era cresciuta povera e semianalfabeta lavorando nei campi di tabacco di Clover, piccola cittadina della Virginia. Povera era rimasta anche dopo essersi trasferita a Baltimora: a 31 anni aveva già cinque figli, e quei dolori che non capiva cosa fossero. Andò a farsi visitare al Johns Hopkins, l´unico ospedale che nella Baltimora degli anni Cinquanta accettasse pazienti afro-americani.
La diagnosi fu immediata: cancro cervicale. Prima di somministrarle il radio, prelevarono due piccoli campioni di tessuto, senza informarla né chiederle il consenso (la legge all´epoca non lo prevedeva). Il medico aveva notato come la massa tumorale fosse anomala rispetto a tutte le pazienti che aveva avuto in cura fino ad allora, e decise di fare analizzare i campioni da George Otto Gey, uno scienziato specializzato nella ricerca sulle cellule tumorali. Come da protocollo, un assistente di laboratorio si limitò a scrivere il nome abbreviato "HeLa" sulle provette, quattro lettere che sarebbero diventate famose tra i ricercatori di tutto il mondo.
Gey scoprì di trovarsi di fronte a qualcosa di stupefacente. Le cellule tumorali "HeLa" avevano un ritmo di crescita impressionante, ed una incredibile capacità di sopravvivere in vitro. Si rese conto di aver isolato la prima linea cellulare "immortale".
Il loro uso si diffonde in tutto il mondo, e quelle cellule diventano fondamentali per la ricerca medica nei decenni a seguire. Vengono usate per testare un vaccino contro la polio, per la chemioterapia, per la fertilizzazione in vitro, per la mappatura dei geni; servono per studiare l´herpes, la leucemia, il morbo di Parkinson, l´Aids. Ne fanno uso anche i ricercatori militari per studiare gli effetti della bomba atomica sull´uomo; la Nasa le manda in orbita nella prime missioni spaziali per studiarle a zero gravità.
Henrietta morì il 4 ottobre 1951, sepolta in una tomba senza lapide, senza sapere che le sue cellule avrebbero dato una svolta alla ricerca medica. L´identità di Henrietta Lacks verrá resa nota da un giornale solo vent´anni più tardi. Un´identità conosciuta nel mondo della ricerca mondiale, ma praticamente sconosciuta fino ad oggi, quando un libro - che negli Stati Uniti è diventato rapidamente un best-seller - l´ha fatta conoscere al grande pubblico.
«La vita immortale di Henrietta Lacks» è stato scritto da Rebecca Skloot, giornalista scientifica e docente all´università di Memphis, Tennessee. un libro affascinante, che si legge come fosse un romanzo, e che deve parte del suo successo al dibattito in corso in America sulla riforma sanitaria e sulle questioni razziali. Un libro che ricostruisce la vita di Henrietta nei minimi particolari. La sua vita da bambina a Clover, terra di schiavi e di voodoo, l´adolescenza al lavoro in quelle stesse piantagioni di tabacco dove i suoi bisnonni erano stati portati dalle navi negriere, l´arrivo a Baltimora, la malattia, la morte. Racconta la vita dei suoi figli e dei suoi nipoti, che ancora oggi a Baltimora combattono per una vita decente e per vedersi riconosciuta una qualche forma di eredità dall´immensa ricchezza che le cellule "HeLa" hanno prodotto in giro per il mondo. La famiglia di Henrietta venne a conoscenza della storia solo negli anni Settanta, quando ricercatori che studiavano le "HeLa" utilizzarono suo marito e i suoi figli (sempre senza chiedere il consenso) nei loro studi.
Nel libro, la storia passata e presente della famiglia Lacks diventa la chiave per raccontare la storia oscura degli esperimenti sugli afro-americani negli anni Cinquanta, come gli infami studi del Tuskagee Institute, dove malati di sifilide venivano lasciati morire dai ricercatori che, mentendo consapevolmente, non gli somministravano la pennicillina che li avrebbe salvati. Centrale resta ovviamente la storia delle cellule "HeLa", della prima linea "immortale" cresciuta in vitro, cellule vive ancora oggi a quasi sessant´anni dalla morte di Henrietta. Grazie a quei tessuti prelevati nel febbraio 1951, sono stati prodotti milioni di cellule, e scritti migliaia di saggi sulle riviste scientifiche».
«Se nostra madre è così importante per la scienza, perché noi non possiamo avere l´assicurazione sanitaria?», chiede la figlia Deborah all´autrice del libro. Forse adesso, grazie a questo libro, figli e nipoti di Henrietta potranno avere una vita più decente.