Francesca Schianchi, La Stampa 13/3/2010, pagina 4, 13 marzo 2010
INTERVISTA A SANTORO
Mentre tutta la stampa è scatenata a cercarlo, Michele Santoro è alla guida in autostrada. «Non ho altro da dire, ho già fatto dichiarazioni alle agenzie», chiarisce. L’ha già detto: «Sarebbe clamoroso, se fosse confermato, un intervento diretto del Presidente del Consiglio per chiudere certi programmi». La notizia di giornata che lo vede, suo malgrado, protagonista: l’inchiesta in corso a Trani svelata dal «Fatto quotidiano», che conterrebbe intercettazioni del premier Berlusconi con Giancarlo Innocenzi, membro dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, mentre si lamenta di alcune trasmissioni tv e in particolare si spende per far cessare quella di Santoro, «Annozero».
«Per anni sono stato il solo a mettere in evidenza che in un Paese civile non si può mettere un arbitro non indipendente ma un organismo lottizzato», ripete a sera, «ora sta venendo fuori che questo organismo è sensibile a pressioni politiche. Non è possibile che un arbitro non sia un arbitro. Un organismo monocratico potrebbe svolgere un lavoro di garanzia per tutti».
E’ quello che ha sostenuto per tutta la giornata, «io e Travaglio siamo rimasti gli unici a dire che in Italia non esiste un arbitro imparziale. Innocenzi già in passato è stato sorpreso con il sorcio in bocca ma non è successo niente»: la sua proposta è azzerare l’Agcom e sostituirla con un garante monocratico. «Anche i funzionari dell’Agcom sono lottizzati. Leggendo il resoconto del Fatto risulta che gli esposti venivano confezionati all’interno dell’organismo e poi passati ai partiti. E’ davvero allucinante».
Nell’articolo del quotidiano diretto da Padellaro viene riportato però un altro aspetto che fa discutere: presunti colloqui tra il presidente del Consiglio e il «direttorissimo» del Tg1, Augusto Minzolini, con quest’ultimo pronto a intervenire con un editoriale nel tg di massimo ascolto contro le dichiarazioni del pentito Spatuzza. Ma Santoro su questo non vuole commentare nulla: «Non saprei cosa dire, perché non conosco le carte giudiziarie. Martedì devo essere sentito da quelle parti in qualità di testimone, non sapevo nemmeno che fosse in merito a questa vicenda, e non lo so nemmeno ora, a dire il vero...».
Sull’inchiesta, l’unica cosa che si sente di ribadire è quanto già detto anche in tempi non sospetti sull’Agcom. E il Consiglio di Amministrazione dell’azienda «in questo momento dovrebbe mettere in onda i programmi, perché ci troviamo di fronte a un regolarmento illegittimo». Tanto più dopo la sentenza del Tar di ieri: «Risulta sempre più evidente che la Rai avrebbe dovuto resistere a questo regolamento. Spero che lunedì decida in questo senso».