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 2010  marzo 16 Martedì calendario

SI STRINGE IL CERCHIO SU MESSINA DENARO

Con un amico si sarebbe vantato di avere ucciso così tante persone «da poterci fare un cimitero». Mentre di lui i suoi dicono che « u siccu », così lo chiamano, «lo dobbiamo adorare ».Matteo Messina Denaro resta l’ultimo grande imprendibile di Cosa Nostra, il latitante più pericoloso per la quantità di interessi che riesce a movimentare e per la qualità dei segreti che si trascina in 17 anni anni di latitanza. Da ieri, però, la sua cattura si fa più vicina. Un’operazione, la Golem 2, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo e svolta dalle squadre mobili di Palermo e Trapani con lo Sco di Roma, ha portato al fermo di 18 presunti fiancheggiatori del boss, alcuni dei quali legati a lui da rapporti di parentela, tra questi il nome più pesante è quello del fratello, Salvatore Messina Denaro.
E tra le carte compare anche una figura che si porta dietro un pezzo di storia: si tratta di Antonino Marotta, 83 anni. Definito il «decano» della mafia trapanese, in alcune foto sarebbe ritratto insieme al bandito Salvatore Giuliano morto il 5 luglio 1950 proprio a Castelvetrano, il paese dei Messina Denaro.
Di fatto è stata praticamente smantellata quella che gli investigatori definiscono «la rete di supporto logistico» alla latitanza del padrino. Una rete funzionale inoltre ad assicurare un vitale sistema di comunicazione, ovvero il «servizio postale» del boss, che impartiva i suoi ordini, come già aveva per lungo tempo fatto Bernardo Provenzano, attraverso i famigerati pizzini. A differenza del padrino corleonese, il meccanismo messo a punto da Messina Denaro già dal 1996 è però improntato a una maggiore cautela. Le indagini hanno infatti svelato che il boss mandava i suoi "pizzini" sempre e solo in occasione di tre date: fine gennaio-inizio febbraio, fine maggio-inizio giugno, fine settembre-inizio ottobre. Con la stessa precisione li riceve sempre dal 10 al 28 febbraio, dal 10 al 28 giugnoe dal 10 al 28 ottobre. A rendere poi importante l’operazione di ieri il fatto che è stato penetrato un muro di omertà che fa leva sul forte consenso di cui sembra godere " u siccu". Dalle intercettazioni infatti emerge con chiarezza il profilo di un capo carismatico che sa essere generoso con i suoi e per questo riesce a farsi ben volere: non si sottrae, ad esempio, qualora necessario, a concedere un prestito o a trascurare la riscossione di un credito.
Insieme ai fermi i 200 agenti impegnati nell’operazione hanno effettuato anche una quarantina di perquisizioni tra Palermo, Trapani, Caltanissetta, Milano, Como, Torino, Imperia, Siena e Lucca. Mentre i reati contestati vanno dall’associazione mafiosa, al trasferimento fraudolento di società e valori, all’estorsione, al danneggiamento e al favoreggiamento personale, tutti reati questi ultimi aggravati dalle finalità mafiose.
«Si sta facendo terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro», ha commentato il ministro dell’Interno, Roberto Maroni che ha definito Golem 2 «una grandissima operazione della Polizia di stato. Tra le più importanti degli ultimi dieci anni che- ha aggiunto- ci porterà presto alla cattura del boss dei boss». Per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano «quello inferto oggi (ieri, ndr)
alla mafia siciliana è un colpo durissimo». Congratulazioni a forze dell’ordine e magistrati sono state espresse dal presidente del Senato, Renato Schifani. «Questo risultato fondamentale nella lotta alla mafia – ha detto – costituisce un ulteriore conferma della capacità, professionalità e competenza di quanti, Forze dell’ordine e magistratura, continuano senza sosta a contrastare la criminalità organizzata nella difficile terra di Sicilia, che ha però voglia di riscatto».