Paolo Bianchi, Libero 16/3/2010, 16 marzo 2010
CARLO CATTANEO
Ieri mattina, nella Sala del Gonfalone di Besozzo, in provincia di Varese, in una stanza che contiene a fatica, in piedi, una cinquantina di persone, c’erano quattro componenti del governo: Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Castelli e Roberto Calderoli. Più vari maggiorenti della Lega, fra cui Fabio Rizzi, senatore e sindaco di Besozzo. In venti hanno firmato lo statuto costitutivo della ”Fondazione Insubrica Amici di Carlo Cattaneo”. Presidente onorario Umberto Bossi. Il notaio è lo stesso che più di 30 anni fa si trovò a certificare lo statuto della Lega. I presenti hanno dato vita a un ente, per ora di diritto privato, che ha però intenzione di aprire canali con le istituzioni. In sostanza, Guido Bersellini Repetti, avvocato milanese novantenne, è erede di un importante archivio di documenti inediti, molti autografi, di personalità eminenti della storia europea e americana degli ultimi due secoli: 154 lettere autografe di Carlo Cattaneo, indirizzate, fra gli altri, a Cavour e Garibaldi; centinaia di lettere a lui inviate da Mazzini, Garibaldi, Carlo Tenca e altri; materiali e progetti vari fra cui uno, autografo, di Carlo Pisacane per la costituzione di un nuovo esercito dei lombardi; carteggi di varie epoche, comprendenti lettere di Ugo Foscolo, Pietro Mascagni, Ada Negri, Giacomo Puccini e Benito Mussolini; infine, materiali provenienti dalla Tipografia Elvetica di Capolago, in Svizzera, gestita dal trisavolo dell’avvocato, Alessandro Repetti, che ospitava a metà Ottocento i fuoriusciti repubblicani e federalisti, e che pubblicò gran parte degli scritti di Cattaneo, bandito dai Savoia. Ebbene, Guido Bersellini ha donato questo archivio all’Università degli studi dell’Insubria. L’archivio viene destinato al ”Centro internazionale Insubrico Carlo Cattaneo e Giulio Preti”, diretto da Fabio Minazzi, ordinario di Filosofia teoretica e studioso di storia del razionalismo critico. Spetta a lui il compito di mettere ordine fra queste carte e coordinarne l’eventuale pubblicazione. «Il pensiero di Carlo Cattaneo», spiega, «è stato riscoperto nei primi anni Ottanta, anche per merito di Norberto Bobbio. Da allora gli studi intorno a questo pensatore, maestro, con Giulio Preti, del razionalismo critico, cioè della riflessione sulla conoscenza scientifica nei suoi rapporti con tutte le altre discipline, si sono moltiplicati. Ma resta ancora un grande spazio di approfondimento». Sappiamo che Bossi ama definirsi come il continuatore del pensiero di Cattaneo nella sua applicazione pratica e politica, il federalismo, appunto. Lo ha ribadito anche ieri, ricordando come Cattaneo avesse dovuto subire l’umiliazione della scelta centralista dei Savoia. Senza dubbio, a metà Ottocento, il patriota di Castagnola (dove era nato nel 1801) riceveva sostegno sul suolo svizzero (morì a Lugano nel 1869). Dalla Tipografia Elvetica di Capolago lanciava i suoi strali ideologici. Finché il suo amico Alessandro Repetti, uomo di pensiero e di fatti, pensò bene di partire e dare una mano a Lincoln nella Guerra di Secessione. Nell’archivio Berselli si trova anche una lettera a lui indirizzata proprio dal presidente americano. E vi sono pagine di sue memorie autografe come quelle che siamo in grado di anticipare in esclusiva. In due fogli datati Parigi, 14 febbraio 1890, scritti in francese, il colonnello Alessandro Repetti rievoca: «Nel mese di aprile 1861 il reggimento che io ho costituito sotto il nome di Garibaldi Guard (39 New York) è stato ispezionato e accettato in servizio dall’aiutante Generale d’Albany. Io ho preso parte alla battaglia di Bull-Run (...). Io ho preso parte, in seguito, a un gran numero di fatti d’arme e alle battaglie di Manassas, di Petersbourg, di Chancellors Ville, di Gettisbourg, etc. etc. Nel luglio 1862 sono partito per l’Italia con una missione confidenziale per tentare di persuadere il Generale Garibaldi a prendere parte alla guerra di secessione. Quando sono arrivato l’affare d’Aspromonte era già deciso. La ferita del Generale Garibaldi gli impedì di accettare la proposta che gli avevo presentata, perciò ho condotto presso il presidente Lincoln come inviato militare il Generale Luigi Fogliardi. Il mio reggimento è stato ingaggiato per la durata della guerra, dunque ho lasciato l’armata federale nel marzo 1865». I semi della lotta per l’unità nazionale repubblicana e federalista, sparsi da Cattaneo, attecchivano nel mondo.