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 2010  marzo 15 Lunedì calendario

Gamna Emanuele

• 1952 (~) Avvocato. Ex legale di Margherita Agnelli, nel marzo 2010 condannato a un anno e due mesi di reclusione con l’accusa di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato (sulla maxiparcella da 15 milioni di euro pagata dalla figlia dell’Avvocato) • «[...] ex partner dello Studio Chiomenti, firma legale tra le più note nel mondo della finanza. [...] a metà giugno 2009, dopo 30 anni, è stato messo alla porta da Chiomenti (300 professionisti) di cui era senior partner. [...]» (Mario Gerevini, ”Corriere della Sera” 19/9/2009) • «[...] indagato per evasione fiscale e patrocinio infedele [...] era uno dei due avvocati (l’altro era lo svizzero Jean Patry) che, nel 2004, l’avevano assistita (Margherita Agnelli, ndmp) nel patto successorio con la madre Marella Caracciolo nel quale la figlia dell’Avvocato rinunciava a qualsiasi ruolo nella gestione del gruppo Exor-Fiat (a favore del figlio John Elkann) e riceveva in cambio tutto ciò che le era stato presentato come il patrimonio personale di Gianni Agnelli: soprattutto 583 milioni di euro conservati in un trust di Vaduz denominato ”Alkyone” e, in precedenza, in una decina di società offshore. Dopo quell´accordo, Patry e Gamna furono pagati con 25 milioni di euro trasferiti dai rappresentanti di Marella alla stessa Margherita e da quest´ultima versati ai due legali: 10 milioni per Patry e 15 milioni per Gamna. Ma era davvero una parcella? In realtà, Gamna non ha mai dichiarato al fisco quella somma. Una circostanza questa, l’evidente evasione, che nel 2008 fu usata dal nuovo legale di Margherita, l’avvocato elvetico Charles Poncet, per cercare imporre al collega italiano di firmare un ”affidavit” nel quale doveva rivelare di aver tradito il suo mandato e indicare elementi che provassero la funzione di ”gestori” di Gabetti, Grande Stevens e Maron. Quando, dopo varie trattative, Gamna si rifiutò di firmare, Poncet lo denunciò alla procura di Milano [...]» (Ettore Boffano, Paolo Griseri, ”la Repubblica” 24/10/2009) • «[...] Per capire questa intricata vicenda, che non tocca il processo civile in corso a Torino sull’eredità, bisogna risalire ai mesi tra il 24 gennaio 2003, giorno della morte di Gianni Agnelli, e la primavera del 2004 quando Margherita firma in Svizzera un patto successorio con la madre Marella. Quell’accordo è il frutto di una estenuante trattativa nata dalla convinzione della figlia dell’Avvocato di non aver mai ricevuto da quelli che considera i veri gestori del patrimonio di suo padre, Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens e lo svizzero Siegfried Maron, l’esatto ammontare dell´eredità. Le parti si fanno assistere da una schiera di legali svizzeri e italiani: per Marella, Dominique Poncet (deceduto anni fa e fratello di Charles) e Carlo Lombardini, per la figlia Jean Patry e Gamna, figlio di Federico già presidente del collegio sindacale dell’Ifi. A sua volta, Gamna lavora nello studio milanese Chiomenti, uno degli uffici legali che tutelano gli interessi della galassia Fiat. Su consiglio dei suoi avvocati, Margherita accetta il patto. Nel 2007 però, dopo aver cambiato gli avvocati (nel frattempo ha incaricato Charles Poncet e Girolamo Abbatescianni), Margherita Agnelli avvia la causa a Torino, certa che le sia stato occultata buona parte del patrimonio estero del padre. Nel 2004, intanto, Patry e Gamna avevano ricevuto il pagamento di una parcella di 25 milioni di euro, versati da Margherita attraverso una sua società di Singapore (la "Vilanda Capital Ltd") su conti svizzeri: 10 milioni a Patry e 15 a Gamna. Nel 2007, però, Charles Poncet incomincia un carteggio con il collega Patry per chiedere conto di quelle somme e lo cita a giudizio a Ginevra [...] Diversa la strategia nei confronti di Gamna. In una lettera del 23 aprile 2008 alla sua cliente, Poncet le spiega di essere certo che il legale milanese ha agito ”in combutta” (’acoquiné”) con la controparte. Da quel momento, comincia uno scambio di missive tra Poncet, Gamna e il difensore svizzero di quest’ultimo, Marc Bonnant, già legale di Licio Gelli. La richiesta è esplicita: Gamna deve firmare una dichiarazione giurata (affidavit) da produrre nel processo torinese. In essa, egli dovrebbe dichiarare, scrive Poncet a Margherita Agnelli, ”l’esistenza di un mandato tra vostro padre da una parte e Gabetti e Grande Stevens dall’altra”. Esiste anche una bozza e le sollecitazioni a Gamna riguardano la possibile denuncia, in caso di rifiuto, per evasione fiscale e per aver nascosto la parcella allo studio Chiomenti. Il legale non firmerà mai. Poco dopo, parte una segnalazione di Poncet all’Ordine degli Avvocati di Milano che, a cascata, provoca l’inchiesta del pm e la contro-denuncia di Gamna per tentata estorsione [...]» (Ettore Boffano, Paolo Griseri, ”la Repubblica” 19/9/2009).