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 2010  marzo 15 Lunedì calendario

Orlando, Clinton e il football. "Il mio sport di regole e valori" New York, mattina presto. Hillary Clinton attende un vecchio amico nella sala delle colazioni del Four Seasons, nel cuore pulsante di Manhattan, a due passi da Rockefeller Plaza

Orlando, Clinton e il football. "Il mio sport di regole e valori" New York, mattina presto. Hillary Clinton attende un vecchio amico nella sala delle colazioni del Four Seasons, nel cuore pulsante di Manhattan, a due passi da Rockefeller Plaza. Leoluca Orlando arriva un po’ trafelato e le porge, a sorpresa, il suo biglietto da visita. "Luca che fai, sei diventato matto, so benissimo chi sei?", le dice Hillary. E lui, sornione: "Dai, leggi, leggi". Legge, c’è scritto: professor Leoluca Orlando, presidente Federazione italiana di american football. La Clinton sorride: "Non ci credo, pure questo fai?". E lui: "Ma guarda che non è mica come la Nfl per voi o come il calcio per noi: è una bella sfida, perciò ho accettato". L’ex sindaco della primavera antimafia di Palermo racconta l’aneddoto molto compiaciuto. "Hillary mi ha promesso tutto il suo appoggio per il football nostrano e si informa, incuriosita, su come procede". Dai boss alla palla ovale. Dalla lotta all’illegalità alla promozione di uno sport che cerca un po’ di spazio nella patria del Dio pallone. Leoluca Orlando è un vero punto di riferimento per il football italiano: presidente della Fidaf. E c’entra poco la sua passata gioventù, condita di viaggi-studio negli States, "dove inevitabilmente conobbi la febbre del Superbowl". Il matrimonio tra uno dei politici più "internazionali" del nostro Paese e lo sport nazionale americano risale al 1999. "Da sindaco di Palermo organizzai i campionati mondiali di football al Velodromo "Paolo Borsellino". Arrivarono centinaia di giocatori da ogni parte del globo: tranne che dall’America. Era un periodo di forti tensioni tra Usa e Medio Oriente e gli statunitensi si giustificarono con ragioni di sicurezza. Non ci fecero una gran figura visto che in quel periodo ospitai a Palermo per tre settimane proprio Hillary Clinton e la figlia Chelsea. Vinse a sorpresa il Giappone, battendo il favoritissimo Mexico. Da quel momento, per i football player italiani, divenni importante e di tutto ciò ero e sono onorato". I valori del gioco. Per uno come Orlando sono elementi fondamentali per il suo impegno. Il football è conquista del territorio, yard dopo yard. Il gioco ripercorre l’epopea dei pionieri. Occorre coraggio. Ma anche lealtà, strategia e rispetto delle regole. "Ecco perché mi piace questo gioco che solo a una visione superficiale può apparire violenza bruta tra pesi massimi: perché ha valori importanti in sè. Primo: è intelligente, ogni azione ha un programma preciso, una strategia limpida e presuppone una organizzazione quasi perfetta; secondo: ci vuole spirito di gruppo e autodisciplina, se ognuno non fa la sua parte non funziona; terzo: è trasversale a qualsiasi strato sociale e a qualsiasi colore della pelle, insomma in un team trovi di tutto; quarto: impone il rispetto delle regole cosa che, per tornare all’attualità, nel nostro Paese sembra totalmente scomparsa; quinto: esalta l’audacia del singolo, chiamato spesso a superarsi ma sempre in una logica di gruppo, per il bene del gruppo". Orlando parla con passione. E spiega la sua "mission". "Ottenere il pieno e definitivo riconoscimento del Coni. "Ci siamo quasi, entro l’estate il monitoraggio del Coni sarà completo e saremo riammessi, gettandoci alle spalle un passato complicato che, dopo il boom degli anni Ottanta, ci aveva portato fuori da questo fondamentale organismo sportivo", afferma con contagioso entusiasmo. Il ritorno nel Coni, però, potrebbe anche sancire il suo addio dalla guida della Fidaf. "Ho detto a tutti che, raggiunto lo scopo, mi sarei fatto da parte. Ma ho aggiunto anche che lascerò questa disciplina quando le risorse economiche supereranno i praticanti. Mi hanno rassicurato dicendomi che non avverrà mai... forse è meglio così". Ne ha di storie da raccontare l’ex sindaco di Palermo sul mondo della palla ovale. E molte, naturalmente, portano negli Stati Uniti. "Tutti gli appassionati mi invidiano per aver visitato, ancora in costruzione, uno dei più grandi stadi del mondo: ero a Detroit, per un ciclo di conferenze quando i responsabili dell’Università del Michigan, conoscendo il mio ruolo in Fidaf, mi condussero nel grande cantiere di quella che sarebbe diventata una delle più imponenti "case" del football. Conservo gelosamente quelle foto". Non le sole. Leoluca tiene molto anche alle immagini che lo ritraggono con il coach del Blue Team, l’ex giocatore della National football league Brock Olivo: "Gli dobbiamo molto: sta formando la nostra Nazionale, infondendole uno spirito sportivo eccezionale, siamo molto fortunati ad averlo con noi". Il massimo campionato italiano - Ifl - è alle porte, kick off classic il 14 marzo. Detentore del titolo è Bolzano con i suoi Giants che hanno interrotto una clamorosa striscia di undici successi consecutivi dei Lions di Bergamo. In campo, team di tutta la penisola. "Anche la Sicilia sarà rappresentata ma sia chiaro, io non posso tifare, visto il mio incarico. Posso dire che auguro a tutti di disputare una grande stagione: in campo va gente che fa grande sacrifici. Io sono letteralmente conquistato da questi giocatori che partono nella notte per evitare di sobbarcarsi il costo di un buon albergo vista l’esiguità dei fondi a disposizione, stipati in pullman o divisi in auto strapiene, mangiano alla buona e poi danno tutto sul terreno di gioco. Sono l’incarnazione di uno sport povero ma puro al cento per cento. Fantastici". Il movimento, se non dal punto di vista economico, è certamente in crescita per quanto riguarda il numero dei partecipanti: "Tra dirigenti, coach e atleti siamo in oltre 4 mila, suddivisi in varie leghe con categorie senior e junior e 70 squadre tra tackle football e flag football, la versione senza contatto. Faremo molta strada". Orlando ci crede, anche se sa bene che sarà un percorso lungo e molto duro. "Il football sfonderà prima o poi anche da noi ed uscirà qualche giocatore di livello. Con una dirigenza appassionata e seria, come quella che ho conosciuto e con "maestri" dello spessore professionale e umano di coach Olivo nulla è impossibile". Insomma, l’ex sindaco e attuale deputato Orlando lo consiglia a tutti questo sport da veri duri? "Sì è un buon antidoto rispetto alla dittatura del calcio parlato di cui non se ne può più. E’ passione autentica. E racchiude vicende straordinarie. Prendete l’ultimo Superbowl della Nfl: la rinascita di una città, New Orleans, sconvolta dall’uragano Katrina, che coincide con una strepitosa vittoria dei Saints sugli Indianapolis Colts e questi fenomeni, badate bene, non sono casuali ma possono verificarsi soltanto quando uno sport è dentro e appartiene alla vita di un popolo". Due ore di chiacchierata. Orlando, deputato di Italia dei Valori, ora deve andare a presiedere la Commissione di inchiesta sugli errori sanitari. Quasi se ne duole: "Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire, ma il tempo...". Prima di entrare a Montecitorio dà un consiglio di buona lettura: "Volete capire qual è la vera dimensione del football in Italia? Non perdetevi una pagina del libro di John Grisham, "Il professionista", bellissimo. Un quarterback della Nfl viene cacciato dagli Usa come un misero perdente e trova il suo riscatto di uomo e di atleta a Parma, con i Panthers, in un’Italia, quella della palla ovale, che lo accoglie con amore e sa valorizzarlo. Altro che il calcio parlato...".