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 2010  marzo 13 Sabato calendario

CONTRO LA CORRUZIONE LA CINA VARA LA RIEDUCAZIONE ARBITRALE

Arbitri in campo. Di rieducazione. L’ ultimo sviluppo del calcioscommesse con caratteristiche cinesi ha un sapore sinistro ma inevitabile, dopo che anche sulla classe arbitrale si sono allungate le ombre della corruzione e della manipolazione. La vicenda si trascina da mesi, fra ammissioni, arresti eccellenti, tre retrocessioni. Adesso tocca ai direttori di gara, dopo che uno dei più autorevoli, Huang Junjie, è stato posto in stato di fermo per essere interrogato dalla polizia, con poco riguardo per i suoi 12 anni di servizio come arbitro internazionale. Secondo anticipazioni della stampa cinese, 200 arbitri dovranno sottoporsi a una rieducazione in un apposito campo. Il China Youth Daily spiega che si tratta di una struttura «anticorruzione, di correzione e rieducazione». Il trattamento - o la detenzione, secondo i punti di vista - durerà 5 giorni, ma gli ingredienti, sia pure attenuati, sono quelli della più fosca tradizione maoista. Non solo, dunque, lezioni di etica e aggiornamenti tecnici, ma anche la possibilità di confessare eventuali errori commessi in passato. Dove errori significa aver preso mazzette o compensi di varia natura per correggere il corso regolare delle partite. Il nuovo numero uno della Cfa, la Federcalcio cinese, Wei Di, ha spiegato che chi ha intascato denaro illecitamente guadagnato lo «deve immediatamente restituire» e ha aggiunto minaccioso di sperare che «gli arbitri che hanno fatto qualcosa di sbagliato» alla fine «non si lascino sfuggire la possibilità di salvare se stessi». Un paio di settimane fa Wei, il cui predecessore Nan Yong è stato arrestato, era stato durissimo: «Anche se l’ inizio del campionato della Super League (la serie A cinese, ndr) è imminente non esiteremo a punire alcuna squadra. Non avremo pietà». Lo scandalo è una faccenda maledettamente seria. Anche perché si innesta sulla frustrazione per una nazionale che s’ affanna senza fortuna fuori dalle arene che contano. Solo una volta ha partecipato a un Mondiale, ed è stato nel 2002, quando l’ ospitavano Giappone e Corea del Sud, dunque qualificate di diritto. Fu un disastro: tre sconfitte, zero gol fatti. In Sudafrica la Cina non ci sarà, ma - orrore - parteciperanno le due Coree e il Giappone. La sintesi fra calcioscommesse e nazionale scarsa si celebra quando sono emerse convocazioni a pagamento di giocatori, pronti a pagare pur di allenarsi con la maglia della Cina, vedendo aumentare così le loro quotazioni. Tra arbitri, allenatori, dirigenti, sono una ventina le persone arrestate. I giornali cinesi, non solo quelli specializzati, si sono diffusi in dettagli, hanno raccontato le complicate triangolazioni fra giocatori e funzionari vari per truccare le partite. Un gioco pericoloso. Che ha richiamato persino l’ allarmata attenzione dei leader di Pechino. E che ha portato in carcere l’ ex capo degli arbitri Zhang Jianqiang (questo spiega la stretta sui direttori di gara, con tanto di rieducazione). E rischia di costare la pena di morte a Nan Yong, perché il castigo più severo per la corruzione è l’ esecuzione. Non accadrà, probabilmente, ma con il campionato che comincia a giorni nessuno scommette che lo scandalo sia esaurito. Anzi, «scommettere» è una parola che è prudente non pronunciare. Marco Del Corona