Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 13 Sabato calendario

I CRISTIANI IN NIGERIA E IL GOVERNO ITALIANO

In relazione alla preoccupazione dimostrata dal ministro Frattini verso le tragiche persecuzioni subite dai cristiani in Nigeria (e prima ancora in Iraq) i conti non mi tornano. I cristiani perseguitati sono italiani? La Costituzione italiana prevede per l’ Italia il ruolo di difensore della cristianità? Il nostro ministero degli Esteri si è attivato o detto preoccupato per ogni singola violazione dei diritti umani (anche solo di quelle nei confronti delle minoranze etniche, religiose o culturali) avvenute all’ estero? Se la risposta alle domande è no, allora Frattini sta sbagliando ancora qualcosa.
Adalberto Zisa
azisa@email.it
Caro Zisa, nel 1860, quando i cristiani maroniti del Libano combattevano contro i drusi e ne subivano le violenze, la Francia di Napoleone III intervenne con un contingente militare di 7.000 uomini, mise fine ai combattimenti, ottenne la creazione di un distretto semiautonomo per la comunità maronita e divenne da allora il protettore della cristianità latina nell’ Impero Ottomano. Qualche anno dopo la Russia assunse lo stesso ruolo a favore degli armeni e avrebbe certamente assoggettato le zone armene dell’ Anatolia a una sorta di vigilanza internazionale se lo scoppio della Grande guerra non glielo avesse impedito. Quando visitò la Terra Santa nel 1898, l’ imperatore di Germania Guglielmo II finanziò la costruzione di una cattedrale luterana che sarebbe stata inaugurata poco meno di dieci anni dopo. La Terza Repubblica francese fu laica e proclamò la separazione della Chiesa dallo Stato, ma non cessò mai di favorire l’ espansione religiosa della Congregazione dei Pères Blancs soprattutto in Africa. Nel 1933, quando gli Stati Uniti e l’ Unione Sovietica stabilirono rapporti diplomatici, il presidente Roosevelt volle che i sovietici riconoscessero all’ ambasciata americana il diritto di avere nel suo organico, per le esigenze religiose delle comunità straniere a Mosca, tre ministri della fede: un prete cattolico, un pastore protestante e un rabbino. Come vede, Caro Zisa, quasi tutti gli Stati dell’ area euroatlantica hanno dimostrato attenzione e sensibilità per la sorte dei cristiani nel mondo indipendentemente dal loro passaporto. evidente che si trattò in molti casi di pretesto, utilizzato per acquistare consenso e avere voce in capitolo negli affari di un Paese straniero. Ma è altrettanto vero che gli Stati, intervenendo a favore dei cristiani in pericolo, rispondevano ai desideri della loro opinione pubblica. L’ Italia è un Paese prevalentemente cristiano e ha l’ onore o l’ onere (a seconda dei punti di vista) di spartire la propria capitale con il vertice spirituale e istituzionale del cristianesimo latino. Mi è difficile immaginare che un ministro degli Esteri, quando le comunità cristiane di un Paese sono minacciate, possa astenersi dal prendere le loro difese e chiedere la loro protezione. Mi è sembrato che questo governo fosse in molte circostanze troppo disposto ad accettare le opinioni della Chiesa in materie che rientrano nella competenza dello Stato. Ma non credo che in questo caso potesse fare altrimenti.
Sergio Romano